Verdi contro Verdi, duello in casa tra alleanze e rivolte: Brescia è un caso nazionale
La loro vocazione ce l’hanno scritta nel nome: Verdi, una parola e un simbolo decisamente dichiarativi. E ora che sulla carta è arrivato il loro «turno» (il momento storico per eccellenza in cui, dopo anni di battaglie, la coscienza ecologista e ambientalista è entrata a fare parte anche del «dna» dei bresciani), si dividono. Cosa è successo? È una sceneggiatura che ha quasi dell’incredibile, a partire dallo storytelling che scandisce temporalmente la successione degli eventi, quella che ha acceso i riflettori sulla federazione territoriale di Europa Verde, tanto da trasformare Brescia in un caso nazionale.
La trama - legata indissolubilmente alle elezioni Comunali del 14 e 15 maggio - è fitta, ma tutta concentrata densamente nelle ultime tre settimane: ci sono un ex candidato sindaco, due commissari, la base dei «ribelli» sul piede di guerra, un ricorso urgente sul tavolo della magistratura e - parallelamente - un’alleanza benedetta da Roma ma non dagli iscritti alla federazione. L’intreccio è da teleromanzo: Verdi contro Verdi. La base bresciana grida allo scandalo e punta il dito contro «i diktat romani calati dall’alto senza rispetto e in violazione allo statuto», mentre Roma parla di «indirizzi politici che vanno rispettati». Quel che è certo è che l’epilogo di questo «brutto pasticciaccio» (certificato almeno sul fronte della comunicazione) è ancora lontano.
La vicenda
Venerdì 3 marzo, dopo un iter consultivo iniziato un anno prima, la federazione bresciana annuncia pubblicamente ciò che era già stato ventilato nei mesi precedenti sulla scia della votazione degli iscritti: «Corriamo da soli». Il volto è quello di Salvatore Fierro, portavoce provinciale: «Ora tutti si dicono ambientalisti, ma si tratta solo di greenwashing strumentale» dice, ripercorrendo le sollecitazioni cadute nel vuoto «in questi anni in cui al governo c’era la stessa squadra di centrosinistra che si candida ora per Loggia 2023».
Giovedì 16 marzo, tredici giorni dopo l’ufficializzazione della corsa in solitaria, la direzione nazionale alza il cartellino rosso. Fierro viene commissariato e a prendere le redini sono il deputato Devis Dori e la consigliera milanese Francesca Cucchiara. Le ragioni sono impresse nel verbale (non firmato): «Preso atto della necessità di affrontareal meglio le elezioni amministrative di Brescia dove, tra l’altro, sarà presente alla competizione elettorale una lista ecologista direttamente concorrente a Europa Verde», la direzione nazionale conferisce a Dori e Cucchiara l’incarico «di verificare le condizioni politiche di una lista verde, aperta, civica e solidale per le prossime elezioni» (alias: un accordo con la lista Brescia Attiva, che vede tra i frontman Giovanni Mori), considerando che nelle ultime due tornate «i Verdi hanno sostenuto il candidato sindaco del centrosinistra».
Il duello interno
Qui inizia la battaglia. Fierro - forte del sostegno degli iscritti - invoca lo statuto e chiede la revoca del provvedimento entro 5 giorni, perché la marcia di avvicinamento per le Amministrative corre veloce e il tempo stringe. Nessun risultato: resta il niet di Roma che, anzi, avvia un dialogo con la lista Brescia Attiva, anch’essa di stampo ecologista, nel campo del centrosinistra. La base dei ribelli, appoggiata dalla co-portavoce nazionale Eleonora Evi e dalla portavoce milanese Mariolina De Luca, batte il chiodo sull’autonomia territoriale, richiamando quanto detto da Bonelli in occasione della visita bresciana durante la campagna elettorale per le Regionali.
Cosa ha detto il 30 gennaio il segretario nazionale? Ha sì parlato esplicitamente di «piena autonomia di Fierro», ma anche di «ricerca di ampie convergenze» per non favorire il centrodestra, promettendo di tornare a Brescia presto (un viaggio per ora non consumato). A mantenere la barra ferma sulla posizione dei «ribelli» è anche l’on.Evi, l’unica a Roma ad aver votato contro il commissariamento per Brescia.
L’ex eurodeputata spiega: «Prima di avviare interlocuzioni con altri soggetti e partiti, sarebbe stato necessario incontrare gli iscritti di Brescia, cosa che non è invece avvenuta. Anziché avviare un dialogo e una dialettica col territorio, rilevo che si sia scelto di agire d’imperio: la ritengo una triste vicenda, lontana dalle prassi democratiche». Evi - che è poi venuta a Brescia per portare la sua solidarietà al gruppo di casa, aggiunge: «Fierro era pienamente legittimato nella sua azione di portavoce e questo non solo secondo me, ma anche secondo il livello regionale».
Dori però tiene a sua volta il punto: «I territori possono decidere, ma sempre nell’alveo di un indirizzo politico e a darlo è la direzione nazionale: del resto le federazioni locali rappresentano il partito sui territori». Perché, allora, non mantenere l’Alleanza Verdi-Sinistra con il simbolo usato tanto alle Politiche quanto alle Regionali? «L’obiettivo - dichiara il commissario - è non instaurare una competizione sugli stessi valori e la stessa impronta ecologista all’interno della medesima coalizione di centrosinistra».
La posizione di Fierro e della base locale rimane radicata e granitica: «La vera battaglia politica inizierà adesso, non lasciamo casa nostra, la combatteremo all’interno del partito stesso perché è da sempre anche il nostro partito». Tanto che al faccia a faccia virtuale andato in scena domenica 26 marzo, gli iscritti hanno preteso che la loro posizione venisse allegata al verbale della riunione affinché le ragioni della federazione di Brescia fossero chiare e ufficiali. «La scelta è nata per esprimere il dissenso verso le scelte del centrosinistra degli ultimi dieci anni. Riteniamo il commissariamento un atto intimidatorio, illogico, che danneggia la credibilità del partito a cui apparteniamo e che lede l’autonomia politica delle strutture locali», si legge, perché «il tema della scelta di correre da soli alle Comunali è al centro del dibattito della struttura provinciale bresciana da oltre due anni».
Le ragioni del «no» all'alleanza
Un esempio delle politiche sulle quali i Verdi bocciano il centrosinistra? Ne elencano più di una: «Si è lasciato marcire il tema della bonifica della Caffaro. Deludente è stata la performance del traspporto pubblico urbano, nonostante la presenza di una costosissima linea metropolitana che il permanere di un parcheggio da 500 posti auto a rotazione sotto la piazza principale della città ha vanificato. Si è assistito allo spopolamento dei negozi di vicinato a causa della politica che ha autorizzato il centro commereciale Freccia Rossa in città. La cattiva gestione di A2A tesa solo a massimizzare i profitti, a prescindere da una politica di investimenti tecnologici tesi a ridurre l’impatto ambientale come l’erogazione di energia, la raccolta rifiuti con cassonetti in strada, l’incenerimento dei rifiuti provenienti da mezza Italia e le tariffe del teleriscaldamento superiori a quelle del metano».
Il documento ribadisce che l’assemblea provinciale non solo si è riunita, ma «fu svolta regolarmente l’assemblea elettiva», tanto che la struttura bresciana ha gestito le liste per le Politiche e per le Regionali. A votare il testo sono stati i 26 iscritti presenti (23 favorevoli, tre contrari).
Il ricorso urgente
Si arriva così ad oggi, quando la vicenda finisce sul tavolo della magistratura. La direzione nazionale ha sancito l’asse con Brescia Attiva e ha iniziato la ricerca dei candidati da inserire in lista (si parla di due, tre nomi al massimo) e gli avvocati di Fierro e dei suoi hanno depositato un ricorso urgente. «Visto che si sono verificate le condizioni politiche per una lista aperta civica, verde e solidale» la direzione nazionale martedì ha deciso «di dare mandato ai commissari di compiere gli atti necessari per la partecipazione di Europa Verde alle elezioni con la lista Brescia Attiva» recita la nota di Devis Dori e Francesca Cucchiara. La collaborazione tra le due realtà sarà suggellata da un simbolo che riporterà entrambi i loghi, a sostegno di Laura Castelletti e «in seguito alla disponibilità deliberata da Brescia Attiva».
L’intesa, a questo punto, è ufficiale. «Il nostro impegno - prosegue il documento - sarà profuso a far emergere una nuova classe politica. Da subito saremo pertanto al lavoro per consentire a Brescia Attiva di eleggere rappresentanti in Consiglio comunale ed esponenti giovani e preparati nell’Amministrazione comunale». Una decisione, questa, che continua a non essere condivisa dalla fronda dei «ribelli», la corrente che sta dalla parte del portavoce commissariato della federazione di Brescia, Salvatore Fierro.
«Dalla nota dei commissari - scrivono Fierro e iscritti - emerge che si preferisce essere subalterni e diluire i Verdi nella neonata lista civica Brescia Attiva anziché seguire la volontà della stragrande maggioranza degli iscritti al partito. Subalternità già sperimentata con l’alleanza Verdi-Sinistra Italiana. Gli iscritti il 26 marzo hanno ribadito ai commissari la volontà di correre da soli al primo turno e reso noto che gli ispiratori di Brescia Attiva, definita lista ambientalista, sono transfughi del partito dei Verdi». Di qui, la decisione: «La direzione nazionale insiste nel mantenere commissariata la nostra struttura senza motivazione. Per questo i nostri avvocati hanno depositato un ricorso d’urgenza presso la magistratura ordinaria affinché sia revocato il commissariamento, le cui motivazioni sono in contrasto con lo statuto e ledono l’autonomia decisionale del partito a livello territoriale».
Le dichiarazioni di solidarietà
Ad esprimere solidarietà a Fierro è anche la coalizione capitanata da Alessandro Lucà e formata da Movimento 5 stelle, Unione popolare e Partito comunista italiano. «L’assemblea cittadina di Unione Popolare di Brescia, riunitasi in data 30 marzo, ha deciso di esprimere la propria solidarietà al gruppo locale di Europa Verde e al suo candidato sindaco a seguito della decisione maturata nei vertici nazionali del partito di sospendere la democrazia impedendo a Brescia la presentazione del simbolo e della lista delle candidate e dei candidati per correre in piena autonomia alle elezioni comunali nella città più inquinata d’Italia. Pur essendo Up una forza politica concorrente ad Europa Verde in queste elezioni comunali, ma di cui condividiamo l’impegno comune in difesa dell’ambiente, non possiamo che biasimare la scelta incomprensibile del gruppo dirigente nazionale del partito di imporre, a nostro avviso fuori luogo, un’alleanza con una candidata sindaca e la sua coalizione che nulla o quasi hanno fatto in qualità di maggioranza che ha governato il Comune, per tutelare l’ambiente e la salute della popolazione locale! Alla lista di Europa Verde e al candidato Fierro la nostra più sincera solidarietà».
E ora? Gli occhi sono tutti puntati sull’esito del ricorso. Ma è chiaro che il verdetto non sancirà la fine, bensì l’inizio, della battaglia interna.
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