Quarta corsia sull'autostrada A4, Chiari: «Sarà un'evoluzione sostenibile»

Il direttore generale della Brescia-Padova: «Le istanze dei territori sono centrali, l’8 novembre tavolo tecnico a Brescia»
Il direttore generale Bruno Chiari - © www.giornaledibrescia.it
Il direttore generale Bruno Chiari - © www.giornaledibrescia.it
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Lo chiarisce subito: non si tratta solo di aggiungere una quarta corsia sull'autostrada A4, ma di un «progetto di evoluzione sostenibile» per rendere il servizio autostradale adeguato alle esigenze dei territori (incluse quelle ambientali) anche grazie alla tecnologia. Tanto che, per riuscirci, il dialogo e la raccolta delle istanze dei Comuni è stata e sarà la fase clou del lavoro. A spiegarlo è Bruno Chiari, direttore generale dell’autostrada Brescia-Padova di A4 Holding.

Che promuove il patto-Brescia avviato dall’on. Maurizio Casasco: «Siamo contenti di questi Stati generali del Bresciano avviati con tutti gli attori: sono lavori il cui esito verrà portato sul nostro tavolo per potere raccogliere tutti i suggerimenti che ne deriveranno». Un tavolo tecnico, quello di cui parla Chiari, che vedrà tornare i vertici di A4 a Brescia l’8 novembre, quando - in Broletto - «ascolteremo di nuovo amministratori e stakeholders per raccogliere da loro le istanze più di dettaglio, dopo il primo confronto del 2022».

Direttore, perché la quarta corsia è necessaria?

La necessità della quarta corsia per chi, anche solo occasionalmente, percorre la A4 credo sia abbastanza evidente: ormai siamo in alcune fasce orarie vicini alla congestione. Sulla nostra tratta mediamente passano circa 100mila veicoli al giorno (si parla di traffico medio giornaliero ndr) con punte anche di 120mila nei mesi estivi. Siamo la seconda o terza tratta più trafficata d’Italia e con questi volumi il livello di servizi inizia ad essere critico.

In una foto d'archivio, traffico sulla autostrada A4 - Foto © www.giornaledibrescia.it
In una foto d'archivio, traffico sulla autostrada A4 - Foto © www.giornaledibrescia.it

Di quali servizi parliamo?

Diventano complicate le manutenzioni, basta un semplice tamponamento oppure un piccolo cantiere e si arriva a sei-sette chilometri di coda. Anche per questo abbiamo sottoposto già qualche anno fa la situazione al Ministero che, alla fine del 2021, ci ha chiesto di realizzare uno studio. In quell’occasione abbiamo fatto anche un’analisi dei flussi del traffico fino al 2040.

A quel punto sarà completata l’Alta Velocità: non diminuirà il traffico su gomma?

No, nonostante l’arrivo dell’Alta Velocità nel tratto Brescia-Verona emerge che il traffico, sia quello leggero ma soprattutto quello pesante, è destinato ad aumentare di un ulteriore 7%. Questo nonostante l’Alta Velocità andrà a drenare circa il 10% del traffico leggero. Da questi dati siamo ripartiti per studiare le alternative: con la quarta corsia si dovrebbe ripristinare il livello di servizi adeguato in autostrada.

Quando presenterete il progetto al Mit?

Entro l’estate del 2024 confidiamo di riuscire a fare un progetto di fattibilità. I tempi di realizzazione sono divisi in fasi: nell’arco del 2026, che coincide con la scadenza della nostra concessione, puntiamo ad arrivare al progetto esecutivo. Poi chi realizzerà negli anni successivi la quarta corsia dipenderà dalle dinamiche concessorie.

Sulla concessione il Governo sembra guardare alla gara pubblica: parteciperete? E se sì, questo progetto sarebbe il vostro «biglietto da visita»?

Assolutamente sì, confidiamo di poter essere noi i gestori di questa tratta, anche perché abbiamo ormai un know how interno e conosciamo tutto. Chiaramente l’ambizione c’è e la nostra capogruppo vorrebbe rimanere in Italia: ovviamente questo deve però poi fare i conti col Ministero e con tutta la normativa. Qualora ci fosse una gara certamente parteciperemo.

La quarta corsia è incardinata in un progetto più ampio che voi definite di «evoluzione sostenibile»: non è un controsenso investire su gomma quando tutti guardano al ferro? Quale sarebbe la parte sostenibile del progetto?

Che ci sia un trasferimento dalla gomma al ferro è qualcosa di bello sulla carta, ma è utopistico. Oggi l’88% del traffico nazionale viaggia su gomma e non su ferro e dai nostri studi anche l’Alta Velocità non migliorerà di molto questo quadro. Viviamo in un tessuto economico e sociale fatto da centinaia di migliaia di microaziende che spostano materiale e merci con una percorrenza media che non supera i 43 km, quindi pensare che ci sia una ferrovia che risolva il problema è davvero utopistico. Per questo bisogna prendere in mano il problema e affrontarlo anche dal punto di vista della gomma.

Ma cosa significa autostrada sostenibile?

Che si realizza un’autostrada che tenga conto di tutte le esigenze del territorio, che migliori la fluidità del traffico, ma che porti anche a delle mitigazioni ambientali, barriere anti-rumore, aree di sosta e che introduca una tecnologia nuova attraverso la digitalizzazione. Bisogna agire su vari fronti e anche sulla tecnologia dei mezzi. Ci sarà un piano di sostenibilità nel progetto, che ne sarà permeato. Si mette mano a tutta l’infrastruttura. L’approccio che abbiamo avuto non a caso è stato dal basso.

Da Brescia sono già emerse delle esigenze: il casello di Brescia Est, il raccordo con la Tangenziale Sud, ma anche con la Corda Molle e la BreBeMi. C’è disponibilità da parte vostra a investire su questi snodi?

L’intervento più sentito è quello del casello di Brescia Est ed è contemplato nel nostro studio: raddoppiare le corsie sia a nord sia a sud, riallacciandoci sia alla Tangenziale sia alla Corda Molle e alla BreBeMi. Brescia Est per noi è un punto vitale.

Qui c’è un po’ il timore che sia l’ennesimo tavolo che alla prova pratica cade nel vuoto. La ferita è quella dell’autostrada della Valtrompia...

Se ci lasciano fare non cadrà nulla nel vuoto, come non è di fatto caduto il progetto della Valtrompia, che stiamo finanziando noi anche se lo sta realizzando l’Anas. È un investimento importante che stiamo finanziando in toto: il cantiere ora è iniziato e intendiamo mantenere tutti gli impegni presi.

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