Omicidio di Nuvolento, l’autopsia conferma: 6 le coltellate fatali

La moglie oggi interrogata dal giudice. Confermata anche la dinamica, da valutare la legittima difesa
La casa di Nuvolento dove è avvenuto l'omicidio - © www.giornaledibrescia.it
La casa di Nuvolento dove è avvenuto l'omicidio - © www.giornaledibrescia.it
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Sei coltellate, tutte alla gola. Una letale: quella, che insieme alla giugulare, gli ha reciso di netto tutte le chance di sopravvivenza. È morto così Romano Fagoni, il 60enne muratore di Nuvolento aggredito dalla moglie Raffaella Ragnoli al culmine della lite che ha incendiato la cena di sabato, nell’appartamento di via Carlina.

Lo hanno confermato i medici legali Andrea Verzeletti e Anna Antonietti, che nella mattinata di ieri hanno ricevuto l’incarico dal sostituto procuratore Flavio Mastrototaro e nel pomeriggio hanno eseguito l’autopsia sul corpo dell’uomo.

L’interrogatorio

Dopo l’esame autoptico oggi i riflettori si sposteranno sull’interrogatorio di garanzia della moglie 57enne, in cella a Verziano dall’alba di domenica con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal legame con la vittima. Mentre il pubblico ministero e i carabinieri della stazione di Nuvolento e della Compagnia di Brescia proseguiranno nella raccolta degli elementi di prova e scandaglieranno ulteriormente i rapporti che intercorrevano tra il muratore in pensione e sua moglie, lei oggi si ritroverà davanti al giudice delle indagini preliminari per spiegare, sempre non decida di avvalersi della facoltà di non rispondere, le ragioni dell’aggressione mortale che si è consumata sotto gli occhi del figlio 15enne.

Il movente

Stando alla prima ricostruzione agli atti il delitto sarebbe maturato in un contesto di tensione più che palpabile, all’interno di dinamiche coniugali da tempo messe a dura prova da logoranti fatiche quotidiane. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata fatta cadere dalla vittima con una combinazione di gesti e parole. Fagoni, reduce da un intervento al cuore, avrebbe reagito male alla richiesta della moglie e del figlio di moderare il consumo di alcol: avrebbe impugnato un coltello e, agitandolo, invitato i suoi al silenzio: «Se volete vivere...».

Che si sia trattato di legittima difesa, che la reazione sia stata proporzionata o meno all’offesa, che le parole e i gesti dell’uomo potessero mettere a repentaglio l’incolumità della moglie e del figlio è presto per dire.

Quello che pare al momento assodato è che, registrate quelle parole e quei gesti, Raffaella Ragnoli abbia reagito d’impulso. In rapida successione la donna avrebbe allungato la mano sul piano della cucina, impugnato un coltello e si sarebbe scagliata contro il marito, scaricandogli addosso la micidiale sequenza di colpi. Il tutto si sarebbe consumato in pochissimi istanti. Tanti quanti ne sono bastati però per stroncare un’esistenza e cambiarne irrimediabilmente altre tre:la sua e quella dei suoi due figli. Oltre al ragazzino in casa in quei terribili istanti, la coppia aveva una figlia più grande, che da tempo vive e lavora a Gardone Riviera.

Una famiglia distrutta

Placata la furia della mamma è stato il figlio 15enne a chiamare i soccorsi e a far convergere in via Carlina l’ambulanza inviata dall’Areu e i carabinieri. I sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo;i militari prendere in consegna la donna e portarla in carcere, dove ora rischia di restare a lungo. Dopo aver assistito alla più atroce delle scene e aver chiamato i soccorsi di colpo il ragazzino si è ritrovato a tu per tu con la solitudine più cruda. Da ieri ha un curatore speciale e un avvocato. Da domenica è a Gardone dalla sorella, tutto quello che gli resta.

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