Molotov in via Morelli, l'offesa al grande cuore dei bresciani

Non è episodio da sottovalutare perché in quel tendone lacerato c’è la volontà di minare la coesione sociale oltre che istituzionale
I rilievi al centro vaccinale di via Morelli - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
I rilievi al centro vaccinale di via Morelli - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Chi si è armato di molotov ha mirato al cuore dei bresciani. Ha sfregiato una comunità dolente, operosa, coraggiosa e generosa che oggi - come 13 mesi fa, quando è nata AiutiAMObrescia - si stringe attorno a medici, infermieri e volontari dicendo: «Andate avanti. Siamo con voi».

Chi si è armato di molotov ha mirato dritto al cuore dei bresciani. E ha fatto loro molto male. Poco importa se il danno economico è contenuto: restano - e bruciano più del fuoco che ha intaccato il tendone del Centro vaccinale di via Morelli - l’amarezza e il timore per quello che ancora ci attende.

Con quei lanci maldestri è stata sfregiata una comunità dolente, operosa, coraggiosa, coesa e generosa che oggi - come 13 mesi fa, quando è nata AiutiAMObrescia - si stringe attorno a medici, infermieri e volontari dicendo: «Andate avanti. Siamo con voi».

Tredici mesi fa il «nemico» era microscopico, subdolo, sconosciuto. Oggi è un’ombra che si muove alle prime luci del giorno e che, lo testimoniano le telecamere, sapeva bene come dribblare i dispositivi di videosorveglianza per raggiungere il suo obiettivo e svignarsela in tutta fretta. Così quel tendone lacerato dal fuoco rende ancora più bruciante la ferita mai rimarginata di una pandemia infinita: tredici mesi fa servivano mascherine e terapie intensive; oggi vaccini e tamponi. La sfida è sempre quella: contenere il danno e uscire dal guado della pandemia per tornare a vivere una quotidianità degna di essere vissuta.

Di fronte all’attentato di ieri resta lo sgomento: non troviamo ricordi di un presidio di sanità pubblica aggredito in modo tanto plateale, violento e assurdo. Perché nello sfregio all’impegno e al disagio dei vivi si affianca l’oltraggio alla memoria dei morti. Si dirà: lanci maldestri di ordigni incendiari rudimentali, poco danno e nessuna intenzione di ferire persone. Vero. Eppure non è episodio da sottovalutare perché in quel tendone lacerato c’è la volontà di minare la coesione sociale oltre che istituzionale.

Il centro ieri ha funzionato regolarmente - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il centro ieri ha funzionato regolarmente - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Non a caso indaga l’Antiterrorismo e quanto avvenuto a Brescia viene inserito nella mappa dell’escalation di tensione registrata a livello nazionale. Con le molotov ieri sono stati colpiti i simboli della resilienza bresciana alla pandemia: impegno corale e generosità diffusa. Quel lancio ha colpito la comunità delle istituzioni che - e non era scontato - è stata capace di far convergere disponibilità, professionalità e risorse (non solo economiche) al servizio dei cittadini che al Centro di via Morelli hanno trovato la risposta alle loro esigenze: dal Comune che ha messo a disposizione l’area, all’Azienda Spedali Civili che con personale sanitario e amministrativo ne garantisce la gestione per passare ad alpini e protezione civile, indispensabili per logistica e assistenza.

E ancora, ha colpito la generosità diffusa: quel tendone lacerato è stato voluto, pagato, innalzato e gestito in nome e per conto di 58 mila bresciani che con AiutiAMObrescia hanno dato testimonianza concreta, ciascuno secondo le proprie disponibilità, di fattivo sostegno delle strutture sociosanitarie del territorio. Infine e non ultimo, ferisce anche le decine di migliaia di bresciani che qui hanno trovato - e troveranno - risposte alle loro esigenze: tamponi e vaccini. Un Centro di riferimento per tutta la provincia. Modello a livello nazionale.

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