Come fa una persona cieca a viversi uno spettacolo a teatro
Lo scricchiolio del parquet in rovere, la morbidezza dei tessuti e l’odore degli ottoni che si confonde a quello della pece. Vi siete mai chiesti come una persona cieca si gode una serata a teatro? Lo abbiamo scoperto ieri, grazie alla visita sensoriale che si è tenuta al Teatro Grande di Brescia.
L’appuntamento, dal titolo «Uno speciale percorso aperto a tutti svela la meravigliosa storia del Teatro Grande da nuove prospettive», si è inserito nel Festival internazionale dell’educazione, in programma fino a domani, domenica 5.
Esperienza
Ce lo saremo chiesti un po’ tutti almeno una volta, rimanendo però con tanti dubbi. A dare una risposta è stata la guida non vedente Daniela Fiordalisi che, accompagnando i visitatori al Grande, ha spiegato tre modi con cui le persone con disabilità visiva possono assistere a un’esibizione a teatro. «È semplice: il primo è attraverso gli altri sensi». La bresciana, nata ipovedente, ha perso la vista nel corso degli anni fino a vedere solo luci ed ombre.
Appassionata di arte e musica, è entrata a far parte del team del Teatro Grande grazie al progetto «OPEN. Il Grande accessibile»: un’iniziativa nata nel 2017 che dà modo alle persone cieche e sorde di godersi gli spettacoli attraverso tecnologie di supporto. La seconda modalità prevede «l’uso di app installate sul cellulare con cui modulare le frequenze dei suoni e ascoltare le audiodescrizioni».
E la terza? «Prima che inizi lo spettacolo, abbiamo la possibilità di andare nel backstage e toccare con mano tutto ciò che ci circonda: le pareti, gli abiti, i tessuti, persino i volti degli artisti – spiega –. Lo stesso per gli strumenti: sfiorando le corde di un pianoforte o di un violino, riusciamo a percepirne le vibrazioni». Per ascoltare la voce di un cantante, invece, «appoggiamo una mano sulle loro corde vocali e l’altra sul diaframma».
Bendati
Il gran finale della visita è un’esperienza tutta al buio: a turno le persone si bendano e visitano il modellino del teatro attraverso il tatto. La guida – con le mani intrecciate a quelle dei visitatori – li guida passo per passo: prima l’ingresso con il legno di rovere, lo stesso del parquet del teatro, poi il corridoio lungo e stretto per arrivare fino al palco.

Le dita ne sfiorano il pavimento per salire poi sui muri laterali. Il ruvido delle pareti lascia spazio alla morbidezza del tessuto del sipario e delle quinte. Con l’indice si prosegue infine sulle travi e sui ponti su cui si trovano delle strutture utilizzate per alzare e abbassare scenografie e luci. Ritorna la luce, la vista si fa chiara ed è come se si avesse percorso il teatro con gli occhi. Ad accompagnare Fiordalisi c’era Alessia Bignotti che ha guidato i visitatori in un percorso che ha intrecciato storia e architettura.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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