Clinica dentistica chiusa a Brescia, il caso arriva in Parlamento

Il caso Dental Hospital, la clinica dentistica che chiudendo ha lasciato a piedi decine di pazienti, arriva in Parlamento. Gian Antonio Girelli, deputato bresciano del Partito Democratico, ha presentato un’interrogazione urgente al ministro della Salute Orazio Schillaci.
«Situazione grave e inaccettabile»
La situazione, sottolinea Girelli, «è grave», e «mette a nudo le falle di un sistema sempre più orientato al profitto e sempre meno alla cura delle persone, in particolare delle fasce più deboli. È inaccettabile che pazienti vengano abbandonati senza alcuna tutela, dopo aver pagato per cure mai erogate».
Girelli propone di favorire l’adozione di una forma societaria (la Stp) che prevede l’obbligo di iscrizione all’albo, il rispetto delle regole deontologiche e il divieto di esercitare attività commerciale in senso stretto: «È necessario prevedere strumenti come le polizze assicurative obbligatorie per le strutture, in modo da tutelare i pazienti anche in caso di chiusura improvvisa delle stesse. Non possiamo più tollerare che il diritto universale alla cura venga calpestato da logiche di puro profitto», conclude il deputato.

Il presidente della Commissione
«Ulteriori azioni sono in preparazione anche a livello regionale di cui daremo conto». Lo annuncia Gianmario Fusardi, presidente della Commissione Albo odontoiatri di Brescia, che ha contribuito a redigere il testo dell’interrogazione. «Per il momento attendiamo e confidiamo in una risposta autorevole e netta da parte del ministro, che mantenga alta la soglia di attenzione sul tema e possa portare all’introduzione di elementi di garanzia come auspicato nell’interrogazione stessa – prosegue Fusardi –. I cittadini devono essere sicuri di quello che accadrà loro quando si rivolgono ad una struttura odontoiatrica perché necessitano di un dentista, in qualsiasi forma essa sia. La salute non ha colore».
Le rassicurazioni
Lo scorso quindici luglio i vertici della clinica avevano assicurato che «nessuno verrà abbandonato». L’amministratore unico non aveva negato le difficoltà (i libri contabili sono stati portati in tribunale), specificando però che l’intenzione è quella di «garantire l’assistenza in un’altra struttura. Avremmo voluto dare continuità alle cure ma purtroppo non ci è stato permesso, non dipende da noi». Senza fare chiarezza, però, su chi – e soprattutto come – avrebbe impedito la regolare prosecuzione dell’attività.
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