Sequestri in Siria: in aula i casi dei due bresciani Sandrini e Zanotti

Lunedì il 38enne accusato di simulazione di reato comparirà davanti al gip insieme alle altre cinque persone coinvolte nei rapimenti
Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti, i due sequestrati bresciani in Siria - © www.giornaledibrescia.it
Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti, i due sequestrati bresciani in Siria - © www.giornaledibrescia.it
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La giustizia bresciana vuole fare chiarezza sul sequestro di Alessandro Sandrini, il bresciano rapito nell’ottobre del 2016 in Turchia e liberato in Siria il 22 maggio del 2019.

A quasi quattro anni dalla sua liberazione domani, 20 marzo, davanti al Gip di Brescia Elena Stefana è prevista l’udienza preliminare a carico di chi avrebbe organizzato il sequestro di Sandrini e anche a carico dello stesso bresciano che è parte civile ma anche indagato e accusato, per la sua prima parte del viaggio in Turchia, di simulazione di reato

La banda

Il rientro a casa di Sandrini dopo il sequestro - © www.giornaledibrescia.it
Il rientro a casa di Sandrini dopo il sequestro - © www.giornaledibrescia.it

Sono complessivamente sei i coinvolti. Si tratta di Marco Caraffa, catanese di 52 anni; Abdelaziz El Moumen; il bresciano di Mazzano Alberto Zanini, 55enne detenuto a Ferrara; Olsen Mitraj, albanese residente a Gussago; Fredi Frokkai, albanese residente a Flero e Hashad Ibrahim Hashem Mohamed, egiziano residente in centro città.

In mano a gruppi jihadisti

«Perché, in concorso tra loro - si legge negli atti - e con altri soggetti rimasti ignoti, operanti in Italia, Turchia e Siria, questi ultimi aderenti e comunque riconducibili alla galassia di gruppi jihadisti che operano in Siria e che si ispirano e si richiamano ad Al Qaeda, in specie ignoti aderenti all’organizzazione terroristica Hay’at Tahrir a-Sham - gruppo inserito nelle liste delle organizzazioni terroristiche sia dalla Ue che dall’Onu - dopo aver proposto a Sandrini Alessandro di recarsi ad Adana in Turchia, al fine di simulare un sequestro di persona». 

«Una volta che questi raggiungeva laTurchia - prosegue il passaggio - lo privavano effettivamente della libertà personale e poi lo conducevano, contro la sua volontà, in Siria consegnandolo successivamente al Turkestan Islamic Part - anch’esso gruppo che si richiama ad Al Qaeda e nato dal disciolto Jabhat Al-Nusr già inserito nelle liste delle organizzazioni terroristiche sia dalla Ue che dall’Onu - diffondendo poi video di rivendicazione del sequestro e ciò al fine di sovvertire l’ordine costituito nella Repubblica Araba di Siria intimidendo la popolazione civile locale ed europea anche per condizionare il legittimo Governo e, comunque, per destabilizzare e poi distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali della Siria nonché per dimostrare che il SyrianSalvation Government aveva il controllo dell’area del Governatorato di Idlib al fine di accreditarsi sul piano interno e internazionale come il Governo legittimo di quell’area».

Il caso Zanotti

Zanini, Mitraj e Frokkai sono ritenuti anche i responsabili del sequestro di un altro bresciano. Si tratta di Sergio Zanotti, rapito in Siria nell’aprile del 2016 e liberato il 5 aprile 2019. L’udienza preliminare si celebrerà a Brescia, dopo la trasmissione degli atti per competenza territoriale dai giudici di Roma.

Ai magistrati della Procura della Capitale, al suo rientro, Zanotti aveva raccontato di non aver mai visto nei tre anni del sequestro Sandrini, a quel tempo ancora nelle mani dei sequestratori, e di aver sospettato che a «venderlo» fosse stato il tassista abusivo al quale si era rivolto per uno dei primi trasferimenti appena giunto nella città di Hatay, al confine turco con la Siria.

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