Scuola, i docenti: «Tracciamento dei contagi troppo farraginoso»

Presidi, Ust e Ats stanno stilando un protocollo che semplifichi le procedure Bersini: «Siamo stremati»
Studenti. Le scuole di ogni ordine e grado sono alle prese con mille complessità burocratiche - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Studenti. Le scuole di ogni ordine e grado sono alle prese con mille complessità burocratiche - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
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«Tutta questa burocrazia sta paralizzando le scuole». Simonetta Tebaldini, preside dell’Itis Castelli di Brescia, non ne può più di questo «sistema di tracciamento dei contagi farraginoso, invasivo, devastante».

I colleghi sono d’accordo con lei e lunedì, durante un incontro online del Tavolo Scuole-Ats durato dalle 10 alle 15, hanno stilato un «protocollo d’intesa per la gestione operativa dei casi Covid» che renda uniforme e chiara la procedura. Il documento è stato completato martedì, giorno in cui, come riferisce Federica Di Cosimo, referente dell’Ufficio scolastico territoriale (Ust), erano attese «novità, a livello nazionale, sui tempi della quarantena e le modalità di gestione dei tamponi». Ieri, poi, il protocollo è stato diffuso a tutte le scuole bresciane che, come sottolinea Elena Lazzari, preside dell’Abba-Ballini, «stanno facendo un super lavoro che non sarebbero tenute a fare. Lo fanno, con spirito di forte collaborazione, per andare incontro ad Ats che non riesce a seguire tutto. In situazioni normali sarebbe Ats a dover segnalare alla scuola le positività, ora invece siamo noi a farlo ad Ats e a informare tutte le famiglie. Con strumenti, per altro, inadeguati».

Un esempio su tutti: «Il portale sul quale carichiamo i dati - prosegue la prof. Lazzari - non recepisce subito il secondo caso positivo di una classe perché il primo viene lavorato in tempi molto lunghi. E ancora: in centinaia di casi la procedura s’inceppa perché Ats non trova il referto del tampone. Questo può succedere perché, ad esempio, il medico di base non l’ha caricato». La mole di lavoro in capo alle scuole, insomma, è notevole, «anche ora che è sceso il numero dei nuovi positivi» al punto che «alcuni colleghi - sottolinea Lazzari -, soprattutto del primo ciclo, stanchi e arrabbiati, si augurano la dad per tutti, cosa davvero triste, che fa riflettere».

Le scuole, però, aggiunge la prof. Di Cosimo, «non devono rimanere chiuse, ma essere messe nelle condizioni di rimanere aperte. Questo è ciò che vogliono e chiedono i presidi». «Le famiglie sono disorientate e noi dobbiamo inserire mille informazioni in un portale che avrebbe dovuto lavorare in modo più snello - spiega la prof. Tebaldini -. Un esempio: per ogni contagiato dobbiamo specificare se ha sintomi o meno, cosa che il più delle volte le famiglie non ci comunicano. Basti pensare che in certi casi dobbiamo insistere anche per ricevere l’esito del tampone. Io, per giorni, mi sono concentrata su questioni Covid, e solo ora, che il portale sembra funzionare meglio e i nuovi positivi sono un po’ meno, inizio a occuparmi anche di scuola, il mio lavoro».

Ora nel suo istituto le classi in Dad sono passate da nove a sei e i positivi sono una cinquantina. Le difficoltà continuano a essere molte: «Abbiamo dovuto sostituirci ad Ats, ai medici...». Ma di una cosa la prof. Tebaldini è convinta: «La scuola va fatta in presenza».

Meglio in classe o a casa? «La situazione, pur difficoltosa, è in miglioramento. Confermo la mia opinione che sia fondamentale restare aperti», è il commento di Giovanni Rosa, al timone del Mantegna. «Non so, non sta a me dare una risposta, io seguo le decisioni del Ministero», dice invece Marta Mattiotti, preside del Comprensivo 2 di Desenzano: «Non è facile gestire il tracciamento, far capire alle famiglie che ciò che chiediamo loro non dipende da noi, ma è in linea con le indicazioni di Ats. Famiglie che, tra l’altro, fanno code infinite nelle farmacie e hanno difficoltà a gestire i ragazzi a casa». «Io - aggiunge Giacomo Bersini, preside del Dandolo di Corzano - sono sempre del parere che sarebbe stato meglio al rientro dalle vacanze natalizie svolgere la dad per almeno due settimane, il tempo necessario per superare il picco dei contagi. Più che il numero delle classi in Dad, mi preoccupa il fatto di avere molte classi dimezzate, se non di più, con conseguenti difficoltà a svolgere attività didattiche. La gestione dei casi Covid è difficilissima sia per il loro numero elevato sia per la difficoltà a rapportarsi con Ats. Noi per seguire i casi lavoriamo anche di domenica in condizioni allucinanti. Le famiglie protestano per i tamponi da fare e il certificato di fine isolamento da farsi rilasciare. E l’Ats non riesce più a gestire in modo appropriato i numerosi casi segnalati ogni giorno».

Si parla di «mille, a volte anche 1.400 tamponi da processare per le scuole», precisa Di Cosimo». «Siamo stremati», conclude Bersini.

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