Sin Caffaro, Commissione in stallo fa slittare l'apertura delle buste
Niente da fare. Le buste, che contengono il dossier tecnico proposto dai due «consorzi» di imprese che hanno partecipato alla gara europea per la messa in sicurezza e la bonifica del sito Caffaro, restano (ancora) sigillate. Tradotto: la Commissione che oggi avrebbe dovuto vagliare ed eventualmente aggiudicare il bando non è ancora stata nominata ufficialmente, perché - fanno sapere dalla Loggia - «la documentazione relativa ai membri della Commissione non è completa».
Un lavoro complesso, quello che si troverà a dover affrontare la «giuria», specie perché alcune delle aziende che si sono fatte avanti sarebbero al centro di due differenti inchieste legate proprio a operazioni di bonifica, come ricorda Europa Verde.
Allo scanner
Andiamo con ordine. Per quanto riguarda la gara, oggi si procederà soltanto con la valutazione dei percorsi istruttori: non si sa al momento quando (e se) il bando verrà aggiudicato. A farsi avanti sono stati due raggruppamenti temporanei d’impresa.
Da un lato ci sono Greenthesis di Milano (gruppo con il quale A2A ha già avuto a che fare attraverso Rea Dalmine, società di proprietà di Greenthesis che gestisce l’inceneritore bergamasco); Nico di Siracusa (che tra le maggiori collaborazioni ha quella con Eni Mediterranea) e Acr di Mirandola (che ha già esperienza nella gestione di barriere idrauliche con un servizio di pronto intervento). Dall’altro lato ci sono Vittadello (ditta di Padova che si è occupata dello smaltimento dei rifiuti pericolosi all’ex C&C di Pernumia), la genovese Ireos ed Hexa Green del Gruppo Cosmo (Venezia).
A mettere sull’attenti la Loggia e il commissario straordinario reggente, Mario Nova, è però Europa Verde. «In passato, uno dei dirigenti di Greenthesis ha avuto problemi con la giustizia - fanno presente i Verdi di Brescia, attraverso Salvatore Fierro - mentre Ireos è al centro di indagini per i lavori a Portoscuso, nel Sulcis». Su quest’ultimo caso si hanno più informazioni. Ireos - insieme a Fintecna - si è occupata della discarica ex Allumix: un sito di circa 38mila metri quadrati (l’area Caffaro ne misura 110mila) con all’interno circa 500mila metri cubi di rifiuti. Le ipotesi di reato sulle quali la Procura è al lavoro - sulla scia dei documenti e dei sopralluoghi disposti dal pubblico ministero Andrea Vacca, come riporta l’Unione Sarda - sarebbero, tra le altre, quelle di «frode in pubbliche forniture e inquinamento ambientale».
Un caso intricato, sul quale per fare luce la stessa Procura ha ingaggiato un super-consulente: il chimico Mauro Sanna, già responsabile del settore rifiuti dell’Arpa Lazio, che si occupò anche del caso dell’Ilva di Taranto. «Ciò che chiediamo - ribadisce Europa Verde - è di non dare ad un’azienda che ha problemi giudiziari un appalto da 57 milioni, anche perché questi sono soldi pubblici». Certamente, però, non essendoci alcuna sentenza, va tenuto conto della presunzione d’innocenza.L’iter
Di cosa dovrebbero occuparsi le imprese che si aggiudicano l’appalto esattamente? Il bando «vale» 57.165.000 euro che servono a finanziare in primis le demolizioni e la bonifica dei suoli profondi del sito industriale di via Nullo. Quindi, si dovrebbe entrare nel vivo della prima fase del progetto, che prevede lo smantellamento degli impianti, la demolizione del sito industriale, l’approfondimento delle condizioni dei terreni e l’avvio della bonifica per eliminare le fonti di contaminazione che interessano la falda sotterranea.
Le lancette, però, corrono veloci anche per un altro capitolo sempre legato all’area Caffaro: il 31 ottobre scade anche la proroga del commissario Nova, al quale dovrebbe subentrare Mauro Fasano. Al momento, però, il suo incarico è ancora inceppato nella burocrazia romana che, se nei prossimi giorni non svincolerà i documenti, rischia di fare piombare Brescia in un periodo vacante: se il Sito di interesse nazionale non avrà il commissario, la regia passerà direttamente alla Regione.
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