Un anno di pandemia: S come solidarietà, stadio e streaming tv

La voglia di fare del bene e tendere la mano. La mancanza dello sport condiviso e la crescita delle piattaforme digitali d'intrattenimento
Alcuni volontari di AiutiAMObrescia pronti a consegnare gli aiuti - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alcuni volontari di AiutiAMObrescia pronti a consegnare gli aiuti - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Solidarietà

Manifestata in tanti modi diversi. Ognuno, durante la pandemia, ha dato quello poteva: professionalità, tempo, denaro, cibo, fatica, affetto, passione. Il virus ha fatto sentire tutti parte di uno stesso destino e di una stessa comunità. Paura e coraggio, preoccupazione e senso del dovere hanno abitato nello stesso modo l’animo di ciascuno. La solidarietà è scattata in modo naturale, organizzata o spontanea, nei paesi della provincia come in città.

Accanto ai nuclei sperimentati della protezione civile sono nate forme autonome di soccorso. Pensiamo soltanto ai volontari che hanno portato a domicilio cibo e medicine alle persone in quarantena. A Brescia sono sorti gruppi quartiere e persino di condominio. E come non citare la raccolta AiutiAMObrescia veicolata dal nostro giornale che ha raggiunto i 17 milioni di euro, le migliaia di soccorritori delle ambulanze, le centinaia di persone che hanno preparato e distribuito pacchi alimentari alle famiglie bisognose.

È stato un fiorire di iniziative per rendersi utili agli altri, ma anche a se stessi nella convinzione di combattere una buona battaglia contro il virus e l’impotenza. Un patrimonio di sentimenti e sforzi collettivi che non dovremmo disperdere. Perché la pandemia non è finita e perché l’aiuto reciproco è la base di ogni comunità.
Enrico Mirani

Stadio

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S di stadio. L'emozione non ha più la voce dei tifosi. Ed è diventata questa un'altra delle tristi costanti alle quali ci si siamo abituati, ma in fondo senza abituarci mai per davvero. Perché uno stadio vuoto è come un brivido caldo: un ossimoro. Ed è semplicemente un non luogo nel quale si giocano delle non partite. Nove marzo 2020: l'Italia entrava in lockdown, il Brescia giocava a porte chiuse a Reggio Emilia in quella che sarebbe stata l'ultima partita di campionato per molto tempo. Non lo sapevamo mentre arrivavamo nei pressi dello stadio senza incontrare un auto, un suono: la prima volta di tutto. Lo smarrimento e anche l'imbarazzo nel ritrovarsi a parlare di moduli, gestioni tattiche e mettere voti in pagella con i tentativi di cambiare linguaggio e narrazione, quasi sentendoci in dovere di scusarci per essere lí a fare il nostro lavoro. Percependo una responsabilità nuova e sconosciuta mentre la testa, quella sì, era piena di voci che urlavano solo angoscia e la sensazione di essere terribilmente fuori posto.
Erica Bariselli

Streaming tv

La pandemia ci obbliga davanti il piccolo schermo di casa e provoca l’espansione della galassia streaming. Come ricordato da Francesco Fredi nella sua rubrica Dentro la tv dell’8 febbraio 2021, Netflix - ormai lanciata nell’empireo dei Golden Globe e degli Oscar - festeggia pure lusinghieri risultati economici e di pubblico in un 2020 che l’effetto-lockdown del Covid-19 ha trasformato in una generalizzata corsa alle streaming tv: ha raggiunto 203,6 milioni di abbonati nel mondo (l’83% dei quali risiedono fuori da Usa e Canada), 8,5 milioni dei quali sono entrati nel quarto trimestre 2020, portando il totale dei nuovi abbonati dell’anno a 37 milioni, e ha registrato un utile di 2,7 miliardi di dollari.

Enorme è oggi l’importanza nello show-business mondiale della company californiana con sede a Los Gatos. In espansione anche altre piattaforme, ne siano un indicatore le candidature ai Golden Globe: 10 per Amazon Prime Video; 7 per Hbo; 6 per Hulu; 2 per Apple Tv+ e 1 per Disney+. «Ennesimo segno - commenta Fredi - che - grazie alla sempre più gradita fruizione libera da palinsesti che lo streaming offre - la tv tradizionale è in crisi».
(r. s.).

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