Spreco alimentare: ognuno di noi butta 31 kg di cibo all’anno

Il 50% dello spreco è in famiglia: nel Bresciano grazie al Banco Alimentare distribuiti 3 milioni di pasti
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CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE
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Quanto cibo finisce nella spazzatura? Pensamoci. Gli avanzi che non ci va di riscaldare, il pane raffermo, la confezione di salmone scaduto dimenticata in fondo al frigo, tutto questo è spreco alimentare. E oggi, nona Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, è il momento per fare il punto su quanto finisce nella pattumiera.

I numeri

Secondo la Fao, nel mondo, vengono sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ogni anno, per un valore di oltre 2mila miliardi di euro. In Italia, si legge nel report 2022 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, su dati Ipsos, gettiamo in media 595,3 grammi a testa a settimana, ovvero 30,956 kg annui, il 15% in più rispetto al 2021 (529 grammi settimanali). Secondo Coldiretti il valore di ciò che finisce nella spazzatura è di 7,4 miliardi di euro. Uno spreco per l’ambiente e un colpo non da poco al bilancio familiare. La giornata nazionale è stata istituita nel 2014 con l’obiettivo di dimezzare in 10 anni gli sprechi: allora un italiano su 2 dichiarava di gettare cibo quasi ogni giorno, nel 2019 era l’1% e nel 2021 gli italiani sono stati il popolo più virtuoso del primo Cross Country Report. Ma la pandemia «e il ritorno alla vita sociale - secondo l’osservatorio Waste Watcher - ci ha resi meno attenti nella gestione del cibo». E i dati sopra riportati lo testimoniano.

In Lombardia le cose vanno un po’ meglio:il cibo finisce nel cassonetto meno di una volta al mese per un cittadino su 2 (50% contro il 48% del Paese) e il 4% dichiara di sprecare più volte nella stessa settimana, contro il 7% nazionale. Ma la rilevazione è del 2020. Il Nord sembra comunque sprecare meno:per Waste Watcher nell’ultimo anno lo spreco alimentare nelle famiglie si è ridotto del 12% contro un aumento del 18% del Sud. Anche i nuclei familiari senza figli sembrano non riuscire a fermare il fenomeno che cresce del 12%. A livello nazionale ogni famiglia butta, in media, circa 4,5 euro settimanali e il 50% dello spreco alimentare avviene proprio nelle case. Cibo irrecuperabile perché per essere redistribuito questo deve avere certe caratteristiche ed essere stato conservato rispettando regole ferree.

A Brescia

Difficile calcolare a quanto ammonta lo spreco in provincia, non ci sono studi a riguardo. Più facile invece calcolare il cibo recuperato che ci dà una dimensione di quanto si spreca. Un dato a cui, per avere una visione completa del fenomeno, dovremmo aggiungere ciò che si butta nelle case. Secondo i dati del Banco alimentare nel 2020 sono stati recuperati e distribuiti nel Bresciano 1 milione e 617.500 kg di cibo, circa 3.234.920 pasti, poi consegnato alle 106 associazioni caritative del territorio che assistono 17.055 persone (35 strutture e 5.025 persone in città). Il dato del 2021 non è ancora stato calcolato con esattezza, ma un aumento nella raccolta, stimato per la Lombardia attorno al 10%, c’è stato. Doveroso specificare che al Banco alimentare arriva il cibo dalle eccedenze alimentari, ma anche quello raccolto durante la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare.

Cosa possiamo fare?

Nel nostro piccolo molto è in nostro potere. La Fao ci dà importanti suggerimenti: innanzitutto rispettare il cibo, comprare meno e solo se necessario, fare la lista della spesa e «amare i propri avanzi», mangiare più verdure, scegliere le popolazioni ittiche più abbondanti e acquistare da piccole realtà perchè gli artigiani o i coltivatori vendono ciò che producono con pochissimi sprechi. Tra questi ci sono anche i mercati di Campagna amica di Coldiretti, che offrono sul territorio appuntamenti settimanali, domenicali e un mercato coperto in città, il venerdì e il sabato, in piazzale Cremona. Qui, oggi dalle 8 alle 14, verrà consegnato un opuscolo che ricorda le buone prassi e una ricetta per cucinare dei biscotti con le bucce di mela.Giornata nazionale contro lo spreco alimentareI numeri del fenomeno e le esperienze

Dispensa sociale

L’esperienza è nata alla fine degli anni Ottanta, con il recupero di cibo dall’Ortomercato, per poi diventare un vero e proprio progetto nel 2001. «Dispensa sociale» di associazione Maremosso e Rete Cauto, realtà bresciana che coniuga ecologia e sociale, è una delle prime iniziative contro lo spreco alimentare nate in Italia e intercetta annualmente circa 2mila tonnellate di cibo, attraverso 25 distribuzioni giornaliere e 8.200 annuali. Un modello di recupero e redistribuzione a scopo sociale di cibo proveniente prevalentemente dalle eccedenze della grande distribuzione che dà la possibilità di servire 938mila pasti all'anno a persone in condizioni di indigenza o a chi è seguito dalle circa 120 onlus bresciane della rete. 

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Si fa del bene alle persone, ma non solo: questa rete genera un impatto positivo per l'ambiente dovuto al mancato spreco alimentare e al recupero dei prodotti prossimi alla scadenza. Nel 2020, in termini di mancate emissioni di CO2, sono state risparmiate 3.667 tonnellate. Il valore economico del cibo recuperato e redistribuito corrisponde a circa 2,2 milioni di euro annui. 

Per i punti vendita della grande distribuzione che donano a «Dispensa sociale» gli alimenti che non possono più vendere c’è il vantaggio di ridurre notevolmente la produzione di rifiuti indifferenziati e di conseguenza i costi per lo smaltimento, circa 150mila euro nel 2021. Il cibo viene, dunque, dalla grande distribuzione, dagli ortomercati, da aziende alimentari, dalle mense e poi c’è il sostegno dei cittadini sensibili che mandano donazioni per il progetto. 

Una rete di tale proporzioni ha però bisogno di lavoratori, ed ecco un altro impatto positivo: qui prestano servizoi persone in condizioni di disagio economico inserite in percorsi di inclusione socio-lavorativa e di volontariato protetto. «Dispensa Sociale» oggi è riconosciuta da Regione Lombardia come hub di raccolta e smistamento a livello regionale. Una crescita del capitale sociale e delle connessioni tra diverse realtà sul territorio. Un modello di innovazione sociale per il contrasto alla povertà grazie all’economia circolare che ha fatto scuola ed è supporto a reti locali di mutualità. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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