Perché è saltata la bonifica della Caffaro

La commissione ha rigettato la richiesta delle aziende vincitrici dell'appalto di revisione dei costi per il caro energia
La Caffaro © www.giornaledibrescia.it
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Gli effetti della guerra, «l’impazzimento dei prezzi delle opere pubbliche» e i rincari dell’energia hanno affossato la gara d’appalto bandita a febbraio per la bonifica del Sin Brescia Caffaro.

L’unica offerta presentata dal raggruppamento temporaneo di imprese composto da Greenthesis Spa, Htr Bonifiche e Nico Srl, è stata dichiarata inammissibile dalla commissione di valutazione costituitasi all’indomani del bando. È stato lo stesso commissario Mario Nova, ieri, a invitare la stampa negli uffici di via Marconi per spiegare le ragioni di questa decisione.

Tramontati i giorni nei quali si annunciavano con entusiasmo i passi avanti realizzati per arrivare alla bonifica della cittadella dei veleni di via Milano, ieri il commissario si è presentato da solo per dare la triste notizia. «Dopo aver valutato idonea l’offerta tecnica del raggruppamento di imprese – ha spiegato l’ingegner Nova – il 14 settembre abbiamo aperto la busta economica, che proponeva uno sconto sul prezzo a base d’asta (circa 62 milioni di euro, ndr) dello 0,75 per cento. Allegata all’offerta – ha aggiunto – c’era una nota che poneva alcune condizioni, che ha generato perplessità nella commissione». In pratica le tre aziende chiedevano, in ordine all’aumento dei prezzi per la realizzazione delle opere pubbliche e ai rincari dell’energia, la revisione dei costi in linea con i prezzi del mercato. «Una pratica esclusa dal disciplinare – ha proseguito il commissario – e dalle norme generali sugli appalti pubblici».

La commissione ha quindi deciso di chiedere un parere all’Avvocatura dello Stato che il 17 novembre si è espressa: «Offerta inammissibile. Noi – prosegue Nova – non abbiamo potuto fare altro che prendere atto e regolarci di conseguenza». Ieri mattina si è riunita la commissione di valutazione delle offerte che ha rigettato la proposta delle tre aziende, azzerando di fatto il bando. 

Cosa succede ora

Adesso non resta che ripartire da capo. Va cioè indetta una nuova gara, ma con alcuni accorgimenti, visto che «rispetto al progetto iniziale e al bando di un anno fa servirebbero 20 milioni di euro in più». La cifra è una stima di massima - «da prendere con le pinze» - che il commissario ha sottoposto un mese fa al Ministero dell’Ambiente, chiedendo maggiori fondi, ma senza successo.

«Adesso – ha spiegato Nova – nell’ambito del progetto di bonifica, dobbiamo procedere rapidamente alla selezione delle opere urgenti che sono necessarie per contribuire all’immediata riduzione delle condizioni di criticità ambientali che lo stabilimento presenta». L’idea è cioè quella di utilizzare i 62 milioni disponibili per fare quanto possibile, istruendo una nuova gara con meno lavori.

«Selezioneremo all’interno del progetto complessivo le opere prioritarie – ha chiarito Nova – quali lo smantellamento degli edifici e degli impianti, la gestione della barriera idraulica e la bonifica dei punti del sito che presentano maggiori livelli di inquinamento». Una decisione che sarà assunta dopo un confronto con gli altri attori della partita: Ministero, Regione e Comune.

I tempi

L’obiettivo a questo punto è riuscire a espletare la nuova procedura di gara entro sei mesi e affidare i lavori già a giugno. Un auspicio da parte del commissario Nova che spera così di ridurre al minimo i ritardi e riuscire comunque ad avviare i cantieri nel 2023, come da programma. Obbiettivo che non sarà facile da realizzare considerato le enormi problematiche della bonifica. «Il completamento delle opere – ha concluso Nova – sarà quindi subordinato al reperimento di ulteriori risorse che cercherò di acquisire con l’impegno di tutte le istituzioni coinvolte. Il ministero al momento non ci ha dato assicurazioni».

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