Sui banchi poche lodi e voti in calo. Ragazzi meno studiosi o insegnanti più severi?

Ragazzi meno studiosi o insegnanti più severi? Il quesito si pone davanti agli esiti degli esami di Stato, nel confronto tra diverse aree geografiche. Pochi ragazzi nelle nostre scuole sono arrivati ai 100/100esimi della maturità (282, il 4%) e ai 10 decimi della licenza media (650, pari al 5,38%). Rarissime le lodi: una trentina in tutto (0,40%) al termine delle superiori e 202 (1,67%) alle medie.
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Ragazzi meno studiosi o insegnanti più severi? Il quesito si pone davanti agli esiti degli esami di Stato, nel confronto tra diverse aree geografiche. Pochi ragazzi nelle nostre scuole sono arrivati ai 100/100esimi della maturità (282, il 4%) e ai 10 decimi della licenza media (650, pari al 5,38%). Rarissime le lodi: una trentina in tutto (0,40%) al termine delle superiori e 202 (1,67%) alle medie.

La domanda trova una risposta su basi oggettive nel raffronto con gli esiti della prova nazionale Invalsi su matematica e italiano, identica per tutti i candidati di terza media in Italia, che ai nostri studenti assegna valutazioni più alte di quelle registrate in pagella. Al livello massimo, secondo questa verifica su conoscenze e capacità di utilizzarle, arriva l'11,58% dei bresciani contro il 5,38% registrato all'esame e così via scalando, il 18,62% si merita il 9 e si colloca sull'8 un'altra quota significativa: 22,99%.

In proporzione si riducono d'altro canto i voti bassi, nelle risultanze dell'Istituto nazionale di valutazione che dovrebbe, secondo l'auspicio dei pedagogisti, estendere le sue prove oggettive e uniformi anche alle aule della maturità, un esame che notoriamente si conclude con un sensibile divario tra le votazioni medie raggiunte nelle diverse parti d'Italia e con particolare abbondanza di lodi in altre città e in alcuni istituti in specie.

«Gli esiti conseguiti dagli studenti di terza media nelle prove Invalsi - commenta la responsabile dell'Ufficio scolastico provinciale Maria Rosa Raimondi - confermano il livello buono del nostro sistema educativo, peraltro sempre migliorabile, e fanno al tempo stesso rilevare un metodo di valutazione forse un po' troppo rigido. Molti insegnanti non utilizzano tutta la gamma dei voti, tendono a restringerla tra il 4 e l'8. Le valutazioni di tendenza già più basse negli anni precedenti portano a un voto finale più contenuto: certo è meglio essere severi che lassisti, ma il dare soddisfazione per l'impegno e riconoscere i risultati favorisce la motivazione».

Il tema della valutazione sollecita approfondimenti. «Dev'essere formativa - sottolinea Raimondi -: deve servire a far prendere coscienza dei punti di forza e debolezza, aiutare lo studente a capire dov'è necessario un miglioramento, accompagnare la sua autoformazione in itinere. C'è poi la valutazione certificativa, che richiede un ragionamento su metodi e scelte: si tratta di valutare le conoscenze o le competenze? Ci si sofferma sui livelli raggiunti o si considera il percorso compiuto rispetto ai dati di partenza? Si può valutare con modalità diverse, nel confronto con gli esiti della prova oggettiva nazionale la nostra valutazione risulta un po' severa».

Elisabetta Nicoli

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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