Speranza di vita, nel Bresciano recuperati 2 anni

L’impatto devastante del 2020 si è attenuato. Ma anche nel 2021 la demografia ha dovuto fare i conti con il Covid. Pesano ancora i troppi morti, nel Bresciano il 13% in più rispetto ai dati pre-pandemia. E il crollo delle nascite, scese al minimo dal dopoguerra. Due fattori che hanno portato la popolazione bresciana a diminuire dopo decenni di segno più: i residenti in provincia di Brescia a fine 2021 erano 1.254.322, 1.387 in meno rispetto a dodici mesi prima.
La fotografia dell’Istat contenuta nel report «indicatori demografici 2021» mostra però anche un quadro «in assestamento». In particolare la speranza di vita, vale a dire l’indice che dice quanti anni può vivere in media una persona che nasce oggi, ha recuperato gran parte del terreno perso nel 2020, anche se il gap rispetto ai dati pre-Covid non è ancora stato del tutto recuperato. Il report.
Le tabelle dell’Istituto di statistica mostrano come lo scorso anno, nel Bresciano, gli uomini abbiano recuperato 25 mesi dei 33 persi nell’anno dell’esplosione dell’epidemia. La speranza di vita alla nascita è passata dagli 81,3 anni del 2019 ai 78,5 del 2020 ed è poi risalita a 80,6 anni. Dinamica simile ma con un’oscillazione più ristretta per le donne: nel 2020 si erano persi 26 mesi, lo scorso anno se ne sono recuperati 17, facendo risalire la speranza di vita a 85,3 anni.Il confronto con le altre province lombarde mostra come il maggior recupero sia avvenuto a Bergamo: oltre 4 anni per gli uomini, tre anni per le donne. Pavia resta il territorio con la speranza di vita più bassa sia per gli uomini (79,4 anni) sia per le donne (84,2 anni). Il dato bresciano è invece più o meno in linea con la media regionale (80,8 anni per gli uomini, 85,4 per le donne).
Allargando lo sguardo al nord del Paese la speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, risulta pari a 82,9 anni, recuperando quindi 11 mesi di sopravvivenza sul 2020. «Ne resterebbero da recuperare 7 per assorbire il divario anche sul 2019» rimarca l’Istat. Ma ci sono regioni dove il recupero raggiunto in un solo anno «è stato notevole».
A partire proprio dalla Lombardia dove, grazie a una speranza di vita di 83,1 anni, si sono recuperati 20 dei 27 mesi perduti. Un dato che si spiega con l’eccesso di mortalità registrato nel 2020 quando, in Lombardia, epicentro della prima ondata Covid, si registrarono oltre 136mila decessi, 36.500 in più rispetto al periodo pre-pandemia (+36,6%), per lo più tra la popolazione anziana. Nel 2021 resta un eccesso di morti rispetto alla media 2015-2019 ma lontanissimo rispetto al 2020.
L’andamento territoriale vede al contrario un calo della speranza di vita al centro e al sud, dove nel 2021 si è perso un ulteriore mese di vita dopo i sei persi nel 2020. «Una spiegazione possibile - dice l’Istat - riguarda i tempi di propagazione della pandemia. La prima ondata ha colpito soprattutto il Nord mentre il Mezzogiorno è stato maggiormente coinvolto solo a partire dalla seconda. Cosicché è verosimile che le persone più fragili residenti al Nord abbiano pagato il prezzo della vita prevalentemente nel 2020, quelle del Mezzogiorno nel 2021, con la terza e quarta ondata».
Illuminante è il caso della provincia di Agrigento, che al mese di vita guadagnato nel 2020 ha visto la perdita di 19 mesi nel 2021. «Un’ulteriore chiave di lettura di questi andamenti è connessa al tasso di vaccinazione». In Lombardia la terza dose è ormai stata somministrata al 70% della popolazione. Molto più basso il tasso al sud: in Sicilia è al 25,9%, in Calabria al 30%. Indicatori.
Nel 2021 nel Bresciano le nascite sono scese sotto quota 9mila (8.807), il 2,7% in meno rispetto al 2020 e in calo di quasi il 6% sul 2019. Vent’anni fa, nel 2001, sfioravano quota 11mila (10.989). Fatto sta che a fronte di 13.358 decessi (per qualunque causa) il «saldo naturale» del 2021 è stato negativo: meno 4.551 residenti. Un dato in parte attenuato dal «saldo migratorio» da altre province o Paesi (+3.164). Resta che alla fine del 2021 la popolazione residente nella nostra provincia è calata di circa 1.400 unità. I bresciani si riscoprono però tra i più giovani a livello regionale e nazionale. L’età media, nella nostra provincia, è di 45,2 anni, un anno in meno rispetto alla media italiana.
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