L’Italia esce dalla Via della Seta, la Provincia di Brescia resta

Il Broletto e sei Comuni bresciani a partire dal dicembre 2018 hanno aderito alla versione per gli enti locali della «Belt and Road initiative»
Palazzo Broletto, sede della Provincia di Brescia - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Broletto, sede della Provincia di Brescia - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
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Il 5 settembre ad Hangzhou si svolgerà l’anniversario della Brlc, la Belt and Road local cooperation, ovvero la Via della Seta per gli enti locali. Tra i presenti all’appuntamento ci sarà anche il sindaco di Carpenedolo, Stefano Tramonti che non parteciperà alla cerimonia in quanto tale, ma ad un momento successivo dell’appuntamento. Mentre il Governo Meloni ragiona sull’uscita morbida, ma pur sempre l’uscita, dal memorandum firmato nel 2018 tra Roma e Pechino, la versione per comuni e province sembra sopravvivere in maniera parallela. Non c’è da stupirsi, quindi, che nonostante l’allora premier Draghi abbia congelato il 14 giugno del 2021 l’accordo sulla Via della Seta, a due anni di distanza il tra il 25 e il 27 giugno di quest’anno il sindaco di Guidizzolo proprio ad Hangzhou, al termine di una bella cerimonia e insieme ad una delegazione italiana, abbia siglato l’accordo per diventare membro della Brlc.

La differenza tra la versione statale della Via della Seta e quella degli enti locali è che la prima comporta grandi piani infrastrutturali e tecnologici (non dimentichiamo la tensione con gli Stati Uniti per l’eventualità che la cinese Huawei gestisse la rete 5G italiana, avendo a che fare direttamente con le banche dati anche sensibili). La seconda invece vuole facilitare i rapporti culturali e turistici, ma soprattutto quelli economici, diciamo ad un livello inferiore rispetto a quello statuale, certo in maniera propedeutica al grand design cinese come è spiegato anche sul sito della Brlc. Fatto sta che la Provincia di Brescia il 27 dicembre del 2018, sotto la presidenza Alghisi, ha siglato l’accordo di adesione contestualmente a tre Comuni: Carpenedolo, Montichiari e Orzinuovi. Se ne sono aggiunti altri tre in seguito: Manerbio, Salò e Ponte di Legno. A livello globale sono in buona compagnia: ci sono Rio de Janeiro, Leeds, Maribor, La Paz, la provincia finlandese di Oulu, Spalato, Lugano, Heidelberg.

È Tramonti, 37enne sindaco di Carpenedolo, a spiegare le ragioni e gli obiettivi di questa intesa, per altro la Cina la conosce bene essendo anche general manager della filiale cinese dell’azienda bresciana Leonessa Group. «L’adesione della Provincia e anche dei Comuni bresciani voleva essere un’occasione in più per creare collegamenti ed opportunità economiche». Nel documento siglato dalla provincia si parla di promuovere il ruolo della Cina nelle relazioni globali, favorendo così i flussi di investimenti internazionali e gli sbocchi commerciali per le produzioni cinesi.

Ma Tramonti precisa: «È chiaro che come in tutti i matrimoni l’intesa è stata siglata perché tutti ne possano trarre benefici, cinesi e italiani». Ma materialmente come potrebbe beneficiarne uno dei sottoscrittori? «Se un gruppo di investitori cinesi in delegazione arrivano nel nostro territorio e vogliono investire per i Comuni associati è una buona opportunità e allo stesso modo questo network facilita il collegamento con il territorio cinese per i nostri imprenditori». Lo stesso ministro degli Eseri Tajani ieri durante la visita all’ambasciata italiana a Pechino ha twittato: «Imprenditori e manager sono i veri ambasciatori del saper fare italiano».

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