Cultura

«Lo streaming non fa bene al cinema: la sala è insostituibile»

Sarà l’estate delle arene all’aperto, ma Tomaso Quilleri (Oz e Wiz) dice: «Saremo pronti per il 2021»
Una simulazione delle distanze in sala alla Oz - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Una simulazione delle distanze in sala alla Oz - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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Il cinema sotto le stelle entra nel vivo. Se il primato provinciale spetta al Cipiesse (l’Arena del Centro, in città, è cominciata sabato 20 giugno, mentre ieri è partita quella di Coccaglio, giovedì prende il via Rezzato, quindi le altre curate dall’azienda di Santo Bertocchi), da oggi l’offerta si amplia con MO.CArena, allestita in 160 posti dal gruppo Quilleri, nel cortile di Palazzo Martinengo Colleoni, tra le vie Moretto e Cavour di Brescia.

Ed è proprio Tomaso Quilleri, guida del gruppo di famiglia (titolare di Oz, Wiz, Sociale e Moretto all’ombra del Cidneo, oltre che di sale milanesi e cremasche), ma anche vicepresidente nazionale dell’Associazione degli Esercenti, che abbiamo interpellato per parlare di cinema post Covid.

Tomaso: poche sale hanno riaperto dal 15 giugno (prima data utile secondo il decreto governativo) e invece fioriscono le arene. Perché?
È una questione di contenuti, soprattutto. Le strutture multischermo hanno bisogno di prodotti in gran quantità che le alimentino: ciò non avviene ora, con le produzione di film ferme (come in Usa) o appena ripartite, come da noi. Ecco perché anche noi, come molti altri esercenti, abbiamo deciso di programmare la riapertura senza fretta. Nel frattempo, il cinema sotto le stelle rappresenta un buon compromesso, che in questa stagione particolare ha pure la prerogativa di affiancare ai classici successi dell’annata, pure film inediti sul grande schermo, che al massimo hanno goduto di passaggi in video on demand.

L’uscita streaming di prime visioni ha in effetti consentito a chi ama il cinema di affrontare meglio l’astinenza da sala durante il lockdown. Per quei film è stato un bene?
L’analisi dei dati dice di no. A parte forse il modello Netflix, del tutto particolare, è dimostrato come i film che vanno direttamente in tv sviluppino una minore sostenibilità economica. Al contrario, il successo in sala rende più redditizio il cammino successivo in pay per view. Per fare un esempio italiano, «Un figlio di nome Erasmus» - con il duo comico Luca e Paolo - non ha generato introiti tali da giustificare minimamente, in condizioni normali, il "salto" della sala. Questo ci conferma che la sala resta un’esperienza sociale non sostituibile in termini di emozioni, oltre che tecnicamente migliore. E che, rispetto al cinema, la tv non è in competizione con il grande schermo, ma complementare ad esso.

Quali sono le prospettive del cinema, a breve termine?
In ciò che rimane del 2020, cercare di limitare i danni, come accadrà a tutte le attività di servizio al pubblico. Sarà importante farsi trovare pronti nel 2021, per riprendere quella crescita di settore che un fantastico 2019 e l’ottimo inizio di quest’anno avevano evidenziato.

Si concretizzerà la trasformazione del Moretto in multisala?
L’emergenza ha interrotto un percorso progettuale che cominciava a prendere forma. Si allungheranno i tempi, ma si procede con fiducia.

 

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