Nel Bresciano 3.600 ucraini in fuga dalla guerra

Uno su cinque ha meno di sei anni. In via Morelli un percorso sanitario completo, ma scelgono di vaccinarsi contro il Covid in 2 su 10
Un piccolo profugo abbraccia la sua mamma (immagine simbolica) - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Un piccolo profugo abbraccia la sua mamma (immagine simbolica) - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Cominciano in parte a delinearsi i volti dei profughi ucraini fuggiti dalla guerra ed arrivati a Brescia e provincia. Per molti di loro, tuttavia, il dato rimane incerto e difficilmente definibile, proprio per la specificità di una migrazione forzata che, in questa fase emergenziale, si affida alle reti familiare ed amicale già presenti sul nostro territorio.

I numeri

Dunque, fino a ieri i profughi censiti in Questura erano 1.800, di cui poco meno di un migliaio minori. A questi, se ne devono aggiungere almeno altrettanti, secondo una prima stima delle persone che si sono registrate nei comuni della provincia e delle quali la Questura in queste oree sta raccogliendo i dati per avere un quadro più chiaro della situazione.

La quasi totalità di coloro che sono stati censiti è già registrata anche nei canali dell’Asst Spedali Civili, nei giorni scorsi presente davanti all’oratorio della parrocchia delle Sante Capitanio e Gerosa vicino alla questura e da ora, e fino al prossimo 15 aprile, in via Morelli (dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16 e il sabato dalle 8 alle 12.30) dove c’è un percorso per tamponi, vaccinazioni Covid-19 ed altre pediatriche, per il certificato vaccinale, la tessera sanitaria (rilasciata ai minori e alle donne in stato di gravidanza) o il codice Stp (straniero temporaneamente presente) che consentono di ottenere prestazioni e prescrizioni di farmaci a carico del Servizio sanitario regionale.

In via Morelli ci sono i medici delle Usca (le unità sanitarie continuità assistenziale) per l’assistenza medica ai profughi. Ieri, ad esempio, un bambino di appena tre mesi e la madre sono stati inviati all’Ospedale Civile per accertamenti legati alla positività al virus SarsCov2.

Con l’Unicef

Il punto della situazione è stato fatto in occasione della visita di Carmela Pace, presidente Unicef Italia, accompagnata da Gianfranco Missiaia, presidente del Comitato provinciale di Brescia. Due i passaggi dei rappresentanti di Unicef: uno all’oratorio delle Sante Capitanio e Gerosa dove il parroco padre Domenico Fidanza e molti volontari garantiscono l’accoglienza a chi si deve recare in questura per la registrazione. L’altro nell’hotspot sanitario aperto in via Morelli dall’Asst Spedali Civili per accogliere i profughi ucraini ed assisterli nei loro primi passaggi «sanitari» di iscrizione al sistema. In via Morelli erano presenti la direttrice sociosanitaria dell’Asst Spedali Civili, Annamaria Indelicato e il direttore generale dell’Agenzia di tutela della Salute di Brescia, Claudio Sileo, accompagnato dai suoi stretti collaboratori.

Tutele sanitarie

I profughi che si sono registrati (tampone, servizio sanitario e vaccini) sono 1.729 (dato aggiornato a giovedì sera), di cui il 49% di sesso femminile. Solo due su dieci decidono di farsi vaccinare contro il Covid. Ci sono 292 minori con meno di sei anni e 589 tra i sei e i diciotto anni. Tra questi, i non accompagnati dai genitori ed affidati a parenti sono 44. Dei profughi registrati, dodici (di cui quattro minori) sono ospiti nei Covid hotel (Manerba, Sirmione e Brescia) perché positivi al SarsCov2.

«Non avevamo mai affrontato una crisi di rifugiati di questa velocità e di questa portata - ha detto la presidente Unicef Carmela Pace -. Il nostro livello di attenzione è altissimo, sia ai confini dove garantiamo assistenza, sia nei Paesi che li accolgono. Stiamo seguendo i tracciabili a garanzia della loro e della salute di tutti, considerando che ancora alta è la percentuale di bimbi ucraini non vaccinati contro morbillo e polio. Siamo altresì preoccupati per i minori non accompagnati, doppie vittime di una guerra di cui non vediamo a breve una vera pace».

Animali da compagnia

Infine, una informazione che potrebbe sembrare fuori luogo in un contesto in cui si parla di guerra e di persone costrette a fuggire dalle loro case. Ma che non lo è. Chi è scappato portando con sè cani, gatti, alcuni anche un furetto e delle cavie, deve compilare il modulo ricevuto in Questura. Sarà poi contattato da un veterinario di Ats per la vaccinazione antirabbica e per un controllo sanitario dell’animale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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