Perché è importante chiamarla supercella e non tromba d'aria

Dopo l'inquietante fronte temporalesco di ieri sera, un'analisi dei fenomeni dovuti al cambiamento climatico in atto
La supercella del 12 agosto nello scatto di Maurizio Signani
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Non bastava il violentissimo temporale del 2 agosto, con venti di «downburst» superiori ai 120-130 chilometri orari. Non bastava la supercella del 7 agosto. No, ieri un nuovo, inquietante fronte temporalesco ha colpito il Bresciano, e per la seconda volta nel giro di pochi giorni si è trattato di una supercella.

Quando si parla di eventi atmosferici è importante usare i termini corretti: nessuna tromba d’aria, nessun uragano, nulla di tutto ciò. Quella di ieri è stata semplicemente (si fa per dire) una supercella, ovvero un temporale al cui interno si verifica una rotazione delle correnti. Il risultato è la formazione di un’area depressionaria nota come «mesociclone», accompagnata da venti superiori ai 100 chilometri orari. Detto ciò, è importante sottolineare un altro aspetto: in pianura padana supercelle e downburst sono sempre esistiti. Non si tratta di novità, ma di fenomeni che appartengono al nostro repertorio atmosferico, eppure qualcosa è cambiato: la frequenza.

Il meccanismo è semplice: il clima sta cambiando, le temperature continuano ad aumentare e il caldo anomalo fornisce all’atmosfera una gran quantità di energia. Eventi come quello di ieri rappresentano la valvola di sfogo per questo «carburante naturale». Non è un caso che la furia del maltempo si sia scatenata dopo alcuni giorni di caldo afoso. Tassi di umidità alle stelle e temperature vicine ai 34-35°C hanno creato un mix esplosivo e così è accaduto ciò che molti temevano.

Cosa possiamo fare di fronte a tutto ciò? Tante cose, ma la prima, e forse la più importante, è una sola: prendere atto del cambiamento climatico in atto. Non c’è altro tempo da perdere, la realtà è sotto gli occhi di tutti.

 

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