Sigle, liti e pochi voti: viaggio nell'estrema destra bresciana

L’estrema destra a Brescia non è unita. Al contrario, tra alcuni dei diversi gruppi non corre da tempo buon sangue anche se per tanti militanti il percorso è stato comune. Fino alla rottura e alle divisioni che oggi hanno generato movimenti che al voto amministrativo o politico e soprattutto nel capoluogo, incassano percentuali da prefisso telefonico. Nel 2018 per le elezioni in città vinte da Emilio Del Bono, Forza Nuova ottenne 550 voti, pari allo 0,7%, mentre Casa Pound si fermò a 303 voti, lo 0,4 %.
Nel 2008 quando in Loggia vinse il centrodestra con Adriano Paroli, Luca Castellini (il capo ultras veronese pluridaspato) era il candidato sindaco di Forza Nuova e arrivò allo 0,8 %, mentre Diego Zarneri, all’epoca esponente de La Destra - Fiamma tricolore ottenne 1278 voti e l’1,1%. Scomparsi. Forza Nuova in città e in provincia non esiste più. «Non ho più sentito nessuno. Esperienza chiusa» conferma Laura Castagna, ultima candidata sindaco a Brescia per il partito di Roberto Fiore nel 2018. Un anno fa le sezioni di Brescia e Lumezzane avevano detto addio a Fn entrando nella «Rete delle comunità forzanoviste».
«L’Ambasciata» la sede di via Milano in città - quella inaugurata proprio da Fiore nel giugno del 2018 in una serata con l’intero quartiere blindato - è chiusa. Chi ha una sede ancora attiva, in città a Costalunga, è invece Casa Pound. «Una delle scritte che capeggia a caratteri cubitali all’interno della nostra sede è "Io ho quel che ho donato" e sul muro della nostra sede ci sono i ritratti di un anarchico, del fondatore del Partito Comunista d’Italia e di un sindacalista, oltre che di Mazzini e Garibaldi» racconta il leader Davide De Cesare.
Casa Pound e Brescia ai Bresciani

Oggi nel panorama della destra locale Casa Pound è uno dei due gruppi più forti. «Abbiamo circa 250 iscritti» spiegano i vertici. L’altro movimento in prima linea è Brescia ai Bresciani, nato da un fuoriuscito di Forza Nuova - Andrea Boscolo che ha poi lasciato il gruppo - e che ha un centinaio scarso di tesserati. «Siamo un comitato apartitico di liberi cittadini che vogliono restituire Brescia ai Bresciani e l’Italia agli Italiani» si definiscono nel quartier generale.
Tanto loro quanto Casa Pound sono riusciti a far entrare alcuni militanti nelle istituzioni. Non attraverso le liste dei movimenti. Due tesserati di Casa Pound, tra cui il leader De Cesare, hanno ottenuto altrettanti posti in consiglio comunale a Capovalle, comune della Valsabbia, e uno a Villachiara, nella Bassa. Brescia ai Bresciani invece dal 2019 ha un suo tesserato tra i banchi del consiglio comunale a Brione, mentre nell’ultima tornata amministrativa ha portato il suo portavoce e leader in consiglio a Collebeato. Attraverso la lista di Fratelli d’Italia. È Jacopo Massetti che ha ottenuto 44 voti. «Era in lista da indipendente» spiegano dal partito di Giorgia Meloni.

Casa Pound e Brescia ai Bresciani sostengono di non aver partecipato con loro tesserati locali alla manifestazione sfociata in violenza sabato a Roma. «Eravamo impegnati in città nella commemorazione di Norma Cossetto». Entrambi sono contro il Green pass. Casa Pound ha lanciato una raccolta firme qualche settimana fa, Brescia ai Bresciani sabato dopo i fatti della Capitale definiva sui social il passaporto verde «una vergogna giuridica e morale» e la Cgil «simbolo di quel comunismo anti italiano complice del sistema».
La galassia
A parte i due movimenti, nel resto dell’estrema destra bresciana - al netto di cene nostalgiche di ex Avanguardia Nazionale (sciolto con la legge Scelba nel 1976) e di quella annuale del 28 ottobre anniversario della Marcia su Roma - ci sono solo briciole. Andrea Boscolo, messosi alle spalle Forza Nuova e Brescia ai Bresciani, aveva dato vita a Comunità militante, ma è uscito dai radar.
In Vallecamonica c’è il gruppo «Nazionalisti camuni» che recentemente a Edolo per contestare l’arrivo in paese di un gruppo di profughi afghani aveva esposto lo striscione «Basta pagare per le guerre degli altri. Fuori l’America dall’Europa». In Valtrompia c’è invece «Trincea urbana Lumezzane», guidato da un altro ex forzanovista come Enrico Salvinelli che tre anni fa alle amministrative a Lumezzane aveva incassato 345 voti.
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