Tradizione, solennità e devozione: Brescia si rivolge ai suoi patroni

Anna Della Moretta, Wilda Nervi
In San Faustino e Giovita la cerimonia con richiesta di protezione «ab omni malo» per i bresciani
IL GALERO ROSSO TORNA IN LOGGIA
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Il Galero rosso, o Capèl, ha occupato il sedile accanto a Giovanni Brachetti, l’autista che ieri ha guidato la preziosa Fiat 1908 dell’Ansaldi Brevetti dalla basilica dei santi Faustino e Giovita a palazzo Loggia. Nel sedile posteriore, ad accompagnare il simbolico «berretto», don Maurizio Funazzi, parroco della basilica nonché presidente della Confraternita dei Santi Faustino e Giovita, attiva dal 2011 nel ricordo dell’omonima Confraternita che nei secoli scorsi ha operato nella parrocchia dei Santi Protettori «favorendo la crescita dello spirito comunitario dei bresciani del capoluogo e degli abitanti dell’intera Provincia, in particolare dei numerosi paesi, sul cui territorio sono presenti chiese dedicate ai santi Faustino e Giovita».

  • La cerimonia del Galero Rosso
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Lo ha ricordato, ieri, don Funazzi, proprio davanti alla basilica prima di incolonnarsi nel corteo molto composito - tra questi sbandieratori di Chiari, banda civica di Dello per l’Inno nazionale suonato sotto il porticato del palazzo del Comune - che si è diretto verso la Loggia. Ad accogliere il parroco, e il galero rosso che da oggi è al primo piano di palazzo Loggia, il sindaco Emilio Del Bono e la vice Laura Castelletti. Il sindaco: «Il cappello protettivo è un patto civile nel quale l’esperienza religiosa e laica si incontrano per proteggersi dai rischi materiali, per tutelare pace e serenità e per la protezione dei valori civili di una comunità forte e solidale».

La storia

La storia racconta dell’assedio di Brescia del 1.438 durante il quale i Santi martiri bresciani furono simbolo di virtù romana e cristiana. Ora rimane il rito, suggestivo, della secolare tradizione che affonda le radici nel Medioevo quando, in occasione della ricorrenza della festa dei Santi Patroni l’abate del monastero di San Faustino, ricevuta la supplica dai rappresentanti della città, si recava in Comune per consegnare ai rettori un berretto, simbolo di protezione e segno di accoglimento della supplica che era stata loro rivolta dai rettori a nome di tutti i bresciani. Scrive la Confraternita: «Il gesto, carico di simboli, richiamava l’istituto giuridico del launehil previsto dalle leggi longobarde, con cui si dava sanzione ad un patto sottoscritto dalle parti: in quel caso il patto di fedeltà reciproco fra la città e i due giovani martiri bresciani».

Protezione «ab omni malo» 

Una protezione «ab omni malo» quest’anno con un occhio particolare ai mali che ci hanno aggredito nel recentissimo passato e alle guerre che continuano ad alimentare le miserie spirituali e materiali delle comunità. È quella chiesta dal sindaco, secondo tradizione, ieri durante la Messa solenne nella chiesa dei patroni Santi Faustino e Giovita. Nella celebrazione delle 10, officiata dal parroco Maurizio Funazzi, Del Bono, come nel Medioevo i rettori del Comune, davanti alle spoglie dei due martiri ha rivolto la supplica a nome della città perché continuino a difenderla, offrendo l’olio per tenere acceso il lume tutto l’anno. Ispirazione. Un momento di ispirazione religiosa e al tempo stesso civica, sociale, comunitaria che richiede alle autorità civili una partecipazione attenta e sensibile.

  • Nella chiesa di san Faustino la cerimonia di protezione per la città
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Proprio alla presenza degli amministratori della Loggia è stata dedicata, come vuole tradizione antichissima, rinverdita dalla Confraternita dei Santi Faustino e Giovita, la Messa «Ab omni malo». La richiesta di protezione sta dentro le celebrazioni di questo 2023, tornate alla normalità dei contatti e della Fiera che il 15 colorerà di bancarelle il centro storico. Certo, non è sufficiente chiedere ai patroni la protezione per la città perché essa sia accordata.

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