Omicidio Ziliani, le figlie e Mirto: «Eravamo un’unità con una testa sola»

In aula gli imputati hanno confermato la relazione «poliamorosa» e totalizzante
Da sinistra Laura Ziliani, Paola e Silvia Zani. Nel riquadro Mirto Milani - Foto tratte dai profili Facebook
Da sinistra Laura Ziliani, Paola e Silvia Zani. Nel riquadro Mirto Milani - Foto tratte dai profili Facebook
AA

Una relazione a tre, totalizzante, morbosa. Tre persone distinte che però, a un certo punto, si trasformano in un’unità. «Noi eravamo una famiglia». Che scricchiola, almeno dopo l’udienza di ieri, quando Paola ha raccontato che - dopo l’esame di Mirto - Silvia in una pausa ha decretato (urlando) la fine del «trio criminale».

Pochi minuti prima, però, la fotografia scattata da loro stessi in aula era ben diversa. Hanno raccontato di un ingranaggio oliato, con al suo interno equilibri tentacolari. «Le scelte venivano sempre prese tutti insieme - spiega Silvia Zani, la maggiore delle figlie di Laura Ziliani -. Ragionavamo come una testa sola, nessuno aveva la libertà di pensare in autonomia». Così la fisioterapista di 29 anni ricostruisce anche la pianificazione dell’omicidio della madre: «C’erano momenti in cui qualcuno era insicuro, voleva tornare indietro, ma era sempre la maggioranza a vincere. I due più forti riportavano l’altro sulla strada decisa in precedenza, insieme». Non si tratta solo di condivisione di responsabilità, ma di un autentico accordo. «Avevamo fatto un patto preciso. Il nostro obiettivo era costruire una famiglia a tre».

Che cosa è una famiglia, per chi ha scelto di tagliare i ponti con quella d’origine per plasmarne una da zero, blindata ed esclusiva? «Una famiglia sono persone che collaborano, ognuna con un ruolo, come su una zattera che non vuole affondare» prosegue la maggiore delle sorelle, che parla per prima.

Le fa eco il fidanzato, il coetaneo Mirto Milani: «Io e Silvia stiamo insieme da 12 anni, praticamente siamo cresciuti fianco a fianco». E Paola? «Lei è stata inglobata dopo, quando nel 2019 è tornata dall’Erasmus in Francia. Per lei ho sempre provato affetto e poi il mio sentimento è cambiato. L’ho dichiarato, Silvia ha capito e accettato e abbiamo iniziato una relazione a tre». Il rapporto tra i tre è esclusivo e non comprende l’intrusione di altri. «Non avevamo amici o amiche. Eravamo solo noi tre, soprattutto durante il lockdown, quando per mesi abbiamo praticamente vissuto in simbiosi nella stessa camera. La mia».

La relazione tra i tre viene definita da loro stessi «poliamore». «In altre culture è normale - commenta Silvia -. Mirto ama sia me che mia sorella e per me non è un problema». La sintonia emerge anche dalla testimonianza di Paola, la sorella minore: «Non vedevo alternative, non avevo nessuno con cui parlare». Al punto che, per gestire la paura di essere uccisa da sua madre, inizia con Mirto quella che definisce una «psicoterapia». «Facevamo lunghi colloqui, lui si metteva la mascherina, cambiava timbro vocale e parlava in terza persona».

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato