Manuela, Sorina, Hina e le altre, uccise da chi diceva di amarle

Quello della 35enne Manuela Bailo è già il decimo femminicidio bresciano negli ultimi 12 anni
Le scarpe rosse, simbolo delle vittime di femmincidio
Le scarpe rosse, simbolo delle vittime di femmincidio
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Questa volta è stato l’amante. In altre occasioni il marito, il fidanzato, l’ex, il padre... comunque un uomo con cui la vittima aveva una relazione sentimentale che non dovrebbe contemplare violenza, sopraffazione, possesso.

Prima di Manuela, l’ultima bresciana in ordine di tempo vittima di femminicidio è stata Sorina Monea, di origine rumena, uccisa all’inizio dello scorso giugno a Ome dal marito Florinel, da tempo in cura per problemi psichiatrici, che si è poi suicidato. È di maggio la vicenda di Sana Cheema, 25 anni, pakistana residente a Brescia, uccisa nel paese d’origine perché non voleva piegarsi a un matrimonio combinato: in cella con l’accusa di omicidio padre e fratello.

Aveva 55 anni Marinella Pellegrini, sgozzata nella cucina di casa, in città, il 1° febbraio 2016, dal marito Paolo Pieraccini; da tempo il loro rapporto era deteriorato. L’uomo, dopo l’uxoricidio, ha imboccato in auto l’autostrada contromano schiantandosi contro un Tir. Potevano morire Parvinder Aoulak, giovane mamma di origine indiana, cui il 15 novembre 2015 il marito diede fuoco nella casa di Dello: l’uomo è stato condannato a 14 anni. E Barbara Zanini, di Clusane, che nell’ottobre 2015 ad Arma di Taggia, venne ferita alla testa con un colpo di pistola dall’amante, un carabiniere che poi si è tolto la vita.

Prima di loro Elena LonatiSimona Simonini, Angela Anna Mura, Marilia Rodrigues, Daniela Bani, Gloria Trematerra, Cesara Musteata, Hina Saleem... Avvolta nel mistero la fine di Suad Alloumi, marocchina scomparsa lo scorso 3 giugno in via Milano. In carcere con l’accusa di omicidio il marito da cui si stava separando.

 

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