«Siamo fuggite: le bambine non devono vedere la guerra»

Arrivate a Brescia nonna, figlia e due nipoti: «Abbiamo guidato tre giorni, cerchiamo ospitalità»
A Folzano le due donne con le bambine arrivate dall’Ucraina - © www.giornaledibrescia.it
A Folzano le due donne con le bambine arrivate dall’Ucraina - © www.giornaledibrescia.it
AA

Tre giorni e tre notti per lasciare alle spalle missili, devastazione, violenza. E raggiungere Brescia. È il viaggio in auto che Tatiana, 67 anni, ha fatto con la figlia Vittoria, fisioterapista di 33 anni, e le due nipoti di 14 e 6 anni. Perché Brescia è presto detto: «Qui ho fatto la badante per molti anni - racconta in italiano Tatiana -: ero legatissima alla nonna che seguivo, si chiamava Rosi e abitava in via Triumplina».

Sono fuggite nel cuore della notte: «Volevamo mettere in salvo i bambini, evitare che continuassero a sentire e a vivere la guerra». Vittoria ci scrive sul taccuino la zona dalla quale arrivano: Lvivska Oblast. Le incontriamo di venerdì mattina nel capannone di Folzano diventato il centro nevralgico degli aiuti bresciani per l’Ucraina. Sono da poco scoccate le undici e da qui sta per partire una corriera con medicinali e altri generi di primissima necessità che, come ci spiega la volontaria Ludmilla, «raggiungerà il nostro Paese passando dalla Polonia. Con i farmaci non abbiamo l’autorizzazione per attraversare l’Ungheria».

Tra gli scatoloni

Il magazzino è pieno di scatoloni e di persone che li smistano. Tatiana, la figlia e le nipoti sono in una sorta di tenda nella quale c’è un tavolo con del cibo. Stanno mangiando dei panini preparati per loro dalle volontarie ucraine. In Italia sono arrivate la sera precedente e, come ci racconta l’ex badante, «abbiamo dormito da un’amica, che a Sant’Eufemia ha una casa molto piccola e non può ospitarci per ulteriori notti. Ora non sappiamo dove andare». «Per loro ho trovato una soluzione - aggiunge Ludmilla - grazie all’aiuto di un’associazione».

Tatiana dice di aver bisogno d’insulina. La nipote più grande ci chiede se a Brescia c’è una scuola per ucraini. Il papà è rimasto in patria a combattere. Sono riuscite a sentirlo giovedì sera. Nei loro occhi ci sono le città bombardate, i palazzi distrutti. Nelle loro teste risuonano «le sirene d’allarme che sentivamo 6-7 volte al giorno - ricorda Tatiana mettendo le mani davanti agli occhi -. La mia casa è stata distrutta».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato