Vaccino Covid, in arrivo a Brescia 200 tra medici e infermieri

Con due bandi si cercano nuovi operatori sanitari e si seleziona la società di somministrazione
Medici in ospedale - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Un anno e mezzo di tempo per vaccinare gratuitamente almeno 720mila persone, pari a circa il 60% della popolazione bresciana, per raggiungere un livello sufficiente di immunizzazione tale che protegga dal Sars-Cov-2 anche chi non è vaccinato. Una bella scommessa, e non solo organizzativa, perché vaccinarsi non è obbligatorio e servirà una contestuale campagna informativa per rassicurare sulla validità di un prodotto che è arrivato all’approvazione delle autorità regolatorie in meno di un anno quando normalmente il lungo percorso della ricerca può durare anche dieci anni.

La macchina si è messa in moto e già si sta entrando nel dettagli. A breve il Governo pubblicherà una manifestazione di interesse per reclutare il personale necessario per garantire una delle più massicce campagne vaccinali che si siano mai registrate nel nostro Paese.

Due i bandi: uno per medici ed infermieri ed uno per selezionare delle società di somministrazione. Tra città e provincia serviranno oltre duecento professionalità, da impiegare nelle varie fasi della somministrazione, da aggiungere ai professionisti che ogni Azienda sociosanitaria territoriale, cui si aggiungono due ospedali privati della città, saranno in grado di mettere in campo. E lo devono fare in fretta se - come ha anticipato il commissario straordinario Domenico Arcuri - non è escluso che una prima partita di dosi possa essere consegnata al nostro Paese già a fine anno.

«Saranno coinvolti tutti i presidi delle quattro Asst bresciane e con molta probabilità anche Poliambulanza e Città di Brescia» dichiara Marco Trivelli, direttore generale Welfare di Regione Lombardia. La gestione della macchina organizzativa, tuttavia, è centralizzata con l’attuazione del Piano Vaccini Covid-19 affidata al commissario straordinario Arcuri che si avvale di referenti regionali e molti coordinatori locali che sono coinvolti fin dalle fasi iniziali del progetto. Dunque, conto alla rovescia per un evento sul quale molte sono le aspettative ed altrettante le perplessità, soprattutto nella categoria dei medici. «Per fare un vaccino voglio che sia approvato e voglio vedere i dati scientifici della sperimentazione» afferma un luminare.

Al più tardi entro il 29 dicembre l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) darà il suo parere per l’immissione in commercio del vaccino sviluppato da BioNtech-Pfizer, mentre per quello di Moderna la data prevista è il prossimo 12 gennaio. È la stessa Ema a sottolineare che, «in ambedue i casi si tratta di una procedura "condizionata" che consente il via libera ai medicinali che rispondono a un’esigenza medica insoddisfatta, come nel caso della pandemia Covid, anche sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. Ma i dati devono dimostrare che i benefici del medicinale o del vaccino superano i rischi».

Proprio ieri la Fda (agenzia regolatoria statunitense) si è riunita per discutere l’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino, definendolo «efficace e sicuro». Quello della Pfizer, che deve essere conservato a meno 80°, viene consegnato direttamente dalla sede belga della casa farmaceutica ai punti di somministrazione della nostra provincia che saranno, lo ripetiamo, di sicuro i presidi delle Asst (Desenzano, Gavardo, Manerbio, Civile, Montichiari, Gardone Val Trompia, Esine, Edolo, Chiari e forse Iseo) oltre a Poliambulanza e Città di Brescia.

Quello di Moderna e in futuro di altre aziende, cui basta la temperatura di un normale frigorifero, verrà stoccato in una unica sede nazionale e consegnato ogni quindici giorni ai punti di stoccaggio locali (farmacie ospedaliere) in base alla richiesta.

La prima categoria cui verrà proposta l’immunizzazione è quella degli operatori sanitari e sociosanitari, sia coloro che lavorano nel pubblico sia quelli del privato accreditato. Si continuerà con i residenti e il personale delle Rsa che verranno vaccinati da équipe mobili che si recheranno direttamente nelle residenze. Poi, le persone anziane, iniziando con quelle che hanno più di ottant’anni. Con l’aumento delle dosi di vaccino, si proseguirà anche con persone tra i 60 e gli ottant’anni, poi altre categorie di popolazione appartenenti ai servizi essenziali quali insegnanti, personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e dei luoghi di comunità.

Cosa deve fare chi vuole vaccinarsi? Ancora non sono disponibili i dettagli delle sedi fisiche, ma il ministero ha reso noto che è necessario prenotarsi attraverso una App oppure un numero verde nazionale. La prenotazione è effettuata contemporaneamente per le due date (prima somministrazione e richiamo tra il 19esimo e il 23esimo giorno).

Le ipotesi di base per il dimensionamento del personale sanitario, illustrate dal commissario Arcuri in conferenza Stato-Regioni, fanno riferimento ad équipe composte da un medico e quattro infermieri, oltre ad un amministrativo e a due operatori sociosanitari. In ogni punto di somministrazione possono esserci anche più squadre. In un’ora sono sei le persone che possono essere vaccinate da ogni équipe; tre quelle a domicilio. Questo per la prima fase della durata ipotizzata di tre mesi. Seguirà quella di «generalizzazione» quando il vaccino verrà proposto ad un’ampia platea di persone, il personale addetto alle somministrazioni potrà essere incrementato con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, farmacie, medici competenti e personale sanitario delle Forze dell’Ordine.

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