Liste d'attesa troppo lunghe, la Poliambulanza: «Un sistema che non governiamo noi»

Il direttore Triboldi ha parlato del problema, nonostante le prestazioni in crescita, durante la presentazione del bilancio sociale 2022
POLIAMBULANZA, IL BILANCIO 2022
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«Se un paziente ci critica perché non facciamo bene il nostro lavoro, cerchiamo di migliorarci. Se invece lo fa per la lunghezza delle liste d’attesa, rispondiamo che non è un problema nostro, ma di un sistema che non governiamo noi. Se avessimo un budget maggiore da parte di Regione riusciremmo certamente a contenerle. Facciamo comunque degli sforzi significativi, basti pensare che abbiamo erogato prestazioni per sette milioni di euro, a nostro carico perché non rimborsate dal Servizio sanitario regionale in quanto oltre il budget che ci viene assegnato».

Parla chiaro Alessandro Triboldi, direttore generale di Poliambulanza, in merito ad una situazione che sta esasperando gli animi di coloro che hanno bisogno di cure. E lo fa durante la presentazione del bilancio sociale 2022 a fianco del presidente della Fondazione Mario Taccolini, che ha sottolineato che si tratta di un documento «di responsabilità sociale e politica». Dunque, «nessun obbligo, ma un dovere istituzionale».

Il quadro del problema

«Pazienti insoddisfatti, personale sotto stress e impossibilità di soddisfare nei tempi molte prestazioni, né con il servizio sanitario né a pagamento: una risonanza in solvenza dovrebbe essere evasa in 24 ore, riusciamo a garantirla dopo un mese». L’esasperazione del direttore generale si inserisce in un quadro di attività che conferma Poliambulanza tra gli ospedali privati non profit di riferimento della Lombardia, con un pronto soccorso che per numeri è al terzo posto per accessi a livello regionale e un segno più su tutte le attività mediche e chirurgiche.

«I numeri dicono che il valore economico generato nel 2022 da Poliambulanza è al suo massimo storico, con oltre 208 milioni di euro, all’interno dei quali si annoverano anche i sette milioni non rimborsati dal Servizio sanitario - ha spiegato Triboldi -. Nonostante l’erogazione di più prestazioni rispetto a quelle deliberate dalla Regione, in Poliambulanza si registrano liste d’attesa in aumento, cosa che genera un fortissimo disagio per il paziente, per il personale e per la struttura che vorrebbe poter garantire i servizi in modo più puntuale». Un esempio: «L’attività ambulatoriale assorbe l’80% delle risorse assegnate nelle prestazioni di pronto soccorso, oncologiche, radioterapiche, di medicina nucleare, oltre che di laboratorio, genetica medica e anatomia patologica, lasciando solo il 20% a tutto il resto».

Il budget insufficiente

Un problema di risorse pubbliche che, probabilmente, non verrà risolto nemmeno dal nuovo contratto di budget che domani Poliambulanza firmerà con Regione Lombardia tramite Ats, l’Agenzia di tutela della Salute. «Il nostro non è un ospedale profit, pur essendo privato - ha aggiunto Triboldi -: i soldi che ci sono riusciamo a spenderli tutti ma è un dato di fatto che, a fronte di lunghe attese, il paziente scelga la strada delle prestazioni a pagamento. Nell’immediato non c’è una soluzione, anche perché le risposte devono arrivare da decisioni politiche. Tutto il privato, profit e non, è vincolato dal decreto sulla spending review risalente al governo Monti nel quale si indica un tetto di spesa non superabile per la sanità privata. Nello stesso - ha sottolineato il direttore generale - era previsto anche il blocco delle assunzioni nel pubblico. Dopo il Covid il blocco è stato superato, il resto è rimasto. Anche noi abbiamo avuto difficoltà con il personale che si è dimesso, ma non abbiamo per questo mai chiuso un posto letto e siamo ricorsi a personale esterno solo per il reparto dei subacuti e per il blocco operatorio di bassa complessità in cui stiamo recuperando le liste d’attesa generali con un incentivo regionale».

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