Omicidio di Nuvolento, le voci in paese: «Venerdì sera erano fuori a cena, sembravano sereni»

Così i titolari di un ristorante del paese frequentato dalla coppia. Ma nessuno sa dire se effettivamente c'erano tensioni
Romano Fagoni abitava a Nuvolento - © www.giornaledibrescia.it
Romano Fagoni abitava a Nuvolento - © www.giornaledibrescia.it
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Sgomento e incredulità per quanto accaduto. Dolore e vicinanza nei confronti di una famiglia dove nulla sarà mai più come prima. Sono questi i sentimenti con i quali la comunità di Nuvolento si è svegliata il giorno dopo l’efferato omicidio, nel quale è stato ucciso il 60enne Romano Fagoni, colpito a morte dalle coltellate che la moglie Raffaella Ragnoli, di 57 anni, gli ha sferrato al collo con un coltello da cucina al culmine di una lite famigliare degenerata davanti agli occhi del figlio di 15 anni.

Non si parla d’altro in paese, perché qui si conoscono tutti e quindi la disgrazia è come appartenesse all’intera comunità. Una vicenda che nasconde risvolti probabilmente gravissimi, ma talmente ben nascosti nelle pieghe della vita strettamente famigliare, che nessuno ne sa nulla. O non si vuole sbilanciarsi e andare oltre a quelle che possono essere semplici sensazioni.

Si parla di presunti maltrattamenti psicologici tra le mura domestiche andati avanti per anni, di tensioni e atteggiamenti aggressivi da parte di Romano Fagoni verso moglie e figli. A chiunque si chieda in paese, la coppia appariva però molto affiatata. Anche poche ore prima del fatto di sangue. Ne parlano Graziella e Ramona, le titolari del bar pizzeria Tortuga’s, dove Fagoni era stato solo 50 minuti prima dell'omicidio e dove era solito andare tutti i giorni da 26 anni. «L’altra sera - raccontano - è entrato ben vestito e con i capelli tagliati di fresco, era infatti appena andato dal parrucchiere, ha fatto due chiacchiere e bevuto un caffè perché da quando aveva avuto l’infarto poche settimane fa beveva quasi esclusivamente caffè e non fumava nemmeno più». Venerdì nella stessa pizzeria di Nuvolento era andato in compagnia della moglie, 24 ore prima della lite finita nel sangue. «Erano con una coppia di amici a mangiare la pizza e sembravano l’immagine della serenità. Impensabile quanto accaduto» riferiscono le titolari del ristorante.

Nel racconto anche di alcuni avventori amici, emerge che lui era molto orgoglioso della sua famiglia e dei figli, soprattutto di quello piccolo. «Lo vedevamo spesso con la moglie andare in pasticceria, ma anche uscire a mangiare come l’altra sera, per questo siamo senza parole. Lei frequentava di più la parrocchia e l’oratorio la coppia sembrava davvero essere serena. La preoccupazione che facevano trasparire era solo per la salute dell’anziana mamma di Romano». Chi conosce la coppia aggiunge: «Non era vero che lui non lavorava, era stato disoccupato solo pochi giorni ma ora andava a lavorare a Nuvolera in una ditta di meccanica».

Chi frequentava la vittima si stupisce anche del fatto che forse, all’origine della tragedia potessero esserci difficoltà economiche, poiché il loro apparente tenore di vita non raccontava questo.  Incredulità anche fra le mamme che hanno conosciuto Raffella Ragnoli, che era stata rappresentante della classe del figlio. Da loro emerge il racconto di una donna serena per la quale la famiglia veniva prima di tutto, perciò non credono assolutamente che sia stato un gesto premeditato, piuttosto una sorta di bomba a orologeria deflagrata proprio per l’impossibilità di subire una situazione di tensione magari diventata insopportabile e troppo a lungo nascosta.

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