A Canton Mombello tasso di sovraffollamento del 218%

La Redazione Web
A evidenziarlo sono Magistratura democratica, Associazione Antigone e Unione delle Camere penali italiane, che definiscono «intollerabile» la situazione del nostro sistema penitenziario
Canton Mombello (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
Canton Mombello (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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Magistratura democratica, Associazione Antigone e Unione delle Camere penali italiane chiedono «in tempi brevi un incontro col ministro della Giustizia Nordio, al fine di rappresentare al più alto livello di responsabilità in materia la situazione ormai intollerabile del nostro sistema penitenziario».

Lo fanno con un comunicato congiunto nel quale si sottolinea l'esigenza di «preservare la vita» dei detenuti: «Dal primo gennaio di quest'anno sono già 19 i suicidi in carcere e 24 le persone le persone decedute in stato di detenzione. Questi suicidi, maggiori di oltre 10 volte rispetto al tasso medio di quelli nella società dei "liberi", nascono spesso da uno stato di disperazione indotto dalle miserevoli condizioni di vita cui sono soggetti».

In un altro passaggio si fa riferimento al tema dell'eccessivo affollamento delle carceri: la maglia nera va a Canton Mombello, che fa registrare un tasso di sovraffollamento del 218,1%. Seguono Grosseto (200%), Lodi (200%), Foggia (189%), Taranto (182,2%) e Brindisi (181,51%): «Sono 60.637, ad oggi, le persone ristrette in carcere a fronte di 51.347 posti ufficiali, dei quali però alcune migliaia sono indisponibili».

Situazione drammatica

«Si viene ammassati in luoghi angusti e fatiscenti e siamo giunti oramai oltre i confini della civiltà - aggiungono Md, Antigone ed Ucpi nella nota -. Non è lontano il giorno in cui il sovraffollamento delle nostre carceri raggiungerà i livelli che portarono la Corte Europea alla condanna dell'Italia nel caso Torreggiani. Una nuova condanna, che con questo trend riteniamo inevitabile, costituirebbe un'onta per il Paese e metterebbe in pericolo istituti di cooperazione penale internazionale, quali estradizioni e mandati di arresto europei».

Di fronte a questo stato dell’arte, concludono le associazioni, «assistiamo ad una politica penale che, anziché ridurre le ipotesi di carcerazione, viene piegata a logiche populiste e securitarie, introducendo nuovi reati ed aumentando le pene per quelli esistenti: in questa gravissima situazione non possiamo restare inerti. Le nostre associazioni fedeli ai principi di civiltà giuridica di cui agli artt. 2, 3, 24 e 27 della Costituzione, intendono collaborare, nella loro riaffermata autonomia e libertà di iniziativa, affinché non scenda un colpevole silenzio su di una situazione tanto drammatica quale quella delle carceri e dei detenuti».

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