Centro antiviolenza «Chiare acque»: in 6 mesi 122 richieste di aiuto

Non sono numeri da leggere, ma storie da ascoltare. E la voce, quest’anno, è più forte: 219 donne accolte nel 2024 dal Centro antiviolenza Chiare acque, il 33% in più rispetto al 2020. Nei primi sei mesi del 2025 sono già 122, e le nuove richieste sono 87. Crescono i casi, si abbassa l’età, aumentano i bisogni. Ma cresce anche la rete che prova ogni giorno a tessere risposte.
Numeri
«Tessere legami» è il nome scelto non a caso per la rete interistituzionale antiviolenza attiva in 76 Comuni della zona Garda, Valle Sabbia, Bassa Bresciana centrale e orientale, coordinata dal Comune di Desenzano. Una rete che non fa annunci, ma scava nel quotidiano con il lavoro di sportelli, operatrici, comuni, forze dell’ordine e servizi. E che alla ricorrenza del 25 novembre è arrivata con un bilancio di attività e una sfida chiara: trasformare l’alleanza tra enti in un sistema sempre più efficace.
Nel 2024, il centro di riferimento Chiare acque - con sede a Salò e sportelli a Carpenedolo, Ghedi e Sabbio Chiese - ha registrato una fotografia nitida e allarmante: il 70% delle donne accolte è italiana; nel 44,7% dei casi la violenza va avanti da più di cinque anni; l’85% dei maltrattanti è partner o ex. Ma soprattutto: oltre il 65% delle donne ha figli minorenni e nel 55,8% dei casi i bambini assistono agli episodi di violenza. Il 13% delle donne ha avuto bisogno di una struttura protetta in emergenza.
I dati non descrivono solo una media aritmetica del dolore. Dicono quanto la violenza si incunei nella quotidianità e quanto sia cruciale riconoscerla. Le forme rilevate nel 2024 vanno dalla violenza fisica a quella psicologica, economica, sessuale, fino a minacce e stalking. In quasi il 90% dei casi, le donne subiscono più di una forma di violenza contemporaneamente. Per questo la Rete non lavora in solitudine, ma dentro un modello integrato, che coinvolge i servizi sociali e sanitari e si apre a progetti su autonomia abitativa, inclusione lavorativa e conciliazione dei tempi. Con un’idea di protezione che non si limita all’emergenza, ma punta a restituire futuro.
Progetti
Il biennio 2024/2025 ha segnato anche l’avvio di un percorso di monitoraggio coordinato con il Centro studi sociali, per affinare la lettura dei bisogni e costruire risposte sempre più mirate. Sono stati organizzati momenti di formazione destinati a chi lavora ogni giorno al fianco delle donne, e su questo patrimonio di competenze si fonda l’obiettivo 2026: creare quattro nuove Reti operative territoriali, una per ciascuna zona, per potenziare il presidio, rendere più accessibili i percorsi e valorizzare le risorse locali.
L’obiettivo non è inseguire l’emergenza, ma prevenire, coordinare, proteggere e ascoltare. In una parola, esserci. Perché, come ricordano dalla Rete, la violenza non è un destino scritto. È una realtà che si può cambiare.
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