Lombardia 2023, continua il pressing del Pd su Del Bono: ore decisive

Chi è vicino al segretario nazionale Dem, ripete che «i tempi della scelta sono non stretti, ma strettissimi». E assicura che nella parentesi di una manciata di giorni la decisione sul futuro candidato presidente della Lombardia «dev’essere presa». Anche perché è inutile negare l’evidenza: lo scenario che guarda al voto anticipato a febbraio sta diventando via via un’ipotesi sempre più concreta in casa centrodestra. Dentro e fuori dal Palazzo i movimenti sono palesi e non è un caso che inizino a fare capolino i primi comitati elettorali (a Brescia, ad esempio, è già allestita in via Solferino la vetrina che annuncia la sede elettorale della vicepresidente della Commissione sanità, Simona Tironi).
Tutti campanelli d’allarme per il centrosinistra, che è deciso a non farsi prendere in contropiede: è l’unico schieramento, del resto, a non aver annunciato né i confini della coalizione (la corsa per le Regionali 2023 sarà con o senza il Movimento 5 stelle?), né lo sfidante che darà voce al programma con il quale vogliono strappare la Lombardia all’egemonia del centrodestra. (Anche) per questo non si ferma il pressing verso il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, contattato ieri - per il secondo giorno consecutivo - da Letta, dopo che già era stato corteggiato dal sindaco di Milano, Beppe Sala, non nuovo a endorsement pubblici pro Del Bono.Il numero uno di Palazzo Loggia avrebbe infatti dalla sua l’appoggio della gran parte dei colleghi dei capoluoghi, senza contare che il suo profilo potrebbe non solo fare schivare le primarie al centrosinistra, ma riaprire (questa la speranza di parte del Pd) pure il dialogo con il Terzo polo, al momento convintamente al fianco della ex vicepresidente regionale Letizia Moratti. Dal canto suo, Del Bono si è preso qualche ora in più non solo per riflettere, ma - a quanto pare - anche per capire se i «no» declamati dai colleghi testati precedentemente siano effettivamente granitici. Il riferimento corre in particolare a Giuliano Pisapia, nei mesi scorsi più volte chiamato in causa. Chi sta a Milano assicura che il suo diniego sia «irrevocabile», così come quello di Sala ed è ormai stato ufficializzato anche il passo indietro dell’economista Carlo Cottarelli.
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Ad intervenire è il segretario di Articolo Uno, Paolo Pagani, che commenta: «Come era nelle previsioni la Moratti si è candidata e il quarto polo la sosterrà nella logica nazionale di questo schieramento che mira a scarnificare il centrosinistra e il Pd in particolare. Ma il fatto di prima grandezza è che il centrodestra lombardo si è diviso ed è una divisione che mette a nudo le sue immense responsabilità negative nel governo della prima regione italiana».
Di qui, l’appello: «Ora il fronte dei democratici e dei progressisti deve capitalizzare il percorso virtuoso che da oltre un anno si sta facendo in Lombardia per costruire l’alternativa a questa destra. C’è un programma già definito, a cui hanno concorso anche i 5 stelle. Serve l’alleanza più larga possibile per liberare la Lombardia». Un’alleanza, che chi sta lavorando dietro le quinte, è certo sarebbe più salda con Del Bono come frontman.
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