Piano cave, l’algoritmo ha fatto male i conti: a rischio la bozza

Martedì vertice tra Broletto e Università: potrebbe slittare il termine per presentare le osservazioni
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PIANO CAVE A RISCHIO
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Che il confronto tra i portatori di interesse fosse serrato e acceso lo si era capito già da qualche giorno, sia per le voci di possibili rinvii dei termini di presentazione delle osservazioni, scaduti ieri, sia per il differimento a data da destinarsi della conferenza di servizio per la procedura di Vas, la valutazione ambientale strategica.

Ma che si potesse arrivare a ripubblicare la bozza del Piano cave provinciale, riavviando il nastro delle procedure e ridando quindi 60 giorni di tempo per le contestazioni, non era immaginabile. Eppure è quello che potrebbe accadere martedì, dopo l’incontro tra il presidente della Provincia Samuele Alghisi, i dirigenti dell’Ufficio Ambiente del Broletto e l’Università di Brescia.

«Dal confronto di queste settimane - afferma Guido Galperti, vicepresidente della Provincia e delegato per l’Ambiente - è emerso un errore materiale nel calcolo del fabbisogno che potrebbe inficiare il lavoro. A questo punto - aggiunge Galperti - si aprono due strade: o aggiornare il Piano cave e ripubblicarlo come fosse un documento ex novo, facendo ripartire il termine per la presentazione delle osservazioni, oppure, se possibile, assorbire l’errore e, senza nuova pubblicazione, allungare i termini per la scadenza dando la possibilità, a chi non lo ha fatto prima, di presentare le osservazioni».

In Broletto finora sono state presentate una trentina di osservazioni da parte di Amministrazioni comunali, associazioni ambientaliste, industriali, costruttori e singoli operatori. «Negli incontri con gli uffici - spiega Galperti - sono emerse alcune questioni che comportano la necessità di un’attenta valutazione per capire come procedere».

A mettere in dubbio il lavoro fatto in questi mesi pare essere l’algoritmo utilizzato per il calcolo del fabbisogno di sabbia e ghiaia per i prossimi dieci anni: «L’algoritmo potrebbe essere sbagliato - ammette il vicepresidente - e se così fosse a questo punto potrebbe ripartire una proposta di piano».

Tra le osservazioni depositate in Provincia ce n’è una, per esempio, del Comune di Montichiari, con la quale si rileva «un’imprecisione nella determinazione del fabbisogno derivante dal settore edile dovuta all’utilizzo di dati Istat temporaneamente collocati in una decade (2008-2017) non coerente con la data di messa a disposizione del Rapporto ambientale, corretta la quale (2010-2019) il fabbisogno totale indicato dal Piano in metri cubi 41.479.097 è rideterminato in 36.256.769».

In pratica, stando alle contestazioni mosse dagli uffici del Comune monteclarense, ci sarebbe un errore nel calcolo del fabbisogno di materia prima, che farebbe risparmiare all’ambiente poco più di cinque milioni di metricubi di sabbia e ghiaia, evitando ulteriori scavi. Che sia questo «l’errore materiale», però, è presto per dirlo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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