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Brescia, l’incubo delle porte chiuse: mai una vittoria o un gol

Negli ultimi 60 anni solo 5 gare senza pubblico che hanno fruttato tre pareggi e due sconfitte
Marzo 2020. Un’occasione di Ayè durante Sassuolo-Brescia -  © www.giornaledibrescia.it
Marzo 2020. Un’occasione di Ayè durante Sassuolo-Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Nel sogno del Brescia che si chiama salvezza, c’è un incubo che aleggia formato da due parole: «porte chiuse». Negli ultimi 60 anni infatti (61 se si vuole partire dal 1959, anno in cui fu inaugurato lo stadio Rigamonti), le rondinelle non solo non hanno mai vinto nelle 5 occasioni in cui hanno giocato senza pubblico, ma nemmeno sono mai riuscite ad andare in rete. Tre pareggi per 0-0, una sconfitta casalinga contro il Rimini, quella esterna e più recente contro il Sassuolo, ultima partita del campionato di serie A pronto a riprendere nel prossimo fine settimana.

E il Brescia è già a caccia di amuleti. Il trittico del 2007. Spesso al Brescia, nella sua storia ultra centenaria, è capitato di disputare partite in campo neutro, ma con la presenza del pubblico o almeno degli abbonati. Non era di moda, diciamo così, chiudere i cancelli e giocare senza tifosi, o almeno questa è stata per anni la linea della giustizia sportiva. Molto è cambiato verso la fine degli anni Duemila, per essere più precisi febbraio 2007, spartiacque la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti durante gli scontri verificatisi prima e durante Catania-Palermo. A lui tra l’altro, proprio il 17 giugno di 13 anni fa, venne dedicata con una targa scoperta dalla moglie la gradinata est dell’impianto di Mompiano. Sta di fatto che la politica e il calcio in giacca e cravatta tornarono a sbandierare con forza la legge e l’impianto di Mompiano non risultò in regola con i requisiti richiesti dal decreto Pisanu (Legge 28 del 2003), tra tornelli, telecamere interne, posti numerati, filtraggi e pre filtraggi. Così il 10 febbraio 2007, per la prima volta, il Brescia (targato Somma e in serie B) pareggiò 0-0 col Bari, in uno stadio che comunque contava 200 persone all’interno, non poche per essere una partita a porte chiuse... Stesso clima mesto il 24 febbraio, nello 0-0 a Mompiano contro il Verona che portò anche all’esonero di Somma e all’arrivo di Cosmi. Alle porte c’era la partita interna contro la Juventus, col Rigamonti sempre inagibile; la società non voleva perdere l’incasso di quella sfida, così si traslocò a Mantova. Storica vittoria per 3-1 e storica tripletta di Serafini. L’ultima gara senza pubblico al Rigamonti il 17 marzo, con il Rimini a prendersi i 3 punti grazie alla doppietta diMatri. A quel punto i lavori al Rigamonti ottennero il via libera dal Viminale, i tifosi tornarono sugli spalti e il Brescia a vincere: 10 aprile, 2-0 alla Triestina. Dal 2009 ai giorni nostri. Fin qui la storia al Rigamonti, non certo foriera di entusiasmo e sorrisi.

Una mezza soddisfazione arrivò il 29 agosto 2009, seconda giornata del campionato di serie B, biancazzurri di Cavasin a Crotone. Stadio Scida senza spettatori, anche qui (ma non siamo più nel 2007, ma due anno più avanti) per la lentezza dei lavori rispettivamente alle norme di sicurezza previste. Partita difficile, disputata su un terreno di gioco pessimo. Zero a zero, tanto per cambiare, ma punto pesante grazie soprattutto alla prodezza di Arcarfi, bravo allo scadere del primo tempo a parare (addirittura bloccare) il calcio di rigore di Bonvissuto. Il salto poi è ai giorni nostri, allo scorso marzo, ad un calcio che decise sbagliando di non fermarsi. Così lunedì 9 mandò in scena la farsa di Sassuolo-Brescia, tutto tranne che una partita vera. Vero però fu il risultato, 3-0 per i ragazzi di De Zerbi, vera fu l’esultanza di Caputo che dopo un gol andò verso la telecamera con quel foglio scritto a mano diventato simbolo nei giorni successivi: «Andrà tutto bene, restate a casa». Ora siamo alla Fase 2 del calcio, alla ripresa della serie A, ma a porte chiuse.

Forse, stando ai precedenti, l’incubo che il Brescia deve scacciare per primo. Perché prima di rivedere i tifosi sugli spalti ce ne vorrà... 

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