Bione, il grazie della famiglia di Luca: «Ci avete abbracciati»

Lettere, sciarpe, bandiere, messaggi e silenzi: ogni gesto arrivato in questi giorni ha portato conforto nel momento più buio
Luca Tanfoglio con la maglia della sua squadra di calcio - © www.giornaledibrescia.it
Luca Tanfoglio con la maglia della sua squadra di calcio - © www.giornaledibrescia.it
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Dalla finestra davanti al lavandino della cucina, Marica vede ogni giorno la curva dove la vita di suo figlio primogenito si è fermata. «Non posso neppure abbassare la tenda veneziana – dice – è rotta».

Giorno e notte lo sguardo si posa laggiù, su quel pezzo di strada che scende verso San Faustino – la frazione bassa di Bione – dove lettere, lumini, bandiere del Brescia e sciarpe del tifo allestiscono un altare spontaneo. Un segno d’amore, più che di dolore.

L’incidente

Luca Tanfoglio aveva sedici anni. Amava la vita, le moto e la curva del Brescia. Quel che resta di lui, da ieri pomeriggio è sepolto nel cimitero di Bione. Una cerimonia partecipata e sofferta. Con la memoria ferma a 10 giorni fa, il sabato della tragedia: Luca si era trattenuto a Brescia dopo la scuola per andare con gli amici al Rigamonti, per la partita dell’Union Brescia. Rientrato a casa, il tempo di lasciare lo zaino con i libri ed era ripartito, per raggiungere un’altra compagnia di amici e guardare con loro un’altra partita, stavolta in Valsabbia. Poche decine di metri in sella alla sua moto e – secondo una prima ricostruzione dell’accaduto – nel vedere un furgone che sopraggiungeva in senso opposto avrebbe frenato e perso il controllo. L’impatto è stato inevitabile e violentissimo. I soccorsi sono stati immediati ma inutili.

Il dolore del paese

In centinaia per l'ultimo saluto a Luca Tanfoglio
In centinaia per l'ultimo saluto a Luca Tanfoglio

La notizia ha attraversato Bione e i paesi vicini in poche ore. In tanti sono accorsi sul luogo della tragedia, come a voler proteggere la famiglia da un dolore che non trova parole.

«In mezzo a tutto questo buio – dice la mamma – ci siamo sentiti abbracciati da tanta gente. Da chi conoscevamo e da chi non avevamo mai visto. Come farò a ringraziarli tutti? Potete farlo voi a nome mio, di mio marito e di mio figlio Nicolò?».

La parrocchiale dell’Assunta non era bastata a contenere il dolore del paese durante i funerali. Centinaia di giovani hanno salutato l’amico con palloncini bianchi e lacrime.

«Luca vorrebbe che continuassimo la nostra vita ricordandolo da vivo, per le cose belle che ha fatto», ha detto don Nicola durante l’omelia. E di lui, del suo sorriso, della sua voglia di vivere, i compagni di scuola e gli amici hanno lasciato testimonianza scritta, racchiusa nel diario raccolto all’Itis Castelli e anche nelle lettere inviate in ordine sparso alla famiglia, che mamma Marica tiene in una cartelletta rosa trasparente: «Non ho ancora avuto la forza di leggerli», sussurra. E aggiunge: «Ne ho sfogliato qualcuno, ma poi...».

Affetto infinito

Troppo strazio di fronte a quelle frasi di affetto verso chi non c’è più: «Brilla anche da lassù» scrive un amico che lo chiama «fratello mio».

Anche la cameretta di Luca parla di lui, di prima e dopo lo schianto: le foto di lui sorridente con il nonno, il fratello, gli amici. E poi lo striscione «Tanfo con noi, per sempre», disteso come un copriletto. La sciarpa dell’Union Brescia e la maglia con il numero 3 a suo nome: «Sono sicura che anche lui ha gradito questo dono».

Sul comodino una provetta graduata con i nomi dei compagni di classe. E il messaggio: «Adesso insegnerà chimica agli angeli». Scritti e anche fotografie, come il fresco tatuaggio con le ali d’angelo e la scritta «Tanfo» che un amico ha voluto farsi fare sulla gamba, per averlo con sé «per sempre». Luca il figlio, il fratello, il nipote, l’amico. Avrebbe compiuto i 17 anni la prossima settimana.

Gratitudine

Dopo la sepoltura, la famiglia Tanfoglio sente il bisogno di dire grazie a chi ha condiviso il dolore con una parola o un gesto. «Andiamo avanti, dobbiamo andare avanti» dice papà Ivan cercando forza nelle parole mormorate a denti stretti. È faticoso, ma sa bene che Luca avrebbe voluto così.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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