Il San Paolo dipinto dal bresciano Moretto ricreato come murale in Brasile

L'originale si trova nel santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso a Milano e racconta la conversione sulla via di Damasco
L’opera del Moretto su un palazzo a San Paolo in Brasile - © www.giornaledibrescia.it
L’opera del Moretto su un palazzo a San Paolo in Brasile - © www.giornaledibrescia.it
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Tutti sappiamo chi era Saulo: una brutta persona che, mentre andava da Gerusalemme in Siria per far del male a gente che nemmeno conosceva, era stato letteralmente folgorato e infine aveva capito che la sua esistenza fin lì era stata un colossale fallimento e aveva deciso di smetterla di perseguitare Gesù, il quale durante l’evento gli aveva chiesto espressamente di piantarla.

L’episodio è noto come conversione sulla via di Damasco ed è passato a significare come anche il peggiore tra gli individui, avuta l’illuminazione, possa mutare vita e nome e diventare persino santo. Siamo di fronte al cambiamento per antonomasia, quella cosa che ti strappa di dosso con violenza tutte le tue convinzioni e ti cambia nel profondo. Ciò è confortante, poiché ci ricorda che nessuno di noi è abbastanza Buono e Giusto da poter sorridere di un simile evento.

Saulo perde la vista per qualche giorno e poi impara a osservare ciò che prima gli sfuggiva. Si crede un prode cavaliere e viene miseramente disarcionato. Ed è proprio attraverso la debolezza del cadere che comprende in cosa consista la vera forza. Tale episodio esemplare di riscoperta del sé e dell'umiltà è stato rappresentato (nel 1540) dal Moretto nel santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, a Milano.

L’opera

Gran parte dello spazio pittorico è occupato non dall’umano, bensì dall’equide. Bianco, coperto da un drappo nero che pare un mantello da supereroe, guarda il suo padrone con soddisfazione. Sembra si chieda se finalmente quel disgraziato ha capito che deve indirizzare la sua vita verso mete migliori. Saulo è a terra, in un angolo, confuso e, pur muscoloso com’è, pare acciaccato, oltre che accecato. Tra poco si rialzerà ma ha già iniziato a elaborare il concetto che da quel momento sarà una persona diversa.

Sullo sfondo un accenno di paesaggio pianeggiante e in alto una giornata incantata, con una sola nuvola scura, ma senza nessun temporale in arrivo. Il cielo sereno non rappresenta per il giovane il presagio di un futuro senza problemi; piuttosto si tratta di un’indicazione: è andando esattamente verso quella luce chiara, con tutto ciò che ne conseguirà, che Saulo diventerà Paolo.

Resta, osservando il dipinto, l’impressione costante che il grande protagonista sia il fiero enorme cavallo, come se il primo a percepire il divino sia stato lui e non colui che lo cavalcava. Oggi l’opera, ricreata come murale dall’artista varesino Andrea Ravo Mattoni, si può ammirare anche a san Paolo del Brasile (città gemellata con Milano), dove occupa l’intera parete di un palazzo di tredici piani. Ingrandita, emigrata oltreoceano, è una conversione convertita essa stessa in qualcosa di nuovo. Viva e ben visibile nella città che porta il nome di un santo che un giorno lontano, dall’altra parte del mondo, fu illuminato dalla luce divina e dalla saggezza del suo destriero.

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