Beppe Maffioli: «Per il prossimo anno vorrei tornare ai piatti classici»

Molto bene la seconda «school edition», ma l’anno prossimo puntiamo sui piatti della tradizione. Non a caso Beppe Maffioli è il decano di Chef per una notte: dalla sua toque blanche ogni anno estrae nuove idee per questo progetto, che ha fatto nascere e crescere come un’appendice della sua carriera.

Soddisfazione

«È stato bello vedere ancora lavorare tutti i ragazzi insieme – racconta il patron del ristorante Carlo Magno di Collebeato, che come sempre ha ospitato la serata finale – e con una certa disinvoltura direi! Non c’è stata troppa tensione, forse perché non era una competizione. Anzi, hanno dimostrato anche una buona praticità, nonostante siano così giovani».

«È stato bello anche vederli parlare tra di loro e confrontarsi sulle tecniche – prosegue Maffioli –, così come hanno fatto i loro docenti che, pur provenendo da istituti diversi, spesso hanno problematiche simili e allo stesso modo cercano di mettere i ragazzi nelle condizioni migliori per studiare e apprendere. E questo è il desiderio che avevo per la «school edition», perché questi ragazzi sono il nostro futuro».

Novità

La seconda edizione ha portato tante novità. E tanti volti nuovi. «Le new entry in giuria hanno davvero gratificato tutto l’impegno che abbiamo investito nel progetto – commenta Maffioli –. I colleghi hanno capito l’importanza dell’evento, e noi li abbiamo in qualche modo “sfruttati” per la loro giovane età, come nel caso di Andrea Leali e Arianna Gatti, che è pure donna. La loro storia è sicuramente un messaggio più immediato per gli studenti di quello che possiamo trasmettere noi più anziani. C’è stata comunque una bellissima armonia al tavolo della giuria».

Guardando al futuro

Nell’esprimere i loro commenti, gli chef sono stati allineati. «Ricette interessanti – assicura Maffioli –, ma sarebbe altrettanto interessante, nella prossima edizione, far preparare dagli studenti dei piatti della tradizione, per mettere in evidenza tecniche di cottura e abbinamenti che nelle scuole alberghiere e nel mondo della ristorazione non devono essere dati per scontati». La terza «school edition» sarà quindi all’insegna dei grandi classici? «Magari anche rivisitati –   suggerisce lo chef –, ma che tengano conto dei criteri corretti di bilanciamento e che non necessariamente cerchino l’estremismo».

Lo chef con il presidente dell’Editoriale Camadini e il direttore Vallini

Quella di Maffioli, del resto, non è di certo una cucina estrema. E però sempre capace di reinventarsi, anche dopo 31 anni, e di dare grandi soddisfazioni. «Quest’anno ho installato un barbecue all’esterno – racconta lo chef – per gli show cooking e gli aperitivi. Una nuova realtà dove mettermi in discussione tutti i giorni, a pranzo e a cena, in estate e in inverno».

Ne saranno certamente entusiasti i fedelissimi clienti del Carlo Magno, che non mancano mai di confermare la propria preferenza. «Il lavoro non ci manca – assicura Maffioli –. È invece sempre più difficile completare le brigate di lavoro con ragazzi validi e curiosi. Questo è un momento complicato per la ristorazione, sicuramente di grande cambiamento».