Processo Ubi, tutti assolti i vertici della banca

Il banchiere Giovanni Bazoli e i dirigenti Massiah, Moltrasio e Zanetti. Unica condanna per Polotti per un'omessa comunicazione a Consob
Il logo di Ubi Banca - Foto Epa/Mattia Sedda © www.giornaledibrescia.it
Il logo di Ubi Banca - Foto Epa/Mattia Sedda © www.giornaledibrescia.it
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Tutti assolti. Il tribunale di Bergamo ha assolto - dopo quasi 10 ore di camera di consiglio - tutti gli imputati nel processo Ubi Banca, relativo a presunte irregolarità nella gestione dell'istituto di credito. In particolare, il banchiere Giovanni Bazoli, ex presidente di Intesa Sanpaolo, è stato assolto per il reato di ostacolo all'autorità di vigilanza «perché il fatto non sussiste» e per il reato di illecita influenza in assemblea «per non aver commesso il fatto», in relazione all'assise di Ubi Banca del 20 aprile 2013.

Assolti contestualmente, come detto, anche gli altri vertici dell’istituto di credito: Victor Massiah, all'epoca dei fatti amministratore delegato dell'istituto di credito, Emilio Zanetti, già presidente del Consiglio di Gestione, e Andrea Moltrasio, che fu a capo del Consiglio di Sorveglianza. Unica condanna a 1 anno e 7 mesi per Franco Polotti, al quale viene tuttavia contestata la sola omessa comunicazione a Consob - unica parte civile ammessa - relativa ad un conflitto di interesse, riguardante una società a lui riconducibile.

La Procura di Bergamo aveva chiesto condanne comprese tra l'1 anno e 2 mesi e i 6 anni e 8 mesi di reclusione, aggiungendo poi in fase di repliche la richiesta a una riduzione della pena di 6 mesi in virtù della prescrizione del reato di illecita influenza in assemblea. Il tribunale ha invece assolto tutti gli imputati, così come era stato chiesto dalla difesa. Per l'ex consigliere delegato Massiah, riguardo l'influenza illecita sull'assemblea del 2013, il Tribunale di Bergamo ha deciso il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, a differenza del banchiere Giovanni Bazoli che è stato assolto nel merito.

Molti dei 31 amministratori interessati inizialmente dall'inchiesta erano già usciti di scena sulla scorta di una richiesta di assoluzione avanzata dalla stessa accusa, come nel caso della figlia di Giovanni Bazoli, Francesca.

Il banchiere Giovanni Bazoli (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
Il banchiere Giovanni Bazoli (archivio) - © www.giornaledibrescia.it

«Apprezzo grandemente la professionalità e l'indipendenza dimostrata dal Tribunale di Bergamo che ha emesso questa sentenza che fa onore alla magistratura» è stato il primo commento di Giovanni Bazoli. «Resta però inaccettabile che la vita di incensurati cittadini e stimati professionisti e imprenditori sia stata sconvolta per sette anni da una vicenda giudiziaria basata su un'accusa totalmente infondata».

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I reati contestati nel processo erano ostacolo all'autorità di vigilanza (Banca d'Italia e Consob) e illecita influenza in assemblea, in relazione all'assise del 20 aprile 2013 di Ubi Banca. Solo a 4 dei 30 imputati sono contestati entrambi i reati: Giovanni Bazoli, Emilio Zanetti, Andrea Moltrasio e Victor Massiah. In fase di repliche, tuttavia, il pm Mandurino ha detto che il reato di illecita influenza in assemblea si è prescritto nel giugno scorso e ha quindi chiesto il proscioglimento degli imputati cui è contestato solo questo reato (14 in tutto, di cui per 3 aveva già chiesto l'assoluzione) e una riduzione della richiesta di condanna di 6 mesi per gli imputati cui erano contestati entrambi i reati.

Victor Massiah, già ceo di Ubi Banca - @ www.giornaledibrescia.it
Victor Massiah, già ceo di Ubi Banca - @ www.giornaledibrescia.it

Contestualmente è caduta anche la richiesta di confisca di 5,3 milioni di euro legata al reato di illecita influenza in assemblea. Secondo l'ipotesi accusatoria, per quella assemblea fu messo in piedi un sistema per raccogliere, in maniera illecita, deleghe in bianco per il voto sul rinnovo del Consiglio di sorveglianza. L'obiettivo era quello di far prevalere in assemblea la lista 1 (Lista Moltrasio) sulle altre due liste presentate: Lista 2 guidata dal professor Andrea Resti e lista 3 dell'imprenditore Giorgio Jannone. Stando alla ricostruzione della Procura, senza questo sistema non avrebbe vinto la lista 1 ma la lista 2 e quindi l'asse Bergamo-Brescia rappresentato da Zanetti e Bazoli avrebbe perso il controllo della banca.

Per quanto riguarda il reato di ostacolo all'autorità di vigilanza, questo sarebbe stato commesso attraverso una serie di mancate comunicazioni od omissioni alla Consob e alla Banca d'Italia di fronte alla circostanza che - per l'accusa - di fatto Ubi Banca veniva gestita da un patto parasociale tra le associazioni Ablp e Amici di Ubi Banca, che vedevano come referenti rispettivamente Giovanni Bazoli ed Emilio Zanetti, che decidevano le nomine in violazione dello statuto della banca.

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