IL CASO
Sequestri in Siria: in aula i casi dei due bresciani Sandrini e Zanotti

Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti, i due sequestrati bresciani in Siria - © www.giornaledibrescia.it
La giustizia bresciana vuole fare chiarezza sul sequestro di Alessandro Sandrini, il bresciano rapito nell’ottobre del 2016 in Turchia e liberato in Siria il 22 maggio del 2019.
A quasi quattro anni dalla sua liberazione domani, 20 marzo, davanti al Gip di Brescia Elena Stefana è prevista l’udienza preliminare a carico di chi avrebbe organizzato il sequestro di Sandrini e anche a carico dello stesso bresciano che è parte civile ma anche indagato e accusato, per la sua prima parte del viaggio in Turchia, di simulazione di reato.
La banda
Sono complessivamente sei i coinvolti. Si tratta di Marco Caraffa, catanese di 52 anni; Abdelaziz El Moumen; il bresciano di Mazzano Alberto Zanini, 55enne detenuto a Ferrara; Olsen Mitraj, albanese residente a Gussago; Fredi Frokkai, albanese residente a Flero e Hashad Ibrahim Hashem Mohamed, egiziano residente in centro città.
In mano a gruppi jihadisti
«Perché, in concorso tra loro - si legge negli atti - e con altri soggetti rimasti ignoti, operanti in Italia, Turchia e Siria, questi ultimi aderenti e comunque riconducibili alla galassia di gruppi jihadisti che operano in Siria e che si ispirano e si richiamano ad Al Qaeda, in specie ignoti aderenti all’organizzazione terroristica Hay’at Tahrir a-Sham - gruppo inserito nelle liste delle organizzazioni terroristiche sia dalla Ue che dall’Onu - dopo aver proposto a Sandrini Alessandro di recarsi ad Adana in Turchia, al fine di simulare un sequestro di persona».
Il caso Zanotti
Zanini, Mitraj e Frokkai sono ritenuti anche i responsabili del sequestro di un altro bresciano. Si tratta di Sergio Zanotti, rapito in Siria nell’aprile del 2016 e liberato il 5 aprile 2019. L’udienza preliminare si celebrerà a Brescia, dopo la trasmissione degli atti per competenza territoriale dai giudici di Roma.
Ai magistrati della Procura della Capitale, al suo rientro, Zanotti aveva raccontato di non aver mai visto nei tre anni del sequestro Sandrini, a quel tempo ancora nelle mani dei sequestratori, e di aver sospettato che a «venderlo» fosse stato il tassista abusivo al quale si era rivolto per uno dei primi trasferimenti appena giunto nella città di Hatay, al confine turco con la Siria.
- Leggi qui il GdB in edicola oggi
- Iscriviti alle newsletter del GdB. Per ogni tuo interesse, puoi avere una newsletter gratuita da leggere comodamente nella mail.
riproduzione riservata © www.giornaledibrescia.it