Loggia, toto-assessori alla stretta finale: Castelletti decide le deleghe da sola

Le prossime 48 ore sono quelle determinanti: entro lunedì la squadra sarà ufficializzata
Palazzo Loggia illuminato di blu
Palazzo Loggia illuminato di blu
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A non mostrare lo stato di agitazione ci provano tutti. Ma alla fine - all’ombra di una Loggia post-elettorale che ieri è stata meno «trafficata» rispetto al solito - neanche il sole aiuta a farsi animo e qualsiasi discorso sul più e sul meno ricade inevitabilmente sul passaggio che separa la vittoria di Laura Castelletti dal via del mandato amministrativo: il toto assessori.

Le telefonate (e i passaggi casuali davanti al portone del Palazzo, per spiare l’andirivieni) si rincorrono quasi in modo circolare per concludersi con uno sconforto che, in fondo, unisce tutti in un comune destino (diretti interessati in corsa e vertici di partito alla regia delle trattative politiche): nessuno sa nulla. Ciascuno sa però che non si tratta né di attendismo né di stallo (da qui lo stato di agitazione): semplicemente il sindaco sta facendo sedimentare gli stati d’animo, le pretese, le strategie. Sta intavolando rapporti a tu per tu, ma sta anche in realtà trattando per interposta persona, in punta di piedi, per evitare detonazioni improvvise e - soprattutto - non volute. Così facendo, nell’arco delle prossime 48 ore le nomine saranno fatte. In due passaggi: il primo, collegiale, prevede la definizione dei nomi che comporranno la squadra. Il secondo in solitaria: sulle deleghe, infatti, Castelletti intende decidere in totale autonomia, senza ulteriori giri di consultazioni con i rappresentanti di partiti e liste.

Trattative

La trattativa più rognosa, inutile negarlo, è quella che va ancora consumata (ufficialmente) con il partito di maggioranza relativa. Il Pd in questo momento è un emporio: ci trovi dentro ogni scenario possibile o sperato e Castelletti non vuole commettere l’errore di scivolarci dentro, perché il rischio di incappare in un percorso accidentato è altissimo. Il vento delle correnti soffia giorno dopo giorno sempre più forte, mano a mano che ci si avvicina a tre giri di boa chiave: la scelta del presidente del Consiglio, la scelta del capogruppo e il congresso d’autunno. (Anche) per questo l’ipotesi di aprire allo scenario che consegni ai dem 5 posti a patto che tre siano occupati da donne potrebbe rivelarsi la soluzione madre. In questo modo non solo Castelletti riuscirebbe a fare quadrare i conti con le quote uomo-donna, ma soprattutto sposterebbe politicamente il problema delle turbolenze del Pd totalmente nella casa del partito, evitando di trovarsi nel mezzo di dispetti e sgambetti incrociati.

I nomi

Veniamo ai nomi. Tra i dem quattro sono già blindati: Federico Manzoni, Valter Muchetti, Anna Frattini e Camilla Bianchi (e la teoria che alla quota femminile siano affibbiate «deleghe secondarie» è graniticamente esclusa). Resta il quinto posto: il fuori campo punterebbe a pescare una tecnica d’area fuori dall’elenco degli eletti (ma non è detto che siederà all’Urbanistica). Se invece si procederà come per la designazione dei primi quattro, subentra il tema delle preferenze e la donna più votata dopo Frattini e Bianchi è Beatrice Nardo che di voti personali ne ha incassati 534. Formalmente né Castelletti né i segretari hanno avuto un faccia a faccia esplicito e definitivo sugli equilibri numerici, ma la risoluzione è prevista a strettissimo giro.

Correnti

Resterà quindi poi al Pd la patata bollente della designazione del presidente del Consiglio. Non è un segreto che sul piatto ci siano i nomi di Roberto Rossini e Roberto Cammarata: l’equilibrio è delicatissimo e sarà determinante il confronto con gli eletti di tutte le forze della coalizione. Questo perché facilmente gli interessi dei componenti del gruppo dem non coincideranno. In ballo c’è infatti anche la designazione del capogruppo, un ruolo al quale - se non si aggiudicherà la guida dell’Aula - Cammarata potrebbe aspirare in tandem con la corsa per la segreteria cittadina. E chi ambisce a capitanare il partito in Consiglio avrebbe tutto l’interesse a fare mantenere a Cammarata la posizione degli ultimi cinque anni: se il Pd spaglierà i propri voti tra i due Roberto al ballottaggio, il coltello dalla parte del manico lo avranno quindi i consiglieri di Civica Castelletti, Terzo polo, Brescia Capitale, Brescia Attiva e Al lavoro con Brescia.

Non a caso, appena la Giunta sarà presentata alla città (non è escluso domani né sabato, ma di certo al più tardi lunedì) il gruppo dem si riunirà per affrontare questo scoglio. E le correnti, si sa, se spinte troppo dal vento, sugli scogli corrono il rischio d’infrangersi.

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