Milena conquista Alessandro Borghese con mele d’argilla

La 45enne bresciana espone le proprie opere «simbolo della rinascita» in ristoranti come «Ab»
Anche ne «L’Orto». Roberto Guarnieri collabora con Milena Bini
Anche ne «L’Orto». Roberto Guarnieri collabora con Milena Bini
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Quale pomo della discordia? Quale peccato originale? Per Milena Bini la mela è il simbolo della rinascita. Personale e, forse, anche economica. Bresciana, 45 anni, Milena lavora part time come cassiera e cartellonista in un supermercato, ma nel tempo libero dà sfogo alla propria creatività e quello che è nato come un semplice passatempo l’ha portata «lontano». A Milano, per la precisione, nel nuovo ristorante di Alessandro Borghese «Ab il lusso della semplicità».

Passione. «L’arte - spiega Milena - per me non è un lavoro, ma un modo per comunicare ciò che sento». E il progetto delle mele nasce proprio così: «Ero in un periodo difficile della mia vita e mi sono messa a scrivere una storia che raccontasse in chiave metaforica ciò che provavo. Parlava di una mela verde su un albero di mele rosse. Sentendosi sbagliata e fuori posto, la mela verde prese a raggrinzire e a sbiadire. Solo dopo aver accettato e voluto la propria diversità ritrovò nuova vita».

È in questo frangente che Milena passa dalla pittura alla scultura: «Il mio desiderio era usare l’arte come terapia, perciò decisi di dare una forma tattile alla storia che avevo scritto». In concreto: creare un’installazione con tante mele, tutte diverse l’una dall’altra. Il primo obiettivo sono cento mele e per un anno Milena lavora sodo in laboratorio. Si tratta di pomi in argilla, ricavati dall’unione di due metà poste in uno stampo di gesso. Vengono lisciati e cotti nel forno per alcuni giorni, poi si passa alla verniciatura e alla fase più creativa, dove Milena si sbizzarrisce con varie decorazioni. «Sono arrivata persino a utilizzare la stessa tecnica della cromatura delle automobili, grazie alla complicità del mio carrozziere», racconta.

Una mela è pronta in 15-20 giorni e, a seconda della lavorazione, può costare da 80 a 220 euro. Tutte sono numerate, timbrate e firmate. Il successo arriva all’improvviso. «Il direttore del supermercato in cui lavoravo ai tempi - racconta Milena - mi chiese di esporre lì la mia installazione, che avevo chiamato "Catch diversity", per una settimana. E io accettai».

In vetrina. L’apprezzamento è immediato e presto giunge la proposta di tenere un’esposizione nel laboratorio «Lanzani». Da lì al Fuori Salone di Milano, al castello Quistini di Rovato e a «L’Orto», locale di via Solferino, in città, il passo è breve, fino ad arrivare nel nuovo ristorante dello chef Borghese. Nel frattempo Milena continua a ricevere ordini: la gente vuole acquistare le mele di argilla e le richiede personalizzate.

«Inizialmente ero scettica, perché volevo sì assecondare i desideri dei committenti, ma non potevo snaturare l’idea di unicità dei miei pezzi. Poi sono giunta a una conclusione: a determinare la diversità di ogni mia creazione ci sono sempre i picciuoli fatti con vecchi chiodi».

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