Il sentiero di Sant’Onofrio: in salita verso la felicità

Quanti sono i giorni da affrontare in salita? Tanti. Nel lavoro, nello studio, in famiglia, nel tentativo d’integrarsi
nella società. In tutto, insomma.Ebbene, a
Bovezzo c’è un sentiero, ovviamente in salita, che porta in cima al Monte Spina, dove sorge il Santuario di Sant’Onofrio.La sorpresa oltre la finestra
Un edificio semplice, a capanna, che chissà a che tempo appartiene ma della cui esistenza si ha notizia certa solo a partire dal 1505. Trovandosi in posizione isolata non è consueto trovarlo aperto, ma c’è una finestrella da cui spiare l’interno, una vera sorpresa. È infatti decorato con un ciclo di affreschi (1512-1515) così dissonanti rispetto all’essenzialità dell’esterno, talmente raffinati che per molto tempo furono attribuiti al Romanino, mentre una Madonna con Bambino si credeva fosse di Vincenzo Foppa.
Si tratta con ogni probabilità dell’opera di mani diverse. Chiunque siano gli autori, vale la pena di spiare attraverso quell’apertura il racconto (rinascimentale) della vita di un eremita egiziano che ha trovato casa e diritto di cittadinanza anche in Val Trompia, dove è venerato come colui che nell’Ottocento pose fine a una carestia. Perché anche qui ci furono tempi in cui gli abitanti del posto se la passavano così male che venne loro in mente di elevare a una supplica a un santo nordafricano, che li ascoltò.
Sant’Onofrio
Ma chi era Sant’Onofrio? Un santo del IV secolo, un anacoreta che, pur essendo un principe, abbandonò tutto e fino alla morte visse in povertà e in isolamento (non una valle bresciana, bensì nel deserto egiziano). La sua ricorrenza è il 12 giugno, che, forse non a caso, corrisponde alla giornata mondiale contro il lavoro minorile.
Onofrio è il protettore di chi cerca oggetti smarriti, di lavoratori e studenti in difficoltà (i quali nel primo caso fanno ogni sforzo per non perdere l’attività che svolgono e nel secondo sono alla ricerca della voglia di aprire i libri). In fondo questo santo è il patrono dei cercatori (e, per estensione, anche di chi prova a strappare i bambini dallo sfruttamento e a riportarli dove devono stare, cioè a scuola).
Il significato
Il suo nome significa «colui che è sempre felice». E sì, davanti a tale panorama immenso non si può non esserlo, lontani come si è dalla città che si stende a piedi di quest’altura alta circa mille metri, anzi 972. Un eremo, appunto, dove è necessario andare per sentirsi di nuovo felici, per onorare il figlio di un re che scelse di non avere nulla, che alla folla preferì la solitudine e ai discorsi urlati la preghiera silenziosa. Un cercatore di giustizia sociale e di felicità, meno estraneo a noi e ai nostri desideri di quanto immaginiamo.
Dall’alto di questo romitorio la sua vicinanza alle nostre semplici ma profonde aspirazioni si percepisce con chiarezza. Lavoro, studio, uguaglianza: questo cerchiamo. Vale la pena sforzarsi di salire più in alto per ricordarlo meglio.
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