Regionali 2023, per Del Bono record storico di preferenze: «Difenderò sogni e bisogni di Brescia»

Il risultato di Emilio Del Bono è davvero storico. Per capirlo basta pensare che il record precedente era di Mario Fappani, con 34.345 preferenze. Era il 1990, al tempo c’era la Dc ma soprattutto l’affluenza fu del 93,4%. Nel voto per le Regionali del 12 e 13 febbraio Del Bono ha ottenuto 35.761 preferenze, di gran lunga il primo di questa tornata elettorale, record di sempre per un candidato bresciano, forse nell’intera storia di Regione Lombardia. Sbriciolati altri risultati clamorosi, le 25.438 preferenze di Sandro Fontana del 1980, le 20.873 di Viviana Beccalossi e le 20.045 di Galperti del 2005, le 19.058 di Mauro Parolini del 2010.
Del Bono, come ci è riuscito?
È un risultato straordinario che mi onora ed emoziona. Sto vivendo giornate intense tra campagna elettorale e Capitale della cultura. Sono consapevole che dovrò onorare al meglio una fiducia così grande. Cercherò di farlo come ho sempre fatto: con impegno e dedizione per il mio territorio. Credo che il consenso derivi anche da questo: un riconoscimento ai 10 anni di buon governo della città. I cittadini mi hanno dato fiducia sapendo che davano un voto ad una persona che lavora con attenzione per risolvere i loro problemi. Sarà una esperienza non facile, dalla minoranza, ma difenderò e rappresenterò i bisogni e i sogni, le attese e le speranze dei bresciani al meglio delle mie forze.
C’è un po’ di rammarico per non aver accettato la carica a presidente?
No, non sono mai maturate le condizioni per quest’opzione, vale a dire un accordo politico ampio. Credo che nei prossimi anni dovremo lavorare per non ripetere l’errore che abbiamo compiuto anche in questa competizione elettorale, ovvero andare divisi: bisogna che coloro che non si riconoscono nell’Amministrazione regionale di centrodestra stiano uniti. Tutti. Così funziona il maggioritario a turno secco. Una delle ragioni dell’ampia astensione credo derivi dall’esito scontato: si sapeva già chi avrebbe vinto.
Che ruolo vuole ritagliarsi in consiglio Regionale?
Nei prossimi giorni incontrerò Majorino per discuterne. Credo che con Pierfrancesco potremo fare un buon lavoro insieme.
Visto il risultato personale, potrebbe fare il capogruppo del Pd?
Ne discuteremo.
La preoccupa una regione a trazione Fratelli d’Italia?
Il centrosinistra però in Lombardia non è competitivo da 30 anni...
Lo potrà essere quando ci saranno condizione diverse. La prima è che il Pd torni a essere partito di riferimento. Dopo il congresso sono convinto che il Partito Democratico tornerà a crescere. Confido vinca Stefano Bonaccini. Lui potrà fare un buon lavoro partendo dagli amministratori locali, la vera forza del Pd del futuro. Bisogna invertire il processo di un partito che da Roma guarda al territorio. Ripartire dalle realtà locali. Questo lo si può fare con idee forti e concretezza, dobbiamo essere idealisti e al tempo stesso pragmatici, vicini ai cittadini. Poi, come dicevo, servirà un candidato che si prepara nell’arco 5 anni e un’alleanza molto compatta.
Il suo risultato ha trainato il Pd in città al 38%. Un buon viatico per le elezioni in Loggia?
Sono ottimista. In città è molto diffusa la percezione di essere stati ben governati. Non credo che i cittadini bresciani vogliano tornare indietro. Poi la coalizione in campo è la stessa che ha governato finora, comprende anche Azione, quindi buona parte del Terzo Polo. Dall’altra parte c’è Fabio Rolfi, scattato prima del verde di Fratelli d’Italia, l’azionista di riferimento del centrodestra...
Intanto il Pd ha indicato Federico Manzoni per il tandem con Laura Castelletti.
Sì, siamo pronti, ora partiremo con la campagna elettorale. Voglio spendere una parola per Valter Muchetti, un uomo intelligente e generoso, sono sicuro che ci sarà anche lui.
Cosa vuole o può fare lei per la campagna elettorale in Loggia?
Intendo affiancare Laura e il mio partito, concordando con loro la mia presenza. Farò di tutto perché questa straordinaria esperienza possa continuare. Ho visto la città trasformarsi, cambiare, migliorare. Non voglio che questa trasformazione venga messa a rischio. È un patrimonio da preservare. Così come la riconquistata credibilità nazionale: oggi Brescia è indicata come laboratorio da imitare, dobbiamo esserne orgogliosi.
Dopo 10 anni da sindaco, il 18 marzo lascerà la Loggia. Come vive questo distacco?
Con malinconia. È difficile spiegare la vita di un sindaco. Io l’ho fatto in simbiosi con la città e i cittadini. Mi mancherà.
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