Profughi ucraini, il prefetto: «No alla testa sotto la sabbia»
Lo ha detto più volte nel corso dei numerosi tavoli di confronto di questi giorni. «A segnalare che arrivano diecimila persone siamo tutti capaci, a trovare diecimila case un po' meno». Pensieri e parole del prefetto Maria Rosaria Laganà alle prese, come i colleghi di tutt’Italia, con la gestione dei primi arrivi dalla zona di guerra.
Quali sono le principali complessità che sono emerse?
«Si sono palesate due difficoltà: la prima è legata al fatto che di solito i profughi nelle precedenti emergenze andavano in questura, in questo caso invece si muovono liberamente. Arrivano da familiari o da connazionali. Per ora sono oltre 600 le persone passate dalla questura però non sono solo questi i profughi ucraini, ma ce ne sono molti altri che la questura non intercetta perché non c'è l'urgenza di registrarsi. Il primo problema è quindi sapere quanti sono e dove sono. Abbiamo messo a punto una sorta di triage. Casi verdi, quelli che hanno un alloggio definitivo, gialli quelli che hanno una sistemazione temporanea, rossi quelli che arrivano ma non sanno dove andare. E qui sorge il secondo problema. Quello delle abitazioni».
E come lo state affrontando?
«Il sistema Cas-Sai è quello che noi come Prefettura possiamo utilizzare stando alle norme. Abbiamo come via maestra il Cas, il Centro d’accoglienza straordinaria, ma ha numeri limitatissimi e abbiamo già dato mandato ai nostri uffici di ampliare l'offerta. C'è poi il discorso delle liberalità, di coloro che vogliono ospitare in casa propria un profugo o che mettono a disposizione gratuitamente un appartamento. E quindi abbiamo due necessità: intercettare tutte le offerte di abitazione a titolo gratuito, ma anche tutte le offerte possibili di casa a titolo oneroso che saranno inserite nel circuito Cas».Nascerà un sito internet per la gestione degli immobili?
«Prima di tutto la questura creerà un database con i dati delle persone che si registrano in questura e di quelli che dovranno essere segnalati dai Comuni che per legge sono obbligati a farlo. Abbiamo quindi deciso di fare un sito che gestirà la Prefettura e in cui tanto i sindaci quanto i privati segnalano le disponibilità di immobili. Sarà più fluida la linea delle abitazioni gratuite, perché mi basterà chiamare la famiglia, offrire loro la disponibilità. Il percorso è stato definito e tra pochi giorni il sito sarà attivo. I sindaci anche in questo saranno fondamentali».

Che cosa chiede ai sindaci bresciani?
«Ci diano prima di tutto un supporto nel monitoraggio, si facciano carico delle presenze e di verificare le disponibilità di alloggi. Poi se loro stessi si fanno promotori di forme di accoglienza autonomie nel senso che li gestiscono loro, noi facciamo la nostra parte. Se hanno sul territorio dei profughi ucraini è inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Ai sindaci dico: stipulate una convenzione con la Prefettura e noi paghiamo in base alle tariffe stabilite dalla legge che sono tra i 20 e i 22 euro a testa per immigrato. Per questo voglio andare sul territorio a convincere i primi cittadini. Non abbiamo altre strade. Conto molto sulla disponibilità e sulla collaborazione dei sindaci. Queste persone che arrivano possono tranquillamente lavorare perché hanno un permesso che glielo permette e possono inserirsi».
E se il numero di arrivi dovesse aumentare sensibilmente?
«Dovrebbe intervenire la Regione perché sarebbe impensabile che a fronte di mille arrivi io possa trovare mille posti letto e in quel caso la Regione dovrebbe creare strutture di prima accoglienza dalle quale poi gestire le uscite man mano si trovano posti sul territorio».
Quanti arrivi prevedete nel Bresciano?
«Si parte dal dato che sul territorio ci sono 8mila ucraini, ma tra questi anche molti minori. Non sappiamo quanti decidano di ospitare e oggi le città con maggiore affluenza sono Milano e Napoli. Certo, il fatto che a Brescia ci sia un'importante comunità ucraina ci fa pensare che potrebbe arrivare un numero importante di profughi».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
