«Missione Ice Cream», il progetto bresciano per andare su Marte

Si chiama «Missione Ice Cream» e conduce su Marte. Non per mangiare un gelato vista crateri, deserti e vulcani, bensì per prendere tre chili di ghiaccio, portarlo sulla Terra e studiarlo. Con l’intento di scoprire i segreti del pianeta rosso. A progettarla e a presentarla nientemeno che al più grande evento mondiale dedicato allo spazio, l’International astronautical congress (Iac) di Dubai, è stato uno studente bresciano, Alberto Chiozzi, insieme a una decina di colleghi del Politecnico di Milano per lo più selezionati attraverso un bando al quale avevano partecipato ottanta studenti.
«Che esperienza, che onore - commenta lui, diplomato al liceo Luzzago di Brescia (dopo aver trascorso un anno a Taiwan dove ha imparato il cinese) e ora iscritto al terzo anno di Ingegneria aerospaziale -: riferire la nostra proposta nel corso di un summit al quale hanno partecipato realtà del calibro dell’Esa (l’Agenzia spaziale europea), dell’Asi (l’Agenzia spaziale italiana) e della Nasa è stato interessante e formativo: esperti di tutto il mondo hanno ascoltato la nostra relazione che, a differenza delle altre discusse durante il convegno, è soltanto un’analisi di fattibilità».
La spedizione
Pronti, via. La «Ice cream mission», pensata in origine dal team col supporto dell’associazione studentesca del Politecnico di Milano, PoliSpace, per partecipare a un concorso internazionale indetto dall’American institute of aeronautics and astronautics (Aiaa) «che non abbiamo vinto», prevede di raggiungere Marte con tre strumenti: «Un satellite - spiega con parole semplici Alberto - utile a tenere le comunicazioni con la Terra e a portare il ghiaccio da noi; un robot-trivella (rover) che si stacca dal satellite, atterra su Marte, cerca e prende il ghiaccio. E un razzo che ospiti il ghiaccio raccolto e che, quando è pieno, assuma una posizione verticale per essere lanciato nella stessa orbita del satellite, il quale, a sua volta, ha appunto il compito di prendere il ghiaccio e raggiungere la Terra». Il tutto con meno di un miliardo di dollari. Perché, «non sembrerebbe, ma è la nostra missione è low cost».Quindi, quando si parte? «Ovviamente non si parte - spiega il giovane -, però ci piace immaginare che la spedizione, sulla carta, decolli entro il 2030. Su Marte, è bene ricordarlo, non si può andare sempre: ci sono delle finestre di lancio che si aprono ogni due anni (quando la distanza tra i due pianeti è minima, ossia misura 34 milioni di chilometri, ndr). Il viaggio del satellite, senza persone, dovrebbe durare nove mesi. Sul pianeta gli strumenti rimarrebbero un anno per poi tornare con il ghiaccio».
Perché il ghiaccio marziano
Ma perché proprio con il ghiaccio? «Offre informazioni preziosissime - spiega lo studente del Politecnico -. Aiuta a capire se c’è vita, se c’è materiale da cui trarre ossigeno e se è possibile creare combustibili». Il giovane - che per questa competizione ha lavorato con Mattia Gabriele Bertolini, Alessandro Castelvetri, Luca Colombo, Gianni Curti, Paola Grattagliano, Fabrizio Maccari, Andrea Pinelli, Matteo Piunti ed E. Miguel Reiner Santos - in passato ha partecipato anche a un altro concorso internazionale indetto dalla Vertical Flight Society: «L’obiettivo- racconta - era creare una sorta di elicottero usando come sistema propulsivo le eliche a spirale inventate da Leonardo Da Vinci più di cinquecento anni fa. Il mio team, composto da sei studenti del primo anno, si è piazzato terzo a livello internazionale battendo importanti università del mondo e diventato la prima squadra di studenti della triennale a qualificarsi nella storia del Politecnico di Milano. Una bella soddisfazione: con i nostri risultati stiamo dando a molti l’esempio di come ognuno possa fare la differenza e di come, con un po’ di buona volontà, si possano veramente cambiare le cose».
Ora Alberto, con la «missione ice cream», ci «porta» su Marte, in futuro ci catapulterà in Giappone: sempre per un concorso internazionale, insieme ad altri studenti sta progettando un motore capace di raggiungere Tokyo in… due ore. Un razzo.
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