Profughi ucraini e Covid: com'è la situazione a Brescia

Arrivate 1.600 persone, 5% positive al coronavirus. Attivati tre centri per l'accoglienza sanitaria: via Morelli in città, Lonato e Chiari
  • Sportello per l'iscrizione all'anagrafe sanitaria attivato in via Morelli a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
    Prima giornata di accoglienza sanitaria per i profughi ucraini in via Morelli
  • Prima giornata di accoglienza sanitaria per i profughi ucraini in via Morelli
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    Prima giornata di accoglienza sanitaria per i profughi ucraini in via Morelli
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    Prima giornata di accoglienza sanitaria per i profughi ucraini in via Morelli
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I profughi in fuga dalla guerra in Ucraina che sono arrivati in Lombardia sono undicimila, di cui 1.600 in provincia di Brescia. Per loro si è messo in moto il sistema di accoglienza, che comprende non solo la sistemazione abitativa e la regolarizzazione dei documenti, ma anche l’assistenza sanitaria. Con un’attenzione particolare al tracciamento del coronavirus, tenendo conto che la pandemia di Covid è ancora in corso e - proprio come confermano i dati degli ultimi giorni - i contagi stanno aumentando.

«Tutti i cittadini ucraini entro 48 ore dall’arrivo in Italia devono fare il tampone per individuare eventuali positività ed entro cinque giorni devono effettuare i vaccini obbligatori per i bambini, mentre a tutti viene offerta la vaccinazione Covid - spiega la vicepresidente e assessore regionale al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, intervenendo in collegamento video a Punti di Vista su Teletutto -. Devo dire che non sono moltissimi quelli immunizzati (meno del 40%, secondo i primi dati ndr), ma accettano tutti con molta facilità l'offerta di vaccinazione Covid. Abbiamo attivato anche diversi Covid Hotel e il trasporto degli eventuali positivi».

La situazione a Brescia

Cittadini ucraini in fila per la vaccinazione all'hub di via Morelli - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Cittadini ucraini in fila per la vaccinazione all'hub di via Morelli - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Dei 1.600 profughi giunti nella nostra provincia, il 5% è risultato positivo al coronavirus. Sono una decina i profughi ucraini ospiti nei Covid hotel (a Brescia e sul Garda), che risultano asintomatici o con lievi sintomi. Sono circa 60, invece, le persone con infezioni da Sars-CoV-2 che hanno trovato ospitalità in casa di amici o parenti, dove stanno rispettando l’isolamento.

Prima dell’apertura dell’hotspot in via Morelli, attivo dal 17 marzo, l’Ats di Brescia aveva allestito nella parrocchia delle Sante Capitanio e Gerosa a San Polo uno stand dove sottoporre a tampone tutti i profughi, perlopiù donne e bambini. La scelta era ricaduta su quel luogo perché i profughi già si recavano nel quartiere per andare in Questura, dove ottenere il rilascio dei documenti, la validazione del passaporto e la registrazione del domicilio. Fino all’altroieri sono stati processati in tutto 1.536 tamponi, una settantina dei quali è risultato positivo. «Temevamo potessero essere molti di più - afferma Claudio Sileo, direttore generale di Ats - ma fortunatamente per il momento il numero è contenuto. Appena individuata la positività della persona ci siamo attivati per l’isolamento e la cura».

Gli hotspot sanitari sul territorio

Asst Brescia, si diceva, ha spostato il centro per l’accoglienza sanitaria dei profughi ucraini in via Morelli, dove è ancora attivo l’hub vaccinale Covid gestito dagli Spedali Civili. Il centr è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16, mentre il sabato dalle 8 alle 12.30. Qui le persone in fuga dalla guerra possono ottenere la tessera sanitaria temporanea o l’Stp (straniero temporaneamente presente), il documento che consente l’accesso al sistema sanitario nazionale, e sottoporsi al tampone. È qui che ricevono subito l’offerta di vaccinarsi contro il coronavirus. È proprio questo il motivo della scelta del trasferimento da San Polo a via Morelli: ottimizzare i tempi e proporre subito la somministrazione del vaccino. Solo oggi, in 25 lo hanno richiesto e ricevuto.

La scelta di realizzare degli hotspot dedicati ai profughi (qui le regole per la provincia di Brescia) è stata dettata da Regione Lombardia, che già dieci giorni fa aveva avvisato le Ats lombarde di attivarsi in questo senso. «Considerando la morfologia del nostro territorio - chiarisce Claudio Sileo, direttore di Ats Brescia - ho previsto che ne aprissero tre: una per ogni Asst. Dopo quella di Brescia, lunedì aprirà l’hotspot a Chiari, per l’azienda sociosanitaria della Franciacorta e venerdì 18 marzo a Lonato per l’Asst del Garda (dal lunedì al sabato dalle 14 alle 18)».

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