Loggia 2023, Mattinzoli (FdI) possibile competitor di Rolfi? «Sì, ci sto pensando»

Il presidente di Artfidi: «Deciderò a breve, ma l’assessore è un eccellente candidato sindaco per Brescia»
Fabio Rolfi (Lega) ed Enrico Mattinzoli (FdI): possibili candidati del centrodestra a Loggia 2023 - © www.giornaledibrescia.it
Fabio Rolfi (Lega) ed Enrico Mattinzoli (FdI): possibili candidati del centrodestra a Loggia 2023 - © www.giornaledibrescia.it
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Se prima delle Politiche era un «pourparler» che aleggiava nell’aria senza che davvero nessuno della base bresciana ne sembrasse convinto, dopo il verdetto delle urne - che ha conclamato Fratelli d’Italia primo partito del centrodestra anche in città - quella battezzata da alcuni come una «pazza idea» è diventata qualcosa di più. Tanto che i primi passi ufficiosi non sono leggende metropolitane, ma interlocuzioni concrete. Il partito di Giorgia Meloni fa sul serio e sta sondando i papabili competitor di Fabio Rolfi, candidato sindaco espresso in primis dalla Lega e supportato da Forza Italia, in vista delle elezioni per Loggia 2023.

Disponibilità

Il primo nome di bandiera FdI a circolare tra i corridoi delle sedi di partito era stato - ormai mesi fa - quello di Marco Bonometti, che però avrebbe subito sgomberato il campo da qualsiasi dubbio: la sua disponibilità non c’è. Più concreto, invece, il «sondaggio» sul campo messo a punto direttamente dalla coordinatrice regionale Daniela Santanché insieme a Diego Zarneri. Destinatario: Enrico Mattinzoli, numero uno di Artfidi e un cursus honorum politico alle spalle che annovera due mandati in Broletto. E lui quel «no» secco non l’ha ancora pronunciato, anzi. «Sì, è vero - conferma - ci sto pensando. Sono stato interpellato da Santanché, che conosco da trent’anni, e da Zarneri, entrambe persone con le quali ho un rapporto stretto e di lunga data e di cui ho grande stima. Ho risposto loro che ci avrei pensato seriamente ed è quello che sto facendo».

Mattinzoli non lo nasconde: «Gli impegni che ho sono importanti. Non nego però che mi abbia fatto molto piacere ricevere questa proposta alla quale, ripeto, sto pensando seriamente: al momento non ho ancora preso una decisione, ma scioglierò la riserva in un breve tempo». Il presidente di Artfidi non intende in alcun modo condurre una battaglia divisiva per il centrodestra e per certificarlo sottolinea due aspetti. Uno rivolto al suo competitor e l’altro ai suoi e alla coalizione in generale.

Sull’assessore regionale leghista, in particolare, tiene a precisare: «Rolfi non è un buon candidato, è un ottimo candidato, un profilo eccellente. Non voglio una battaglia interna: io la mia esperienza politica l’ho fatta e servono anche giovani motivati. Questo non significa che non stia pensando di dare la mia disponibilità. Ricordo solo che cinque anni fa successe esattamente la stessa cosa». Il messaggio alla coalizione suona quasi come una rassicurazione: «Se sono disposto a impegnarmi per la città a prescindere dalla candidatura a sindaco? Assolutamente sì, sono disponibile per costruire e aiutare un progetto: Brescia non è la mia città ma è come se lo fosse, lavoro in città da sempre e sono molto legato ad essa. Per aiutare e contribuire di sicuro ci sono, per ricoprire un ruolo devo fare delle valutazioni, perché se prendo un impegno sono abituato a svolgerlo appieno e bene». 

Lo scenario

Si prospetta un derby anche in casa centrodestra, dunque? I più scommettono sul «no». Anche se la Lega è decisa a tenere il punto, come rimarca il segretario cittadino Michele Maggi: «Noi abbiamo proposto Fabio Rolfi e intendiamo portare avanti la sua candidatura, anche perché il lavoro sulla città e con la città è partito ormai da tempo e si tratta di un percorso condotto anche con il resto del centrodestra. Sarebbe davvero da sciocchi sprecare quanto fatto basandosi unicamente sulle percentuali delle Politiche, perché sappiamo che le dinamiche territoriali, soprattutto quelle dei capoluoghi, seguono logiche differenti». A fargli eco è il coordinatore provinciale Alberto Bertagna: «Per noi Rolfi è il miglior candidato per poter vincere nel capoluogo».

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Il punto è che quello in corso è un po’ un braccio di ferro mai andato in scena veramente, una sorta di confronto politico sempre arrivato sulla soglia ma mai entrato nel vivo. A incepparlo nella sua fase clou ci si è messa prima la crisi e poi la caduta del governo Draghi, quindi la campagna elettorale estiva, poi l’analisi post-voto e così via. L’iter sta terminando e sarà la formazione del governo a chiudere la parentesi di ipnosi nazionale per aprire quella dei vertici ufficiali sul territorio. Ufficiali, perché in realtà informalmente i segretari bresciani un’interlocuzione l’hanno già avviata in realtà.

A inceppare gli ingranaggi, però, resta un fatto non secondario, specie dopo il risultato elettorale che ha ribaltato - almeno sul piano squisitamente politico - i rapporti di forza interni al centrodestra: il primo partito non ha un partito, inteso come struttura. Gli alleati lo confessano: «È difficile, in queste condizioni, intavolare un’interlocuzione efficace. Parliamo con il senatore Gianpietro Maffoni, perché è sul territorio e ha seguito tutto dal principio, ma alla fine chi sarà il nostro interlocutore definitivo? Quale parola è l’ultima parola per FdI?». 

Alla squadra di governo manca poco, i tavoli potrebbero essere convocati per i primi giorni di novembre: insomma, le lancette si avvicinano all’ora della risposta. Anzi: delle risposte.

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