«Non ho chiesto soldi alle coppie per sposarle»

L’ex sindaco di Castenedolo Groli si difende dall’accusa di falso e peculato
Nozze civili sotto la lente - © www.giornaledibrescia.it
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«È davvero mortificante l’idea che io abbia organizzato un sistema di matrimoni per guadagnare». A parlare è Gianbattista Groli, 54enne longevissimo sindaco di Castenedolo, diventato ex nel 2019 allo scadere del suo quarto ed ultimo dei mandati possibili. Il suo intervento era da tempo nel calendario del processo che lo vede imputato per falso e peculato.

Secondo l’accusa l’ex primo cittadino castenedolese, e stretto collaboratore di Mino Martinazzoli fino agli ultimi giorni di vita del ministro democristiano, avrebbe da un lato fatto figurare Castenedolo come luogo di celebrazione dei matrimoni, quando invece sarebbero avvenute altrove. E dall’altro avrebbe chiesto alle numerosissime coppie che aveva unito tra il 2014 e il 2016 di versare cifre tra i 250 e i 350 euro per l’affitto delle sale comunali, anche se le cerimonie poi si tenevano il più delle volte al ristorante, dove gli ospiti si fermavano per il ricevimento, ma anche in abitazioni private e pure nelle date più disparate.

Agli atti c’è un matrimonio pure all’ultimo dell’anno. Rispondendo alle domande del presidente del collegio Roberto Spanò, del suo difensore, l’avvocato Piergiorgio Vittorini, e del pubblico ministero Antonio Bassolino, Gianbattista Groli ha spiegato l’origine della sua vocazione di cerimoniere, ma anche come, nel corso degli anni, la sua attività si sia fatta sempre più richiesta e intensa. «È nato tutto per caso - ha detto ai giudici -: al primo matrimonio che ho celebrato era presente una coppia che si sarebbe dovuta sposare di lì a poco. Finita quella cerimonia i due promessi sposi mi chiesero se volevo sposare anche loro. Così ho fatto. Il passaparola ha pensato al resto. Una cosa è certa: erano le coppie a cercare me, non io a cercare loro. Io di sicuro non mi sono fatto pubblicità. E tanto meno fatto pagare».

A processo - gli ricordano il presidente e il pubblico ministero - testimoni hanno sostenuto il contrario. Indicando anche una cifra ricorrente: 300 euro. «Agli sposi che mi chiedevano se dovevano versare qualcosa per il servizio - ha detto Groli - rispondevo che non dovevano nulla, ma che se avessero voluto avrebbero potuto versare una somma a titolo di liberalità a favore dell’associazione culturale "Aldo Moro", longa manus del Comune e organizzatrice della rassegna "Castenedolo incontra". Non mi sono mai tenuto nulla di quelle somme. Quelle che non sono state investite in cultura spesso sono state utilizzate per aiutare famiglie in difficoltà del nostro paese. In ogni caso sono diverse le cifre che le coppie ci hanno donato, chi più di 300 euro, chi meno. Può essere che degli sposi mi abbiano chiesto quanto versare e che io mi sia limitato a dire quanto aveva versato l’ultima coppia che avevo sposato. Di sicuro, però, non ho mai imposto nulla».

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Groli ha risposto anche in merito ai falsi che gli vengono contestati. Ha dato la sua spiegazione a quello scarto tra date e località. «Il più delle volte erano due le cerimonie - ha detto -: una ufficiale in municipio, dove gli sposi manifestavano il loro consenso, e una ad uso dei loro ospiti nella location scelta per il ricevimento. Spesso venivano celebrate tutte e due nello stesso giorno. Ma poteva capitare che tra l’una e l’altra ci fosse un giorno di differenza, per esigenze spesso degli stessi sposi».

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