Processo Scarface: Pm e carabinieri tra i testimoni

Dovranno chiarire i loro rapporti con l’imprenditore Mura, al centro dell’inchiesta
Il tribunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Un magistrato, la moglie che lavora a Palazzo di giustizia, i carabinieri in servizio a Chiari e finiti sotto indagine disciplinare. E poi ufficiali di polizia giudiziaria che operano in Procura e sul territorio. I loro nomi sono inseriti come testimoni nell’ambito del processo Scarface, iniziato ieri per una decina di imputati che hanno scelto il dibattimento. Pubblici ufficiali - mai indagati - chiamati a testimoniare non per riferire sui contorni dell’indagine che ha smascherato una presunta associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro attraverso soprattutto il gioco del Lotto, ma per chiarire i loro rapporti personali con il riferimento del gruppo, l’imprenditore Francesco Mura.

Rapporti che nell’informativa dell’inchiesta venivano definiti «particolari». «Mura nel corso degli anni è riuscito ad instaurare e consolidare rapporti di amicizia con vari esponenti delle forze dell’ordine. Questi rapporti sono sempre stati coltivati con l’unica finalità di sfruttarli ogni qualvolta se ne fosse presentata la necessità per i suoi tornaconti personali». E ancora «Mura ha agito per tornaconto personale da in tendersi anche nel costante aggiornamento sulle indagini in corso così da comprendere ed agire di conseguenza in caso di attività che avrebbero potuto individuarlo come terminale bresciano di una ’ndrina calabrese attiva nel Milanese».

I pubblici ufficiali inseriti nelle liste testimoni che comprendono complessivamente 200 nomi, dovranno riferire delle cene con Mura, delle partite della Juventus viste allo stadio di Torino in Tribuna Boniperti con i biglietti offerti dallo stesso imprenditore poi finito sotto inchiesta e in carcere. Nell’elenco di testimoni gli avvocati di Mura hanno inserito anche componenti della famiglia Pangallo, ritenuta da chi indaga, vicina alla ’ndrina Barbaro Papalia. Nell’udienza di ieri il collegio giudicante ha rigettato tutte le eccezioni sollevate dalle difese che, tra le altre, avevano chiesto di trasferire il processo altrove per incompatibilità ambientale. I giudici hanno deciso che il dibattimento Scarface resta a Brescia. Con testimoni di solito abituati a fare domande e non a dovere rispondere.

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