Loggia 2023, Pagnoncelli: «Cresciuto il senso di appartenenza. Il gradimento? Non è un pronostico»

Il presidente di Ipsos Italia risponde alle domande della direttrice del Giornale di Brescia a proposito del sondaggio in vista delle Comunali
Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Oggi sul quotidiano in edicola, disponibile anche in formato digitale, si può leggere la prima puntata del sondaggio che il Giornale di Brescia ha commissionato alla società Ipsos di Nando Pagnoncelli in vista del voto per la Loggia del 14-15 maggio. I bresciani promuovono a pieni voti l’Amministrazione comunale uscente e l’ex sindaco Emilio Del Bono.

Terza indagine Ipsos consecutiva su Brescia - voluta dal Giornale di Brescia - alla vigilia del voto amministrativo: era già avvenuto nel 2013, poi nel 2018 ed eccoci al 2023, altra chiamata alle urne per rinnovare sindaco e Consiglio comunale. Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, che città avete incontrato? Quali, se ci sono, diversità rispetto agli anni scorsi?

È utile premettere che con il Covid ci sono stati alcuni cambiamenti importanti che hanno avuto impatto sui cittadini in generale e ovviamente anche sui cittadini di Brescia: le persone stanno attribuendo più importanza al locale, alla loro città, quindi la investono di maggiori aspettative. Questo teoricamente avrebbe potuto comportare anche una maggiore enfasi sulle cose che non vanno piuttosto che sulle cose che vanno. Quello che sembra emergere è invece un senso di appartenenza ancora più accentuato rispetto a quello che avevamo rilevato nel passato, in parte riconducibile anche al fatto che Brescia è parte di uno dei territori maggiormente colpiti dalla pandemia. Ha accentuato il senso di prossimità, che è anche e soprattutto individuazione dei tratti comuni, dell’identità, degli ancoraggi comuni.

Già cinque anni fa Ipsos ci aveva rappresentato una città matura, consapevole, orgogliosa di sé. Lo conferma?

Di più: è un dato che ritroviamo enfatizzato. Un dato molto interessante che conferma per esempio valutazioni positive sulla città e sulla amministrazione, che peraltro non sono riconducibili solo all’appartenenza politica. È come se ci fosse una consapevolezza della capacità di buona amministrazione che il territorio è in grado di esprimere. E questo - è bene precisarlo - va al di là degli steccati politici. Tutti gli aspetti che vedrete poi nelle prossime puntate sono legati proprio a questa consapevolezza.

Significa che l’esito del voto è dato per scontato?

No, affatto. Io posso essere un bresciano assolutamente soddisfatto degli ultimi 10 anni di amministrazione ma non voglio rinunciare a votare la parte politica che è più vicina al mio sentire. Riconosco che la mia città funziona, anche se gestita da qualcun altro. La città in realtà continua ad essere divisa dal punto di vista politico, per questo sarà decisivo capire come influirà la campagna elettorale e in particolare quali saranno mobilitazione e partecipazione al voto; quali saranno gli effetti legati al bilancio che viene fatto dai bresciani sull’amministrazione uscente (quindi se andare in continuità o meno...). Non ultima per importanza, l’appartenenza politica. Non c’è nulla di scontato: anche se la buona amministrazione rappresenta un buon viatico, non è detto valga per tutti i cittadini.

Prima di entrare nel merito dei contenuti del sondaggio, parliamo del campione degli intervistati che dai tradizionali mille passa a 1100. Perché?

Abbiamo volto prestare particolare attenzione anche alla popolazione giovanile, cioè ragazzi tra 18 e 30 anni. Un gruppo sociale particolarmente interessante. Ecco: per avere numeri oltre che rappresentativi anche significativi, abbiamo fatto un sovracampionamento per poterne avere almeno 250, di cui analizzare orientamenti, opinioni, atteggiamenti.

Quanto pesa la figura in questa campagna elettorale di un sindaco uscente dalla caratura di Emilio Del Bono, che dopo due mandati di sindaco è stato eletto consigliere regionale della Lombardia solo due mesi fa, portandosi in dote il record delle preferenze?

Pesa pesa, eccome. Lo abbiamo visto nelle valutazioni che sono state ulteriormente migliorate rispetto a cinque anni fa, quando avevamo affrontato il primo quinquennio della sua sindacatura. Emilio Del Bono esce di scena con un risultato ancora più favorevole: prevalgono i giudizi positivi su quelli negativi anche tra l’elettorato più distante, come può essere il centrodestra o gli indecisi. Il che non significa però che l’elettorato di centrodestra voterà il candidato di centrosinistra né che gli indecisi decideranno di andare a votare. Attenzione a non scambiare una fotografia dell’oggi per un pronostico del futuro.

Proporremo l’indagine Ipsos a puntate: cominciamo oggi e chiuderemo il 20, con un dibattito pubblico in Sala Libretti, durante il quale lei ci aiuterà a dare una lettura complessiva dell’analisi che affidiamo a candidati e cittadini, per favorire una riflessione corale su problemi e sentimenti manifestati. Possiamo anticipare qualche contenuto?

Oltre allo scenario politico che affrontiamo oggi, ci focalizzeremo sulla popolarità di alcune figure politiche (non tutti sono candidati, ma certo rappresentativi del mondo politico-amministrativo della città), ci interrogheremo sull’indice di gradimento dei cittadini e soprattutto sulle caratteristiche che secondo gli elettori deve avere un sindaco. Nel corso di questo viaggio analizzeremo anche la qualità della vita in città, quali problematiche vengono evidenziate o ritenute prevalenti, senza dimenticare di allargare lo sguardo a temi policrisi (Covid, guerra in Ucraina, inflazione, immigrazione) e soffermarci su come viene percepita Brescia con Bergamo Capitale italiana della cultura 2023.

Nei prossimi giorni entreremo nel dettaglio dei numeri, e ancora una volta emergono strabismi: ciò che vale per i bresciani non sempre coincide con il sentire nazionale e gli stessi bresciani cambiano priorità a seconda che li si interroghi su temi locali piuttosto che proiettati su scala più ampia. Come si spiega?

Non vale solo per Brescia. Quando noi chiediamo quali sono le cose più urgenti su cui intervenire, abbiamo graduatorie diverse. Ci sono letture diverse. Ad esempio, l’occupazione: primo problema in Italia, che scende al 9% se lo declino su scala locale. Oppure lo sviluppo economico: un problema urgente del Paese per il 21% che scende al 6% a Brescia. Diversi gli orientamenti sui temi della sostenibilità e dell’ambiente: alta la preoccupazione su scala planetaria per il surriscaldamento globale del clima e nello stesso tempo c’è anche molta preoccupazione per la qualità della mia città, ma non per l’Italia. Come se fossimo contemporaneamente un po’ miopi e un po’ presbiti.

Dal sondaggio emerge anche che i bresciani consapevoli che il 2023 è per Brescia (con Bergamo) l’anno della Capitale della cultura sono più numerosi di quelli che sanno che il mese prossimo si torna a votare per eleggere sindaco e consiglio comunale...come lo spiega?

Questo è un tema che ha a che fare con il cambiamento profondo nel rapporto con la politica, diventata un frammento dell’identità e neppure il più importante. Del resto oggi le persone si approcciano all’elezione all’ultimo minuto: alle ultime elezioni politiche il 27% delle persone ha deciso se e cosa votare nell’ultima settimana. La politica è distante. Le manifestazioni culturali invece sono più vicine. Del resto l’elettore si sente spettatore, è passivo. Sente di essere protagonista invece in una grande manifestazione popolare fortemente identitaria con centinaia di iniziative e che attrae grandi passioni e interessi.

Resta un’ampia percentuali di indecisi. I candidati a suo avviso da dove devono partire?

Non ho consigli da dare, io faccio un mestiere diverso. Certo è che farebbero bene a riflettere su alcune richieste dei cittadini che chiedono conoscenza dei temi della città, ascolto, serietà, competenza, onesta.

Questa è una radiografia della città a due mesi dal voto. Tra pochissimo ne faremo una seconda. Quali differenze?

Sarà un’altra fotografia. Diversa, forse, ma pur sempre fotografia. La diversità sta nei tempi: avremo candidature ufficializzate. Non parleremo più del gradimento, ma di intenzioni di voto su candidati reali. Non è e non sarà una previsione finale. Questo va sempre tenuto in considerazione. E non solo perché va misurato il tasso di partecipazione al voto. Sarà molto importante capire (a due settimane e mezzo dal voto, quando verranno fatte le interviste) quale sarà la situazione in quel momento. Non è un pronostico ma uno strumento da mettere nelle mani di candidati ed elettori per mettere a profitto il tempo ancora disponibile e dare risposte sui temi che stanno a cuore ai cittadini. La campagna elettorale ha senso proprio per questo.

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