Lombardia 2023, Del Bono dice no. Moratti ai Dem: «Incontriamoci»

Ci ha pensato. E ci ha pensato bene: ha passato in rassegna i pro e i contro del quadro d’insieme: quello regionale, ma soprattutto quello bresciano, a cui lui (non è mai stato un segreto) tiene più di tutto. Ha soppesato i passi, ha ascoltato le ragioni del partito, ha tentennato. Alla fine di tre giornate di pressing tachicardico, Emilio Del Bono ha scandito il suo verdetto: grazie, ma no.
Non sarà lui il candidato governatore del centrosinistra per Lombardia 2023. Le ragioni le ha spiegate al segretario nazionale Enrico Letta (e non solo) attraverso un lungo messaggio affidato al cellulare: hanno contato un perimetro non definito per la coalizione, le condizioni organizzative, i margini di una campagna lampo durante la quale avrebbe dovuto farsi conoscere fuori dai confini della Lombardia orientale, dove è già noto. Ma più di tutto ha contato «l’attenzione su Brescia» che «resta prioritaria». Il numero uno di Palazzo Loggia si è trincerato dietro un silenzio invalicabile: ai giornalisti non ha voluto dire neppure una parola, ma che il suo «no» sia ufficiale lo hanno confermate figure apicali del Pd nazionale. E tanto basta per riazionare la ruota panoramica delle possibili alleanze, con il Terzo polo che, a maggior ragione, torna alla carica proponendo almeno un dialogo di merito, sul programma. O, per dirla direttamente con le parole di Letizia Moratti: «Caro Pd, incontriamoci».
La proposta
Incassato il niet di Del Bono, Brescia resta reginetta del ballo in questo scenario tanto aperto quanto ingarbugliato. Le geometrie sono infatti ancora variabili: una parte importante dei Dem non è affatto convinta che l’idea di chiudere la porta in faccia a Moratti e al Terzo polo sia davvero la strada giusta, anzi.
Lo scenario
Carlo Calenda fa appello direttamente ai sindaci del Pd, incluso il primo cittadino di Brescia: «La proposta è sederci insieme a Sala, Moratti, Gori, Del Bono e gli altri sindaci lombardi per verificare se le distanze sul merito e sui programmi siano così rilevanti da impedire una candidatura comune. Moratti è vincente - insiste il leader di Azione -: potremmo davvero riuscire a strappare la Lombardia alla destra dopo trent’anni: non chiudiamoci questa possibilità per preconcetti ideologici».
Ma l’invito arriva anche dalla protagonista: «Incontriamoci, ho anche scelto temi identitari del centrosinistra per aprirmi a un mondo che fa fatica ad accettarmi - è la richiesta rivolta ai Dem da Letizia Moratti -. La mia storia politica è una storia civica, io mi ritrovo in un’identità popolare, liberale, che si richiama alla dottrina sociale della Chiesa, non la rinnego. Per me la coerenza è nei miei valori, non verso uno schieramento politico. Bisogna avere l’onestà intellettuale di dire che forse in passato si è sbagliato».
Dall’altra parte, il Pd è incastrato in un’altalena di opinioni. Oggi, alle 18, è in programma una riunione politica urgente (oltre ai Dem, ci saranno liste civiche, Verdi, Sinistra Italiana e +Europa) e l’ordine del giorno non si fatica a capire: alleanze e opportunità elettorali. Anche se la linea del partito regionale - almeno formalmente - pare granitica e la ribadisce il segretario lombardo Vinicio Peluffo: «Non c’è nessuna possibilità che il Pd appoggi Moratti, lo abbiamo detto in tutte le salse: è una possibilità lunare. Proporrò le primarie di coalizione, che non sono un diktat» e che dovrebbero svolgersi prima di Natale. Parole risolute, quelle di Peluffo, al punto da risuonare come definitive, ma che si smorzano se si ascoltano le dichiarazioni del capogruppo del Pd in Consiglio regionale. «Il problema non sono i nomi ma la forza di una coalizione che non può limitarsi al Pd e poco altro. La sfida è troppo importante per limitarsi a fare un contest dei candidati». The show must go on.
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