Verso Loggia 2023, Rolfi: «Disponibile a candidarmi, ecco la mia idea di città»

Nonostante ad aver urlato il suo nome dal palco di Adro sia stato direttamente Matteo Salvini una manciata di settimane fa, la premessa è d’obbligo: ad oggi il timbro ufficiale del «centrodestra unito» non c’è ancora. Ma l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi conferma i rumors che ormai da mesi lo vedono al lavoro sulla corsa per Loggia 2023 da candidato sindaco.
«Io posso dire chiaramente che c’è la mia disponibilità a candidarmi a sindaco di Brescia» afferma infatti, non nascondendo che dietro le quinte più di qualche movimento e progetto siano già instradati.
Assessore, lei è pronto a candidarsi a Brescia, ma si candiderà anche in Regione?
Adesso ho fatto la scelta di mettermi a disposizione della città, quindi non mi candido per le elezioni Politiche, poi per le Regionali si vedrà.
FdI ha detto che la sua corsa non è scontata: come sono i rapporti?
Ammetto senza remore che la mia disponibilità c’è. I rapporti sono buoni: credo che abbiano la consapevolezza dell’importanza di scegliere per tempo e di lavorare bene nella preparazione di programma, squadra e idee. Confido che dopo questa campagna elettorale inaspettata si possa chiudere.
Non la preoccupa che l’esito delle Politiche possa ribaltare i rapporti di forza?
No, perché in chiave amministrativa si lavora di squadra: è il progetto che si deve presentare alla città. Si deve andare oltre i partiti. Il centrodestra deve fare un lavoro diverso.
Si riferisce al civismo? Che spazio avrà?
Sì, dobbiamo costruire una coalizione civica che si agganci al centrodestra, nella mia idea di squadra c’è più di una lista civica con spazio anche in Giunta. Penso a chi è impegnato nell’associazionismo, nel volontariato, nell’ambientalismo e nell’impresa che di fatto già fa politica ogni giorno e che può e deve essere coinvolto. E anche a quelle formazioni che con il centrosinistra sono in difficoltà.
C’è un dialogo in corso con Italia Viva e Azione?
Con Italia Viva il dialogo è buono: con Guido Galperti sulla Provincia si è lavorato molto bene. E credo che molti dei nostri progetti siano compatibili. A loro guardiamo con molta attenzione, come pure ai delusi dalle giravolte di Calenda. Azione al suo interno ha tanti mal di pancia: il rischio è che a Brescia siano succubi del Pd e bisogna vedere se i moderati vorranno davvero votare un sindaco Dem.
Secondo lei centristi e moderati possono stare invece in una coalizione con FdI? Come?
Assolutamente sì, perché bisogna guardare alla proposta che fa il candidato sindaco, al profilo della coalizione che costruisce e ai progetti. I valori della libertà d’impresa, della centralità della famiglia, della maternità, della sicurezza, di un ambientalismo concreto e compatibile con lo sviluppo economico, dell’importanza del commercio poco considerato da questa Giunta credo siano principi più apprezzabili nel centrodestra che in un centrosinistra sempre più sinistra e meno centro.
L’esodo da Forza Italia non la preoccupa dal punto di vista del consenso e dei voti?
No, per ora sono tutte suggestioni: è il perimetro della coalizione la forza, non i singoli partiti. Grande spazio ai bresciani liberi, al civismo. Credo che le elezioni dell’anno prossimo rappresentino anche una svolta generazionale: abbiamo amministratori che sono in Comune da quando io frequentavo le scuole medie. Abbiamo anche la responsabilità di crescere una classe dirigente nuova.
Spazio ai giovani davvero? Lo si dice anche a Roma, poi le prime proposte sono sulle pensioni...
Il programma lo stiamo costruendo e proseguiremo a farlo in forma partecipata. Ci sono due sfide su tutte: Brescia deve caratterizzarsi come città dell’innovazione e avere un ruolo da protagonista nel dibattito nazionale. Questa Giunta si è definita quella degli «amministratori di condominio»: giusto, bisogna amministrare bene l’ordinario, però si deve puntare anche più in alto. Mi piacerebbe che un tratto distintivo dei prossimi 5-10 anni sia la cittadella dell’innovazione, progetto degli industriali bresciani che deve essere messo a terra per una produzione compatibile con il vivere urbano. Il luogo potrebbe essere il Comparto Milano, un sito da ripensare, anche avendo il coraggio di archiviare il Musil.
La seconda sfida?
Costruire un nuovo patto educativo. Abbiamo qualche problema sul disagio giovanile: questo patto va costruito con tutte le realtà educative della città, inclusi gli oratori.
Sembra che il lavoro sia già a buon punto: altri progetti?
I prossimi anni saranno da giocare sul tema dell’attrattività e della protezione. Basta a una Brescia subalterna. Penso poi a Caffaro: deve diventare un case history internazionale e anziché solo un parco vorremmo realizzare lì la facoltà di Scienze ambientali. Per le famiglie penso a un bonus maternità.
Cosa significa protezione?
Abbiamo davanti anni difficili: bisogna ripensare le politiche sociali. Azzerare gli abbonamenti al trasporto pubblico degli studenti delle superiori e universitari significa aiutare. Bisogna ragionare meglio su come convogliare i 70 milioni di dividendi di A2A a favore delle famiglie.
Qual è la delega che manca e che lei istituirà?
I tempi sono maturi per ragionare su una delega all’immigrazione. Mi spiego: bisogna passare dal concetto di integrazione a quello di inclusione per rendere protagoniste le comunità immigrate nel governo e nella politica della città. Una consulta delle comunità immigrate è una proposta che farò: Brescia è anche loro.
È un cambio di punto di vista eclatante...
Si concilia molto con il tema che è da sempre a noi caro, ossia la sicurezza. E che sta a cuore agli stessi immigrati. Il centrodestra urbano che ho in mente è questo.
Vi siete schierati contro il progetto di via Veneto. Come si concilia il sì alle auto con l’idea di mobilità sostenibile?
La mobilità sostenibile non si realizza cancellando i parcheggi al fornaio di via Veneto: è un approccio ideologico e dirigista. Si lavora su progetti seri, come la metropolitana in provincia, nuovi parcheggi in struttura a ridosso del centro per procedere con le pedonalizzazioni e perché non dare il biglietto della metro gratis a chi fa acquisti in centro?
I vostri avversari dicono che votare il centrodestra significa tornare indietro: cosa risponde?
Raccontano un’epoca che non c’è più. Io ho parlato di rinnovamento, anche di squadra, perché dopo dieci anni è doveroso. Un sindaco deve avere la libertà di valutare profili e capacità. Se questo è il ritornello elettorale, non mi preoccupa, specie detto da chi è in Loggia dal 1991
Dall’altra parte potrebbe esserci Castelletti, Manzoni o Muchetti: che ne pensa?
Non temo nessuno dei tre e li rispetto tutti. Il nostro atteggiamento sarà non denigrare nessuno. Vorrei una campagna elettorale di contenuto.
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