Qual è la differenza tra torrido e afoso e perché ci riguarda

La distinzione è semplice, ma spesso viene ignorata: facciamo chiarezza, in questo momento di grandi cambiamenti climatici
Una ragazza si rinfresca dall'afa in piazza della Repubblica a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Una ragazza si rinfresca dall'afa in piazza della Repubblica a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Caldo torrido o afoso? La distinzione è semplice, ma spesso viene ignorata. Ecco perché è bene fare chiarezza una volta per tutte, soprattutto in questo momento storico di grandi e inediti cambiamenti climatici, che riguardano anche la nostra città, come è stato dimostrato dai devastanti fenomeni simil-tropicali che hanno segnato la nostra provincia. Tra questi, la supercella nel 2019 e la shelf cloud di fine luglio, solo per citare i più rilevanti.

In quanto al caldo, l'aggettivo torrido deriva dal verbo latino torrere (disseccare, asciugare) e deve essere utilizzato quando le alte temperature sono accompagnate da tassi di umidità contenuti. In poche parole, si tratta di caldo secco.

Totalmente diverso è il caldo afoso, umido, caratterizzato da tassi di umidità elevati, una condizione che ben conosciamo e che abbiamo sperimentato in questi giorni. Anche a Brescia e provincia può accadere che arrivino ondate di caldo torrido, ma nella maggior parte dei casi prevale l'afa, misurabile grazie al parametro noto come «dew point», ovvero punto di rugiada. Si tratta della temperatura alla quale l'aria, a pressione costante, diventa satura di vapore acqueo.

Se il punto di rugiada rimane intorno ai 16-17°C, l'afa è sopportabile, ma quando supera i 21-22°C la cappa inizia a diventare opprimente; il campanello d'allarme scatta se il valore oltrepassa la soglia dei 24-25°C. 

 

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