Prese due ragazzini a bastonate, professore chiede messa alla prova

I fatti risalgono a due anni fa: l'imputato ha raggiunto un accordo con una sola delle due vittime
Uno dei ragazzini feriti - © www.giornaledibrescia.it
Uno dei ragazzini feriti - © www.giornaledibrescia.it
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Ha raggiunto l’accordo con una delle sue vittime. Ha staccato un assegno da 6mila euro e ottenuto dai genitori del ragazzino, gli unici autorizzati a farlo, la revoca della loro costituzione di parte civile. È disposto a versare una quota per risarcire il danno anche a favore del papà e della mamma dell’altro minorenne che prese a bastonate la sera del 14 febbraio di due anni fa e che mandò all’ospedale con una prognosi superiore ai 40 giorni. Per loro sono pronti due assegni da 4.500 euro, che con tutta probabilità non saranno mai incassati.

«Non può essere sempre e solo una questione di denaro. Non può essere che un professore picchi un ragazzo di 14 anni e lo mandi all’ospedale. Non lo si può tollerare da uno che deve educare i ragazzi. Si tenga pure i suoi soldi. Noi non revocheremo la nostra costituzione», ha detto uscendo dall’aula la mamma del ragazzino - assistita dagli avvocati Marino Colosio e Francesca Scagliola - che concluse la serata di San Valentino di due anni fa all’ospedale con uno squarcio sulla testa e un versamento spaventoso.

Alberto Poli, 60enne docente di materia tecnica nell’istituto frequentato anche da uno dei due ragazzi, liquidando i danni patiti dalle sue giovani vittime, spera di ottenere il beneficio della messa alla prova. Di saldare così il suo conto aperto con la giustizia quella sera. La sua intenzione è stata comunicata dai suoi legali, gli avvocati Luca Broli e Michele Zerbio, al giudice Giovanni Pagliuca che ne ha preso atto e ha preso atto anche del rifiuto dei genitori del giovane e ha aggiornato il processo al prossimo 18 gennaio per decidere se accordare la misura o meno.

Al terribile epilogo di quella serata, materia del processo, si arrivò in seguito allo scherzo fatto dai ragazzi al «prof», al lancio di petardi sotto l’abitazione dell’insegnante. Botti non graditi dal 60enne e dai suoi figli. Che si sarebbero affacciati per capire di chi era la responsabilità di quelle esplosioni e sarebbero rientrati in casa accompagnati dagli insulti e dalle minacce dei ragazzini che, così facendo, provocarono l’adulto e la sua feroce reazione. Poli a quel punto scese in strada e si mise all’inseguimento dei due 14enni. Li incrociò nei pressi di una falegnameria e qui diede fondo alla sua rabbia. «Ero al buio, mi sono sentito accerchiato - ha detto ieri al termine dell’udienza l’insegnante - ho preso in mano il primo oggetto che ho trovato. Io ho sbagliato» ha concluso l’uomo che aveva già chiesto scusa in aula a febbraio, suscitando la rabbia dei genitori della sua vittima e che ieri, oltre alle scuse, si è visto anche rifiutare anche i soldi.

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